PAROLE-CHIAVE E ORGANIZZAZIONE POLITICA di
Franco Astengo
"Il
Manifesto" (29 dicembre) dedica 12 pagine speciali alle parole: "Che
hanno accompagnato i percorsi di emancipazione e le lotte di liberazione e che
- a giudizio dei curatori - sono ormai parole inservibili. Se non peggio
possono avere l'effetto di un ostacolo. Per riprendere il cammino, cominciamo a
metterle in discussione". Questo l'occhiello che presiede
all'introduzione delle dodici pagine. Le parole sottoposte ad esame sono:
rifondazione, liberalismo, pace, contratto sociale, sinistra, popolo,
differenza, riformismo, patriarcato, sovranismo. Nell'occasione ci limiteremo a
proporre una riflessione sui termini "sinistra" e
"riformismo" che ci appaiono come i più urgenti da mettere a fuoco in
un'attualità che preme di fronte a scadenze immediate e molto complesse da
affrontare. Per introdurre il discorso mi limito a riportare la sinossi delle
due pagine in questione. Andando
per ordine: Sinistra (pagina elaborata da Paolo Virno): "Lo
schieramento politico, ma anche e soprattutto sentimentale chiamato sinistra
si è battuto sempre per lo sviluppo delle forze produttive, ignorando con
animo sereno la guerra civile latente che cova all'interno di tale sviluppo. Ha
invocato l'unità nazionale e il rispetto dello stato sovrano". Riformismo (pagina elaborata da
Mario Ricciardi): " Oggi il tema di fondo per le sinistre in Europa e negli
Stati Uniti non è più quello sintetizzato un secolo fa dall'alternativa tra
riforme e rivoluzione. La lotta contro le disuguaglianze, risultato di un
trentennio di egemonia neo liberale e per la difesa di una democrazia e di un
Welfare a rischio di estinzione anima tanto i socialisti più avanzati quanto i
liberali egualitari".
Una
prima lettura di queste frasi apre prospettive di grande interesse, rilevandone
la contraddittorietà da un lato tra il giusto richiamo all'uscita dal dogma
dello sviluppo infinito delle forze produttive e alla distinzione rispetto al
concetto di unità nazionale e dall'altro canto l'accento posto sulla necessità
di un riformismo capace di riprendere i temi del welfare per superare - appunto
- i termini "storici" di divisione a sinistra. Sorge
così un interrogativo rivolto ad una tredicesima parola non compresa nelle
pagine dell'inserto: quella dell'organizzazione politica. Dove si risolve,
infatti, la contraddizione indicata dall'esame dei due termini? Senza alcuna pretesa di sufficiente capacità
intellettuale a giudizio di chi ha scritto la presente nota occorre un luogo di
sintesi tra la necessità di fuoriuscita dal concetto di inesauribilità dello
sviluppo e l'ineluttabilità di un recupero del concetto di welfare quale
terreno essenziale per affrontare le diseguaglianze. Un luogo di sintesi non
racchiuso nelle quattro mura del cosiddetto Occidente contrapposto al fenomeno
emergente di forze trasversalmente alleate (l'allargamento del BRICS) in nome
di un diverso senso nell'utilizzo delle risorse planetarie (anche qui con
enormi contraddizioni) e nella prospettiva di un ritorno alla logica dei
blocchi in dimensione inedita rispetto alla storia del '900. Serve
una riunificazione di senso nella sintesi politica che può trovare il punto di
raccordo soltanto in organizzazioni transnazionali che si pongano per intero il
tema del rapporto tra le forze richiamate da Ricciardi: socialisti più avanzati
e liberali egualitari. A patto però che l'espressione di questo incontro avvenga
nel quadro di un mutare di qualità nell'analisi del rapporto tra le
contraddizioni riuscendo ad esprimere gramscianamente una egemonia culturale. Potrebbe
essere possibile tentare in questo senso un esperimento italiano a patto però
di esprimere subito la necessaria tensione rivolta alla sovranazionalità
individuando le priorità strategiche. Un esperimento italiano urgente da
mettere in piedi nel difficile contesto che stiamo vivendo, proprio perché
all'incrocio richiamato da Ricciardi va aggiunto il tema dell’antifascismo. Tema
dell'antifascismo da porre in risalto proprio in relazione alla questione
dell'egemonia. In Italia occorre un "riformismo dell'alternativa"
radicale nei contenuti e organizzato in una forma tale da porre all'ordine del
giorno il punto sull'antifascismo prima di tutto come fatto culturale, di vero
e proprio senso comune nella quotidianità dell'agire sociale. Non è tempo di alternanza o
di "bipolarismo temperato". Stanno cercando di affondare i valori e i
principi della Repubblica nata dalla Resistenza. 1) La senatrice Mennuni (FdI):
"Ricordare alle nostre figlie che la loro massima aspirazione deve essere
quella di diventare mamme". 2) Fratelli d'Italia
cambia la legge sulla caccia: fucili in mano a 16 anni, apertura della stagione
in settembre e chiusura in febbraio. Due titoli tratti dai
giornali online che si presentano come emblematici di un pensiero che,
alla fine, vuole i maschi in giro per i boschi con il fucile a tracolla in
cerca di prede e le femmine a casa accanto al focolare a badare i pargoli.
Fucili magari da usare se Cenerentola trasgredisce ai suoi obblighi atavici.Ricompare un'ideologia che si nutre di miti tratti direttamente da
potenti richiami di un passato oscurantista che non pensavamo davvero potessero
riproporsi in queste dimensioni. È la destra, bellezza! Quella
vera del superuomo, mica il populismo raffazzonato del Cavaliere.Così siamo chiamati a cercare nuove formule anche di
organizzazione avendo chiaro come le strade nuove da percorrere si intersecano
con quella antica della cultura intesa quale fattore fondamentale dell'agire
politico che richiede, però, organizzazione non rinchiusa in recinti limitati.