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sabato 11 novembre 2023

IL PERCHÉ DI UNA COLLEZIONE  
di Vittorio Peruzzi


Vittorio Peruzzi

La Collezione Peruzzi
 
La passione per l’arte figurativa è un elemento presente in me fin da bambino: mi ricordo vividamente le prime visite agli Uffizi, accompagnato da mio padre o da mio nonno (da Milano ci recavamo periodicamente a Firenze per far visita a mio nonno), e il quadro che più mi colpiva, La battaglia di San Romano di Paolo Uccello, con la potenza dei suoi cavalli colorati protagonisti della tavola degli Uffizi. I libri d’arte rinascimentale che mio padre riceveva come strenne natalizie venivano continuamente sfogliati per ammirarne le immagini e hanno accompagnato le classiche letture da bambino. Le biografie e gli sceneggiati televisivi sulla vita contrastata dei grandi pittori creavano in me adolescente l’immagine romantica e suggestiva dell’artista eroe.


Paolo Uccello
La battaglia di San Romano

Il primo impatto emozionante e coinvolgente con l’arte moderna mi ricordo avvenne da ragazzino guardando sulla rivista Pirelli il servizio fotografico su Lucio Fontana al lavoro nel suo studio di Corso Monforte realizzato da Ugo Mulas nel 1964: quell’omino con i baffetti, vestito da impiegato, assorto davanti alla grande tela bianca che veniva poi squartata con un unico gesto deciso mi colpì enormemente nella sua sintesi totalizzante e definitiva. La tempesta del 1968 e la classica tempesta ormonale hanno presieduto le mie passioni per qualche anno. Gli studi e la laurea in ingegneria, uniti all’impegno politico, la mia futura moglie, i viaggi con la visita dei musei d’arte (il Beaubourg), una mostra di grafiche di Baj al Castello Sforzesco, la mia prima casa e i primi risicati stipendi, una grande mostra alla Permanente di stampe originali di grandi artisti, hanno segnato la mia maturazione personale e l’orientarsi della mia passione per l’arte figurativa verso la consapevolezza di potersi completare anche nel possesso, e non solo nella visione di mostre e musei, permettendomi di poter vivere nella mia casa circondato di belle cose.
 

Beaubourg
                                                                   
La scelta di collezionare opere multiple è stata determinata, molto banalmente, dalle mie disponibilità economiche: l’impossibilità di collezionare opere uniche di grandi artisti. Certo, l’alternativa avrebbe potuto essere quella di dedicarmi ai giovani artisti, oppure di comperare nel tempo due o tre pezzi unici, piccoli, molto piccoli, di qualche grande artista. Il desiderio di poter avere in casa le opere di artisti internazionalmente riconosciuti (i miei eroi adolescenziali) che mi emozionassero e il piacere di poter acquistare con continuità, frequentando le aste, le gallerie, i mercanti e altri collezionisti, maturando i miei gusti e orientando le mie scelte per sviluppare un progetto organico di collezione, hanno determinato la decisione di dedicarmi alle opere moltiplicate.


Opera di Alberto Burri

Quando ho iniziato a acquistare, alla fine degli anni 70, le mie scelte erano molto eclettiche e legate, principalmente, al mio gusto del momento e all’occasione che mi si presentava. Lo sviluppare il mio progetto di collezione sugli artisti italiani informali, poveri e concettuali, selezionando le loro opere di maggior qualità, è stata una decisione maturata nel tempo e legata alla mia crescita culturale e all’evoluzione del mio gusto sviluppatisi con la frequentazione dei  maggiori musei d’arte moderna e contemporanea del mondo (sia per lavoro che per diletto viaggio molto), delle gallerie e delle mostre, con lo studio, unitamente al desiderio di contribuire, seppur modestamente, a valorizzare la nostra arte moderna e contemporanea più significativa.


Opera di Jannis Kounellis

Gli artisti sono selezionati sulla base della loro effettiva riconoscibilità internazionale e dell’organicità all’area di appartenenza, in modo da soddisfare il progetto di collezione che sto cercando di realizzare: rappresentare in modo esaustivo i movimenti e gli artisti italiani che si pongono ai massimi livelli per originalità e capacità propositiva rispetto al panorama delle avanguardie internazionali della seconda metà del Novecento. Certo, la scelta è inevitabilmente connotata di caratteri soggettivi: per esempio, mancano dalla Collezione movimenti e artisti importanti, come quelli della Scuola Romana e, soprattutto, della Transavanguardia, che non amo e ritengo sopravvalutati. Altrettanto, non tutti gli artisti presenti in Collezione hanno il riconoscimento internazionale di Fontana, Burri, Manzoni, Boetti, Merz, Kounellis, Pistoletto, Paolini, Cattelan, ma sono in ogni caso tra i maggiori artisti del nostro secondo Novecento. Altre volte, la poesia di un’opera è tale da farmi soprassedere al rigore del progetto.

