SE VUOI LA PACE PREPARA
LA PACE di Felice Besostri
L’offensiva militare di Hamas ha
avuto, per loro scelta, aspetti di crudeltà particolare verso i civili, tra cui
bambini decapitati, in questo senso l’intento terroristico è evidente,
aggravato dalla presa di ostaggi, come scudi umani o merce di scambio con
detenuti palestinesi senza processi. L’orrore è evidente e la condanna giusta.
Tuttavia non sarebbe giusto fermarsi là e delegare all’esercito israeliano il
compito di combattere le paure e di vendicare i morti e i feriti. Per ragioni
contrarie alla spettacolarizzazione la rappresaglia israeliana avrà meno
testimoni e la sofferenza di altri civili palestinesi, uomini, donne e bambini avrà
meno spettatori, ma non per questo dovrebbe ferire meno la nostra umanità e il
senso di giustizia. Nella mia vita ho avuto molte conoscenze in Israele, molte
di più nella diaspora e qui anche molti amici. In Israele per amicizia, dal 1970,
posso solo parlare di un ebreo irakeno, Latif Dori, del partito sionista di
sinistra MAPAM, che aveva iscritti anche arabi palestinesi e che da sempre
aveva adottato la parola d’ordine “due Popoli, due Stati”, senza bisogno di
specificare, perché questa era la loro ideologia, che i due Stati dovevano
essere laici e democratici. Latif Dori aveva avuto una condanna penale per aver
mantenuto contatti con esponenti dell’OLP, vietati perché “organizzazione
terroristica”. La sua cultura era araba, da centinaia d’anni ebrei vivevano a
Bagdad e l’arabo la lingua materna e paterna, quando la famiglia dovette riparare
in Israele dopo la prima guerra arabo-israeliana, non parlava lo yiddish, la
lingua dei padri fondatori di Israele provenienti dall’Europa centro-orientale
e gli ebrei in paesi islamici non erano mai stati oggetto di pogrom, massacri
collettivi, in cui hanno primeggiato i cosacchi dell’atamano Bohdan
Chmel'nyc'kyj.
Arafat
Col tempo l’OLP e il suo leader
indiscusso, per quanto personalmente discutibile, diventarono interlocutori
ufficiali delgoverno israeliano con gli
accordi di Oslo del 1993, grazie alla mediazione dei laburisti norvegesi
tramite il loro ministro degli esteri, Terje Rød-Larsen e per la loro
attuazione dal 1994, il suo successore Bjørn Tore Godal, che ho avuto la
ventura di conoscere e frequentare al tempo della YUSI (Unione Internazionale
della Gioventù Socialista), nella quale non mancavano amici della causa
palestinese. In quei tempi esisteva a sinistra un’organizzazione come l’Internazionale
Socialista, di cui erano membri i partiti socialisti sionisti, al governo in
Israele e l’OLP invitata permanente. Proprio l’assassinio, ad opera di
organizzazioni contrarie a Al-Fatah, del rappresentante dell’OLP, Issam Sartawi,
il 10 aprile 1983, al congresso dell’Internazionale Socialista a Albufeira, al
quale partecipavo come delegato dell’Internazionale Socialista dell’Educazione,
paradossalmente fece capire che non c’era e non c’è altra soluzione che un
accordo, garantito internazionalmente. Attualmente un pio desiderio, o, con
espressione che segna la nostra subordinazione non solo linguistica con la
potenza dominante dei valori occidentali, wishful thinking, per
l’impotenza cui è stata ridotta l’ONU dai membri permanenti (USA, Federazione
Russa, Cina, Regno Unito e Francia) del Consiglio di Sicurezza e dai rapporti
USA-Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, che erano le potenze garanti
degli accordi di Oslo, mai portati a termine, come quelli di Minsk. L’impegno per una soluzione, che
tenesse conto della Shoah e dei diritti dei popoli alla autodeterminazione, mi
fece incontrare il secondo amico medio-orientale Wael Abdel Zwaiter, il
rappresentante della OLP in Italia, ma che era di formazione comunista. Una
particolarità di molti partiti comunisti di paesi arabi è che nella loro
fondazione era frequente la presenza di ebrei e arabi cristiani. La sintonia
con l’ebreo irakeno socialista sionista nelle richieste rivolte alla sinistra
europea era stupefacente, noi non abbiamo bisogno di amici, che si schierino
dalla nostra parte, ma che ci facciano incontrare, che siano un ponte e solo
voi sinistra europea che avete lottato contro il fascismo e il nazismo e contro
il colonialismo dovreste essere i nostri naturali alleati. Riuscii a trovare un
contatto con uno storico attivista del movimento operaio israeliano Peretz
Merchav (1913-1978), che per proseguire questo contatto con un esponente
dell’OLP venne a Milano per poter proseguire i contatti. Incontrai Wael a Roma
per dargli la buona notizia in un caldo giorno di ottobre, il 15 per la
precisione, ma il 16 sarebbe stato ucciso a colpi di pistola vicino
all’ascensore della sua abitazione romana, stando a Wikipedia da agenti del
Mossad, perché sarebbe stato uno degli organizzatori della strage delle
olimpiadi di Monaco del 5 settembre 1972. Se sono stati agenti del Mossad
questa non poteva essere la ragione.
Rabin
Chi voleva tentare strade di pace
aveva nemici nelle due parti tra palestinesi, che non volevano rinunciare alla
cancellazione dell’entità sionista e tra gli israeliani, che pensavano ad un
Grande Israele che annettesse formalmente la Cisgiordania. Ad uccidere Yitzhak
Rabin la sera del 4 novembre 1995 non è stato un palestinese, ma un fanatico
israeliano, che si opponeva alla esecuzione degli Accordi di Oslo, che valsero
a Shimon Peres, Yasser Arafat e a lui il Premio Nobel della Pace 1994. Rabin è
stato il Primo ministro israeliano nato in Israele a Gerusalemme. La sua carriera militare di
Generale vincitore della Guerra dei 6 giorni non lasciava presagire che sarebbe
stato il più determinato sostenitore di una politica di pace. Non era
certamente una colomba, ma come si sa le aquile volano molto più in alto delle
colombe e perciò vedono più lontano. Chi non ha potere o in grado di
influire sul potere cosa può fare? Se pensa che non può fare nulla, si rassegna
o si deprime o diventa un fanatico frustrato, che sceglie un nemico da odiare,
indifferentemente l’estremismo palestinese o l’occupante israeliano, invece che
una causa da amare, fino in fondo, come è quella della pace. Ad ogni costo,
quale sia il prezzo da pagare: meglio che lo paghiamo noi e non i nostri figli
e peggio ancora i nostri nipoti.