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giovedì 19 ottobre 2023

LA DERIVA INGLESE
di Franco Continolo


 
Come sia ridotta la Gran Bretagna oggi, lo racconta Kit Klarenberg: Craig Murray, ex diplomatico, avvocato di Assange, e umanitarista tutto d’un pezzo, al rientro in patria dall’Islanda, dove aveva partecipato a una manifestazione pro-Palestina, è stato fermato dalla polizia, è stato sottoposto a interrogatorio, infine ha subito il sequestro di telefonino e computer. Per inquadrare meglio questo episodio potremmo dividere la storia del declino britannico in due periodi. Il primo, che va dal 1918 al 1956 (Suez), è quello degli intrighi: lo status imperiale resta in piedi formalmente, grazie alla benevolenza e all’appoggio degli Stati Uniti, unici, veri vincitori della Grande Guerra, ma senza la forza industrial-militare di un tempo, gli intrighi sono lo strumento principale per l’esercizio di una finta egemonia. La politica di “appeasement” nei confronti di Hitler per spingerlo contro l’Unione Sovietica - Monaco ne rappresenta il momento più scenografico - è un primo esempio; il secondo ci riporta all’origine del disastro odierno in Medio Oriente, e sono le parole di un futuro primo ministro, Ramsey MacDonald, a descriverlo con precisione: "Abbiamo incoraggiato una rivolta araba contro la Turchia promettendo di creare un regno arabo dalle province arabe dell’Impero Ottomano, compresa la Palestina. Allo stesso tempo, incoraggiavamo gli ebrei ad aiutarci, promettendo loro che la Palestina sarebbe stata messa a loro disposizione per l'insediamento e il governo, e, allo stesso tempo, stipulavamo segretamente con la Francia l'accordo Sykes-Picot per la spartizione del territorio che avevamo incaricato il nostro governatore generale dell'Egitto di promettere agli arabi. La storia è di cruda doppiezza, e non possiamo aspettarci di sfuggire alla riprovazione che ne è il vero seguito.” Segue l’originale; le parole sono del 1922, e la traduzione è di Google. Il secondo periodo va dal 1956 a oggi; l’impero è un ricordo del passato, e la Gran Bretagna si inventa il ruolo di tuttofare al servizio del nuovo egemone. Tra queste funzioni c’è quella di fabbricare patacche: tra le più recenti si possono ricordare il Dossier Steele, al centro della campagna per delegittimare Trump, gli attacchi chimici in Siria, il tentato avvelenamento con Noviciok di un ex spia russa e della figlia, poi fatti sparire nel nulla, il tentato avvelenamento di Navalny, che l’ospedale La Charité di Berlino non ha riconosciuto, l’antisemitismo di Corbyn, il massacro di Bucha in Ucraina, ecc. Ora Jonathan Cook ne aggiunge una nuova di zecca: la Gran Bretagna - conservatori e laburisti - è accanto a Israele nel perseguire l'obiettivo di sottoporre a revisione la legge internazionale per rendere legittimi i ripetuti attacchi a Gaza. I cardini di questa revisione sono due: 1) come le balle, se ripetute indefinitamente, diventano verità, così i crimini se ripetuti diventano normalità; 2) a Gaza non c’è un governo, ma un’organizzazione terroristica, Hamas, che comanda, e, come la storia recente dimostra, nella guerra al terrorismo tutto è permesso. Ciò equivale a dire che sostenere la causa palestinese a Gaza significa fare il gioco Hamas, dunque essere complici del terrorismo, e per questo è già molto che Craig Murray non sia finito in galera. Morale: le patacche, le falsità portano allo stato di polizia.