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domenica 3 dicembre 2023

LA SCOMPARSA DI ROBERTO PAZZI
di Angelo Gaccione


Roberto Pazzi
foto di Marzia Borzi
 
Lo scrittore è morto all’ospedale di Cona (Ferrara) dove era ricoverato. 
 
La sera del 25 giugno, in una notte di plenilunio leggerò il canto del Furioso su Astolfo sulla luna introdotto da Moni Ovadia che legge mie poesie da Un giorno senza sera. Dall’alto di una delle torri del Castello Estense di Ferrara”.


“Magnifico, sarà bellissimo. E poi con un luogo come quello. Mi fa piacere che a leggere sia Ovadia”, gli avevo risposto.

 

Era l’11 aprile del 2021 come posso vedere sui messaggi di WhatsApp che ci eravamo scambiati fra le 10,10 e le 10,32. 

Del 6 settembre è la pagina di un quotidiano che mi aveva mandato alle 10,24 con la segnalazione: “Esce domani in libreria”. 

Non posso più ricostruire di quale quotidiano si trattava perché i telefonini sono strumenti effimeri e ora che provo a pigiare sui 313 kB rifiuta di aprirsi e mi compare la scritta ‘Download fallito’. In pratica non esiste più e bisogna diffidare dell’eccessiva sicumera dell’intelligenza artificiale. 

Gli avevo risposto: “Sono stato operato all’occhio destro. Mi farò leggere questa intervista da mia moglie. Grazie. Auguri”.
“Che coincidenza… io pure… di cataratta all’occhio destro!” aveva risposto. 

E poi gli avevo comunicato che mi sarei fatto mandare il suo romanzo per occuparmene.

Il 16 ottobre mi aveva scritto la sua valutazione dopo la lettura di una mia nota dal titolo “Speriamo” pubblicata sulla prima pagina di “Odissea”: “Bella riflessione sulla speranza che non abbandona neanche Leopardi”. 


Roberto Pazzi e Federico Migliorati
nello studio dello scrittore a Ferrara
foto di Marzia Borzi

Il penultimo messaggio porta la data del 20 luglio 2022 alle 9,45. I problemi di salute già lo minavano da qualche tempo. L’ultimo nel pomeriggio di quello stesso giorno. La situazione doveva progressivamente peggiorare ed evitavo di affaticarlo. La guerra russo-ucraina deve averlo ferito in profondità, e temo che non approvasse il mio pacifismo radicale contro tutti e contro tutto. Ma leggeva i testi che pubblicavo e per niente al mondo avrei rinunciato a maledire la guerra e i farabutti che le provocano e le scatenano. Ero arrivato a scrivere che se fossi stato membro del governo ucraino avrei risposto alla criminale invasione russa con una marcia di milioni di uomini, donne, bambini, anziani, a mani nude: andando verso i soldati e i carri armati come i portoghesi durante il tentato golpe dei militari, con un garofano rosso. Avrebbero osato sparare su milioni di corpi inermi? Non sarei caduto nella trappola della difesa militare e nel disegno altrettanto criminale della Nato. Sapeva bene, del resto, Roberto Pazzi che ero uno scrittore, e che avrei ritenuto un crimine contro l’umanità, la civiltà e la cultura, veder cadere delle bombe per radere al suolo la sua stupenda Ferrara. Dunque meglio la resa e l’invasione pur di impedire devastazioni, morti, profughi. Ho accettato insulti, minacce, avversioni, rotture per difendere queste ragioni, e avrei continuato a farlo anche se il buon Dio mi fosse apparso davanti promettendomi il ritorno in vita di mia madre. La guerra resta ai miei occhi il flagello più empio prodotto dalla stupidità umana. 


Da sin. Migliorati, Pazzi, Gaccione
davanti alla Casa di Ariosto
foto di Mirella Cofone

I secchi messaggi del 24 settembre che ci siamo affettuosamente scambiati quest’anno, sono rimasti gli ultimi. Gli avevo mandato lo scritto “Pietà per gli animali” accompagnato da una breve didascalia: “La ricordo sempre con affetto”, e Pazzi aveva risposto, credo a fatica: “Grazie anche io”. 

Domenica 12 novembre gli avevo mandato il Taccuino sul “Trittico della Battaglia” dedicato al capolavoro del pittore Gaetano Previati, poi sono stato a mia volta ammalato e travolto dall’antologia poetica su Piazza Fontana e Pinelli e non ho avuto più tempo per nient’altro.
La notizia della sua morte l’ho appresa ieri sera quando tornando dall’incontro tenuto alla Libreria Calusca di Milano, proprio sulla strage di Piazza Fontana e Pinelli, ho riaperto il telefonino. Il messaggio del caro amico critico letterario e giornalista Federico Migliorati mi dava la ferale notizia. Sarà Federico a farne un ritratto per “Odissea”. Ci ricorderà il nostro incontro a Casa Ariosto di Ferrara dove era venuto a parlare del carteggio Cassola e il disarmo. La letteratura non basta curato proprio da Federico. Doveva essere una semplice intervista su Cassola e il disarmo, quella che avrebbe dovuto farmi Migliorati, e si era poi trasformata in un robusto libro di successo con le tante lettere che Cassola mi aveva scritto nel corso del nostro impegno disarmista e della nascita della Lega per il Disarmo negli anni Settanta. 


Pazzi nel suo studio
foto di Federico Migliorati

Mi resta solo l’amarezza di non avere avuto il tempo per realizzare il libro: Gli scrittori e le città, prima che Roberto Pazzi ci lasciasse. Avevo messo assieme gli scritti che avevo ospitato su “Odissea” sotto questo titolo, e Pazzi aveva scritto un testo molto originale sulla sua bellissima Ferrara. Ora che vi è morto a 77 anni, il nostro impegno, quello mio e quello di Migliorati, diventa ancora più necessario.