“Non si è
mai vecchi, semmai interpreti dei propri anni, spesso gloriosi”. Queste
parole mi sono arrivate come augurio di compleanno dal giornalista e critico
letterario Federico Migliorati. Migliorati è un mio caro amico ed il suo
affetto per me è indulgente, gli voglio molto bene anch’io. Gli anni invece
pesano, e i miei 73 inverni (sono nato il 12 gennaio, in pieno inverno,
all’Ospedale Civile di Cosenza), si fanno sentire in modo duro sulla mia
debolissima costituzione fisica, malgrado la volontà di ferro sorretta spesso
da un eccesso di vitalismo. Mia madre si era sottoposta al taglio cesareo per
salvarmi da un parto difficilissimo. Non volevo nascere: evidentemente avevo
capito fin da subito che non ne valeva la pena, visto l’andazzo del mondo. Lei
era debolissima, e quando arrivammo ad Acri ci accolse una tremenda nevicata: dovettero
portarci a casa a dorso di mulo. Non rifletto
mai sulla mia vita: quel che so di certo è che non avrei potuto essere diverso
da quello che sono stato; che non avrei potuto vivere diversamente da come ho
pensato; che non c’è bilancio della vita di un uomo consapevole che non sia in
perdita, e dunque non ci sono anni gloriosi. Più veritiera la sua
dedica, o epitaffio, che così recita: “All’alfiere di Odissea, al gentile e
tenace disarmista, al cocciuto pacifista, alla sua penna sempre graffiante e
sincera”. Posso riconoscermi in questi aggettivi, come in quelli di altri
generosi amici, ma alcuni sono eccessivi. È vero, l’ho scritto spesso: Civogliono molti anni per diventare giovani. Ho altrettanto spesso
ironizzato, e questo è un mio aforisma compreso nella raccolta Il calamaio
di Richelieu pubblicata nel 1989: “Mi sento così postumo che dubito di
essereancora nato”. Come vedete ho esagerato anch’io, ma un fondo
di verità c’è, dal momento che più invecchio e più le mie idee diventano giovani
e pericolose. Più di tutti ha esagerato la pedagogista e poetessa Laura
Margherita Volante, donna inquieta e complicata come me. Mi definisce un grandeuomo e mi predice una vita insalute. In realtà i grandi uomini
ci sono già stati, e per quanto riguarda la mia salute non ricordo un solo
giorno in cui possa dire di essermi sentito completamente bene nel fisico o nel
morale. Mia moglie dice che sono nato vecchio e troppo maturo. Ha ragione anche
lei, ma questo è un guaio perché chi nasce vecchio è costretto costantemente a
ringiovanire; a vedere la propria volontà ed il proprio sentire entrare in
conflitto con il proprio corpo. E il corpo decade. Cede. “Il tuo
compito non è finito ela tua luce brillerà in eterno”. È sempre
Laura che parla. Sono parole molto impegnative per una vita sola. Mi dispiace
deludere la mia nobile amica Laura, ma non c’è nulla che duri in eterno,
nemmeno quella massa incandescente che chiamiamo Sole e che è destinata ad
esaurirsi. Quanto al nostro compito di esseri umani, accontentiamoci del poco
che abbiamo ricevuto senza provocare dolore ad altre vite e senza esserci fatti
servi; e del poco che abbiamo donato senza perdere la tenerezza. E soprattutto
senza diventare stronzi.