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mercoledì 11 ottobre 2023

CHI PER LA PATRIA MUOR…   
di Luigi Mazzella



Chi non coglie le differenze tra il neofascismo di Giorgia Meloni e il movimento Mussoliniano dei Fasci di combattimento ha (e vuole mantenere) il prosciutto sui propri occhi. La “pulzella della Garbatella” ha fatto un’innovazione importante e sostanziale: ha tolto dalla triade del Duce “Dio, Patria e Famiglia” la parola Patria: il suo motto (segreto) è, verosimilmente, diventato, su probabile suggerimento della “sorella d’Italia” Roccella: Dio e Famiglia. Eppure i tre termini del Duce c’erano tutti quando “Fratelli d’Italia” era all’opposizione dei governi in carica. Sovranismo era un epiteto infamante solo sulla bocca dei suoi nemici. Con l’avvento al governo del Paese dopo la benedizione degli Stati Uniti d’America le cose sono cambiate. La Presidente Meloni ha rinunciato all’idea di patria. Pur dovendo esserle chiaro che il concetto di sovranità sul proprio territorio per una collettività omogenea equivale in sostanza alla garanzia di libertà per l’individuo (in tutto e per tutto) e che, in altre parole, si tratta di due facce della stessa medaglia (id est l’autonomia, che è il massimo bene a cui una persona o una comunità possano aspirare). C’è chi sostiene che non si può fare colpa ai fascisti di avere rinnegato la sovranità del Paese diventando ciecamente filo statunitensi, non avendo essi mai veramente avuto alcuna idea della equivalente, corrispondente libertà individuale. La pulzella, però, nelle sue mitigazioni delle prescrizioni mussoliniane non ha rinunciato ai “fasci di combattimento” perché le guerre non sono scomparse dal suo lessico neo-fascista, irrobustito dalla pronuncia reboante del gigantesco Crosetto. Esse sono soltanto diventate telecomandate dai “padroni dell’Occidente” e non più da leader con il pallino della “patria”. L’innovazione meloniana non è stata priva di risvolti positivi per la sua leadership politica: gli abbracci di Joe Biden si sono ripetuti in più occasioni; le marcette a passo risoluto con la Ursula Von der Leyen hanno richiamato alla mente un ricordo del passato, negato recisamente dagli aficionados di questo nuovo “asse”. Inoltre, patria è diventata una parola che genera molte confusioni. Adriano Visconti (più esplicito di Saverio Mercadante nel richiamo alla patria) troverebbe molte difficoltà a trovare consensi per il titolo della sua opera Chi per la patria muor, vissuto e assai!
Difatti, fiorirebbe la domanda: È sufficiente il riferimento al nostro ricordo dei Fratelli Bandiera, di Cesare Battisti (ovviamente quello di Trento e non quello di Cisterna di Latina, il brigatista fuggiasco dei tempi nostri), di Nazario Sauro, di Amatore Sciesa per evitare l’errore in chi ascolta di una attribuzione dell’aulico verso anche ai capi di Hamas?