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mercoledì 17 gennaio 2024

GERMANIA 
di Lisa Mazzi



Parole a confronto: un’analisi contrastiva tra Italia e Germania.


Le parole dell’anno 2023, che hanno contrassegnato maggiormente l’atmosfera in Italia e in Germania non potevano essere più diverse. Azzeccatissime entrambe, la loro scelta ha confermato quali temi sono stati i più sentiti nei due paesi. Da un lato “Femminicidio”, dall’altro “Modalità di crisi” (Krisenmodus). L’una rispecchia l’intensa drammaticità di un gravissimo problema socioculturale, l’altra l’ammissione, non facile per l’attuale governo tedesco, dopo il lungo e tutto sommato “felice” cancellierato della Merkel, di avere enormi difficoltà nella realizzazione dei progetti previsti, e dunque, nella conduzione politica della Repubblica Federale a ormai trentacinque anni dalla Riunificazione.
Il 29/12/ 2023 Viola Giannoli su “la Repubblica” riportava le parole della Treccani che definisce il Femminicidio come l’uccisione diretta, o provocata eliminazione fisica di una donna in quanto tale. Esso è l’espressione di una cultura plurisecolare, maschilista e patriarcale. Valeria Della Valle, direttrice scientifica insieme a G. Patota del vocabolario Treccani, l’ha presentata come una parola “irrinunciabile”.  Irrinunciabile e auspicabile dovrebbe anche essere la presa di posizione cosciente di istituzioni e popolazione di fronte al fenomeno della violenza di genere, di cui il Femminicidio rappresenta l’apice. La parola dell’anno 23 come un monito, un campanello d’allarme. Già nel lontano marzo 1999 l’allora Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan si era espresso sul tema con queste parole: “La violenza contro le donne è forse la più vergognosa violazione dei diritti umani. E forse è la più diffusa. Non conosce confini geografici, culturali o di stato sociale. Finché continuerà, non potremo pretendere di realizzare un vero progresso verso l’eguaglianza, lo sviluppo e la pace”. Pensiero ribadito anche dal suo successore Antonio Guterres il 25 Novembre 2019 che asseriva: “La violenza di genere ha le sue radici nella secolare supremazia del patriarcato che limita ancora oggi l’attuarsi dell’equiparazione tra uomo e donna. A causa di ciò, delle modalità di narrazione nei media e per leggi ancora inadeguate è difficile debellarla”.


Scholz

La violenza di genere ha avuto in Italia un riconoscimento ufficiale nel 2013 grazie alla ratificazione della Convenzione di Istanbul e il reato di Femminicidio, come tale, è entrato in Cassazione con la sentenza del 27 gennaio 2021, in cui è stato confermato l’ergastolo per l’assassino di Giulia Ballestri. Nella relazione della psichiatra forense G. Ciraso si legge tra le altre importanti considerazioni che “il crimine affonda le sue radici nel tipico stereotipo culturale, per cui la relazione di coppia è vissuta in termini di unilaterale sopraffazione e dominio, spinti sino alla cancellazione fisica del partner, nel momento in cui questi tenti di riappropriarsi della propria identità”. In Cassazione si sottolinea anche “lo spregevole contesto imbevuto di sopraffattorio e criminale maschilismo”. Ma, sia prima di questa sentenza, che dopo di essa, in Italia troppo spesso, non si tiene ancora in dovuto conto delle aggravanti del caso. Troppo spesso il narrativo dei media per primo non ha reso e non rende fino ad oggi giustizia alle vittime, usando parole concilianti nei confronti degli autori di questo terribile reato. Troppo spesso si abusa delle parole “amore” e “bravo ragazzo” in contesti che sanno solo di violenza crudele e di morte.


 

Anche in Germania si registrano femminicidi, anche se il termine “Femizide” non è ancora entrato nel codice penale tedesco, che ha introdotto invece il concetto di Partnerschaftsgewalt, cioè di “violenza nei rapporti di coppia”. La diversità fondamentale tra i due paesi sta nella differenza di carattere, di mentalità e tradizioni. Nonostante la statistica dell’Associazione femminista “One billion rising” del 12/01//24 riporti la cifra di 192 donne uccise nel corso del 2023, oltre a 131 ferite gravemente e 22 casi di donne minacciate di morte, la percezione dei femminicidi e del loro narrativo è completamente diversa dall’Italia. I fatti non vengono riportati dai canali televisivi nazionali e neppure dai giornali a grande tiratura. Ciò riguarda non solo i femminicidi, ma tutta la cronaca nera, descritta solo nella stampa locale dei luoghi, dove avvengono i reati. Questo per una tradizione tedesca di maggior rispetto della privacy. Nelle statistiche dell’Ente di polizia giudiziaria vengono raccolti i dati essenziali dei crimini: età e sesso delle donne coinvolte e luogo del delitto. Rari i casi delle coppie giovani, si tratta più spesso di coppie di anziani o di media età, dove il marito uccide la moglie, spesso in seguito ad una lite e senza premeditazione. Vengono registrati anche delitti occasionali su vittime casuali senza un rapporto preesistente. Come, ad esempio, il caso di un uomo recidivo la cui vittima non è la moglie. In un altro caso si tratta di motivi non interni ad un rapporto di coppia, come quello di una lite tra vicini di casa, in cui un uomo di 25 anni attacca la vicina di 57 con una spranga di ferro. Nel tentativo di difendersi la vicina cade dalle scale e muore per le ferite riportate nella caduta. Il termine femminicidio viene usato dalle Associazioni femministe che combattono la violenza di genere, per altro molto diffusa anche in Germania, dalle avvocatesse e dalle assistenti sociali, vale a dire dagli addetti ai lavori e necessita nell’opinione pubblica di una maggior informazione, oltre che di un’analisi sociologica, criminologica e culturale più approfondita.