Opera di Lucio Fontana
 
La scelta dei lavori da acquistare dipende dalla produzione dell’artista: ci sono artisti che hanno realizzato un vasto numero di opere e altri che si sono dedicati poco all’arte moltiplicata. In ogni caso, cerco di selezionare i migliori risultati raggiunti dall’autore, privilegiando quelli ove la tecnica esecutiva ha introdotto elementi di novità rispetto ai tradizionali modi della stampa originale: per esempio, l’acquaforte “Cretto Bianco”, l’acquaforte “Combustione 1963-64” e la litografia acquaforte “Grande Nero 1970” di Burri, il decoupage in alluminio e cartone rosso con buchi e l’acquaforte nera con buchi del 1963 di Fontana, la grande acquaforte acquatinta “Controcanto” e l’acquaforte acquatinta “L’isola di Cleopatra” di Afro, il bronzo “Legame” di Andrea Cascella, le tre litografie del “Trittico” e il multiplo con giornali, ferro e carbone di Kounellis, le due litografie sovrapposte e incorniciate in ferro  e le 14 litografie dell’erbario di Merz, le 33 litografie “33 Erbe” di Penone, le 11 serigrafie “Leggere” di Anselmo, il gesso e carta appallottolata “Una scultura” di Parmigiani, il feltro ricamato “Il Bel Paese, 1994” di Cattelan  sono sicuramente le opere più valide e rappresentative di questi artisti nella loro produzione di opere moltiplicate.
Un elemento rimane comunque essenziale per la scelta: l’opera mi deve piacere e, soprattutto, emozionare altrimenti, a dispetto della sua particolarità, rappresentatività dell’artista, tecnica esecutiva innovativa, rarità, fama, conservazione, buon prezzo, non la acquisto. Questo perché, al fondo, al di là del progetto di collezione, io acquisto opere d’arte per vedermi circondato da cose che mi piacciono e continuamente mi suggestionano.
 
Opera di Michelangelo Pistoletto

La validità di un’opera moltiplicata, a prescindere dalla sua bellezza e dalla emozione che suscita, risiede nella sua capacità di rappresentare l’autore e non nella tecnica di stampa utilizzata. Una stampa fotolitografica (eresia!) con interventi litografici e di collage come, per esempio, “Ettore tu sei riflessivo e prudente al pari di Zeus: ascolta” di Kounellis è sicuramente un’opera originale valida e rappresentativa dell’arte del suo autore al pari di una acquaforte di Morandi. Esistono ormai moltissime tecniche esecutive, soprattutto nelle stampe degli artisti informali (basti pensare alle combustioni di Burri o a certe opere di Tapies), che ha sempre meno senso applicare la tradizionale scala di valore della stampa originale che poneva al primo posto l’acquaforte e a seguire, in ordine di valore, la litografia, la xilografia, la serigrafia, con le loro varianti in relazione al materiale della matrice, unitamente al numero di fogli stampati, per giudicare la validità di una stampa originale. Per i multipli, poi, non esiste, ovviamente, alcuna caratterizzazione per un riferimento di valori. Sicuramente, invece, la tecnica di esecuzione, il numero di esemplari dell’edizione, la catalogazione e la riproduzione su libri, lo stato dell’opera influiscono in maniera sostanziale sul suo valore commerciale, unitamente, come ovvio, al mercato dell’autore.


Opera di  Maurizio Cattelan 

Non si può negare che, mentre il mercato dell’arte, soprattutto contemporanea, stia dando importanti segnali di ripresa, quello della stampa originale e, più in generale, dell’opera moltiplicata, continui a contrarsi. Negli anni 80 era una pratica molto diffusa acquistare grafica per abbellire le pareti del soggiorno di casa, magari solamente con le litografie degli autori più commerciali: mi ricordo che in Finarte si battevano due sedute d’asta all’anno dedicate esclusivamente alla grafica. Le ragioni della crisi sono molteplici e non desidero qui approfondirle, anche se si può affermare che la crisi economica ha colpito in maniera decisiva questo tipo di mercato, insieme alla sua delegittimazione causata dal diffondersi del concetto che la stampa d’arte o un multiplo siano una riproduzione e non un’opera moltiplicata originale (molti i colpevoli). La Convenzione di Vienna del 1960 e, più recentemente, la Dichiarazione di Venezia del 1991, hanno stabilito regole che sono a mio avviso fondamentali per la salvaguardia dell’opera moltiplicata e la diffusione del suo collezionismo: da questi temi passa il rilancio del settore attraverso una forte opera da parte di tutti gli operatori e gli appassionati con la promozione di mostre specializzate, la valorizzazione delle importanti istituzioni dedicate alla stampa originale presenti in Italia, la divulgazione attraverso la stampa specializzata e non, il diffondersi anche su Internet di siti ad essa dedicati, magari modesti come questo da me realizzato. Un punto di arrivo di uno sforzo comune potrebbe essere quello di organizzare in Italia una Fiera annuale esclusivamente dedicata all’opera moltiplicata (non occorrono grandi numeri per cominciare) accompagnata da un convegno specializzato. 
Io credo che la Collezione Peruzzi dimostri la possibilità che, con mezzi economici alla portata di molte persone, sia possibile concretare una grande passione per l’arte realizzando un progetto culturale di valore.