Il
75° anniversario della dichiarazione dei diritti universali dell'uomo è stata
celebrato in una delle fasi più drammatiche della storia recente, nel corso
della quale appare più evidente proprio la violazione di quei principi. Il
testo della dichiarazione di 75 anni fa è ancora valido ma il vero fallimento è
quello delle Organizzazioni sovranazionali (ONU in primis) incapaci di
garantire quel nesso inscindibile tra pace e diritti che forse si dovrebbe
considerare quale principio etico prima ancora che come fatto giuridico. Non
possiamo dimenticare i grandi progressi compiuti nel tempo e le speranze deluse
dopo i grandi rivolgimenti storici della decolonizzazione, della spinta universale
del '68, dell'apparente superamento della logica dei blocchi dopo la caduta del
cosiddetto "socialismo reale" e la conseguente illusione della
fine della storia. Però il tema della guerra ha sempre accompagnato la
storia ed oggi emergono situazioni che sembrano spostare i termini di
riferimento su cui si era mosso il pensiero prevalente dopo la conclusione
della seconda guerra mondiale e sulla base del quale, pace e universalismo dei
diritti, si era pensato comunque di impiantare un nuovo ordine mondiale. Un
nuovo ordine mondiale comunque garantito dalle forze vincitrici sul nazismo e
che si è tentato di portare avanti sia pure nel condizionamento del confronto
tra le superpotenze a lungo tenuto in equilibrio nel nome di quello che era
stato definito "equilibrio del terrore". "Equilibrio
del terrore" all'interno del quale si palesavano contraddizioni che pure
si era pensato di poter comunque affrontare pur nei ritardi storici su temi
come quelli fondamentali della discriminazione sessuale e del razzismo
affrontati comunque ancora dentro logiche suprematiste difficili da scardinare
anche nelle democrazie giudicate più avanzate e mature. Dalla situazione
attuale emerge un quadro che sembra essere quello che ci fa pensare a un
"ritorno all'indietro" proprio sul terreno della violazione dei
basilari (un tempo giudicati "non contrattabili") diritti umani. Un
ritorno all'indietro che vediamo nell'indiscriminato utilizzo della forza verso
gli inermi nel ritorno ad una concezione della "distruzione totale"
del presunto "altro" nel ritorno al pieno riconoscimento della logica
"amico/nemico" della quale si era vanamente cercato di proclamare
l'inattualità. Forse si potrebbe ripartire superando il peso del passato e
riflettendo sul nesso "pace/diritti, etico/giuridico" per una
ridefinizione dei principi dell'universalità.