Diario
civile Effetti collaterali della Tav nella
capitale della cultura. Ha
fatto bene a usare il macchinone scuro coi vetri oscurati, il presidente delle
Regione senza Ragione (sì, quello della Golar Tundra
regalata ai piombinesi grati e felici), stamani, per attraversare il
portone del civico 2 in via Cavour, dopo il bagno di fango del cavalcavia
ferroviario ieri, pomeriggio. Ad attenderlo all’ingresso del Consiglio
regionale qualche scatto della ‘melma TAV da sottoterra’ e una legittima
domanda: ‘Firenze all’avanguardia nelle Grandi Opere?’ Imperturbabile, scendeva
poco dopo dalla vettura d’ordinanza, davanti al civico 1, il
prefetto-che-non-risponde. Un cortese ‘buongiorno’ al custode in servizio
davanti al Palazzo del Pegaso, e via dentro il Palazzo Medici Riccardi, senza
il minimo segno di curiosità né per quella ‘melma da sottoterra’ né per quel
‘buco nero TAV’ indossato dal manifestante, che senza mezzi termini segnala:
‘persino il prefetto di Firenze non risponde e non riceve!’ Perché è questo il
bello della democratura: ti permettono di stare delle ore lì davanti alla loro
casa istituzionale a proporre messaggi e a consegnare documenti che descrivono
per filo e per segno le loro responsabilità, e tu puoi dirlo in italiano, in inglese
e in francese e in mezzo spagnolo, e anche recitare Kafka, se vuoi, dalla
ribalta della panca in pietraforte di Michelozzo, tu puoi mettere a nudo il re
e i suoi serventi e tutta la tela delle connessioni… sì, possono prendersi
questo bel lusso ‘democratico’ perché hanno fatto a pezzi la socialità (e
benedetto fu il Covid!), hannocreato il
vuoto nei cervelli, hanno sostituito una comunità con donne e uomini robot,
piegati in preghiera sui loro nuovi vangeli elettronici, e addosso fili o
cuffie o auricolari, e peggio mi sento se osservo la maggior parte dei ragazzi,
ognuno nel suo piccolo mondo autosufficiente nel quale anche l’evento più catastrofico
si affronterà solo se e quando ti verrà proprio fra i piedi, e sarà tardi
ormai. E come quando ero ancora a scuola, e i ‘veci’, i migliori, borbottavano
contro il degrado di quella professione ridotta a compilar schede e aspettavano
solo la liberazione della pensione, così tanti dei migliori che incontro col
cervello ancora acceso hanno però spesso solo parole di sconforto, di
rassegnazione, al massimo di solidale compassione. Come quella testimone di
tanti presìdi di protesta che oggi mi chiede: ‘Ma me lo dica: ci sta riuscendo
a scalfire un po’ questa indifferenza?’, e pensa ai consiglieri regionali che in
questo Palazzo sono chiamati a interpretare il proprio sacro ruolo pubblico.
E
io, cosa le rispondo? ‘Vede, questo Palazzo per me è solo un fondale: è uno
spunto per suggerire alla gente comune, che vale molto di più, di provare a
unire i puntini, di risvegliarsi dal torpore, di reagire alla manipolazione dei
giornali e delle televisioni. Cerco semplicemente di proporre qualche
strumento. Di fare informazione’. E
lei, condividendo, commenta: ‘Sì, questi politici sono proprio un altro mondo,
vivono su un altro pianeta, coltivano interessi completamente diversi da quelli
delle popolazioni che amministrano!’ O
quella coppia anzianetta ma vivissima, neppure fiorentini, che vuole capire,
chiede, compara, condivide. Ma alla fine lui mi fa, però con gande garbo e
tatto: ‘Sì, però lei è uno, qui, da solo’.Cosa avrò risposto? ‘Si
parte sempre da uno, no?’ La
consorte, dolcissima, mi sostiene: ‘Non gli dia retta: lei fa proprio bene!’ Come
sempre, viva le donne!
Ma
torniamo alla notizia del giorno, i mini-geyser di pura melma TAV che hanno
permesso agli organi di infomanipolazione di tornare a (dover) parlare di Alta
Velocità, e alle Opposizioni (che paura, queste Opposizioni!) di cavalcare la
notizia. Non è difficile oggi, al manifestante, aggiungere alla consegna per
strada del documento-chiave dei Vigili del Fuoco una considerazione semplice
semplice: ‘Vedete? È così che scavano sotto Firenze! Non basta il danno che
provocheranno alla città a opera finita (se mai la finiranno!): perché
progettare e costruire senza un piano di emergenza preventivo (lo vuole persino
la legge!), senza tener conto delle cautele che il ‘patrimonio mondiale
dell’Umanità’ richiede, è non solo illegale: è semplicemente folle. No, c’è di
più: non riescono neanche a progettare i primi metri si scavo senza andare a
sbattere subito sulle ‘sorprese’ del sottosuolo. Nelle prossime ore glielo
chiederemo, se mai ce lo daranno, i progettisti: ci mostrate per cortesia la
vostra mappa dei sottoservizi presenti in quei 12.888 metri di buco da realizzare
andata e ritorno da Campo di Marte a Castello?’
E
che dire dei commenti dei massimi garanti amministrativi che tifano TAV un
giorno sì e l’altro pure? Il primo cittadino di Firenze e della Città
metropolitana si produce in un invito, ma “forte”, niente meno che a
“migliorare le attività di controllo e monitoraggio su tutto ciò che è a
contorno del cantiere e che può avere delle implicazioni pesanti, come quella
grave che di ieri sul funzionamento complessivo della città”. Per inciso, il
direttore generale del Comune di Firenze è la stessa persona che ha la
responsabilità di presiedere l’organo che ha proprio questo compito, e che si
chiama - un po’ audacemente forse - ‘Osservatorio ambientale’. Se andate a
cercarlo sul portale nazionale degli Osservatori Ambientali, troverete questo
il messaggio: “Http/1.1 Service
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E
il magnifico ‘governatore’, come ama chiamarlo la corte mediatica, cos’ha da
dire? “È tutto sotto controllo come mi ha detto Rfi e io non ho motivo
di dubitarne”. Figuriamoci noi! E, saggio e consolatorio, aggiunge: “È
fisiologico, si tratta di un’opera di portata internazionale. È evidente che
sono quegli eventi che possono avvenire”. Come mi scrive Francesco, è veramente tragicomico che invece di prendere
atto dei rischi Nardella (“le ditte stiano più attente...”) e Giani (“danni
fisiologici”) rincarano la dose di ridicolaggine. Di questo passo alle
prossime, speriamo non tragiche, conseguenze parleranno di fuoco amico. Vogliamo
dargli torto?