 
La “modalità di crisi”, (Krisenmodus) parola dell’anno in Germania, spesso accompagnata dall’imperturbabile sorrisetto del Cancelliere Scholz, riflette non solo le difficoltà di accordo tra le tre forze politiche della coalizione governativa, SPD (partito socialdemocratico), Grüne (Verdi) e FDP (liberali), ma è purtroppo espressione del reale fallimento dei tentativi di riforme da tempo necessarie, pur non avendo sufficienti mezzi a disposizione per il loro finanziamento. Per esempio, si è voluto imporre ai cittadini progetti di per sé importanti, come la massiccia riduzione della presenza di CO2 nell’ambiente, intervenendo con regolamentazioni severe e costose anche per gli alloggi privati causando una massiccia frenata in tutto il settore edilizio. Per giunta l’oltremodo necessaria edilizia popolare non procede come era stato annunciato all’inizio della legislatura provocando da un lato una enorme carenza di alloggi, dall’altro scompensi finanziari sia per gli uffici competenti, che devono sostenere le spese per i meno abbienti, che per gli utenti stessi. Trovare un appartamento in affitto nei grandi centri è diventata un’impresa, anche per le persone benestanti. Un’altra misura di risparmio decisa dal governo, cioè quella di voler togliere agli agricoltori le sovvenzioni al Diesel agricolo ha fatto scoppiare nei giorni scorsi la più grande rivolta contadina della storia recente con 5 giorni di sciopero, terminato il 15/1/24 con una massiccia presenza di agricoltori, soprattutto a Berlino. Ma anche in altre città essi hanno bloccato il traffico con i loro enormi trattori per rendere non solo visibile, ma anche acusticamente percepibile, grazie agli ululati dei loro clacson e delle loro sirene, la loro imponente protesta. 



Un altro grande problema, che investe le infrastrutture, viene causato dai frequenti scioperi dei macchinisti e quindi delle ferrovie in generale. Dal 1993 in poi, cioè da quando è avvenuta la privatizzazione quasi in toto delle ferrovie tedesche, la categoria dei ferrovieri, soprattutto dei macchinisti, ha perso moltissimi vantaggi. Prima erano funzionari statali, con tutti i previlegi delle categorie nei ruoli dello Stato, ora non più. Per le loro rivendicazioni, il sindacato GdL ha organizzato una serie di scioperi che hanno messo in tilt l’intero sistema. Inoltre, lo stato degli impianti, dei binari è rimasto lo stesso di 20 anni fa, provocando gravi carenze e lacune in tutta la logistica. La sostituzione della Deutsche Bahn al posto di quella sempre lodata, sempre puntuale e mai in sciopero Deutsche Bundesbahn, vale a dire il passaggio dalle “ferrovie tedesche statali” alle semplici “ferrovie tedesche”, ha tralasciato di stare al passo con i tempi, sperando di vivere sulla rendita della buona fama e portando invece alla disastrata situazione di oggi. Oltre al benvenuto rinnovo della rete ferroviaria, gli svantaggi da essa derivanti, come deviazioni su tratte secondarie, maggior dispendio temporale e altro provocano malcontento sia tra gli addetti ai lavori che tra i clienti. Per non parlare della pandemia che ha reso necessaria un nuovo assetto delle strutture ospedaliere con notevoli tagli e non necessariamente in senso positivo. Della crisi energetica, perché dall’invasione russa in Ucraina, la Germania ha giustamente bloccato il flusso delle pipelines dalla Russia ai porti tedeschi del mare del Nord. 



Dell’urgenza di una politica ecologica nel rispetto dell’ambiente per arginare la frequenza delle catastrofi, purtroppo già avvenute, come due anni e mezzo fa nella valle del fiume Ahr ai confini tra la Renania- Palatinato e la Renania del Nord-Vestfalia e quella di fine 2023 nella Germania centrosettentrionale che ha colpito con terribili alluvioni soprattutto la Bassa Sassonia e la Turingia. Anche in questo campo si è aspettato troppo tempo, senza provvedere a nulla e ora se ne paga lo scotto. A tutto ciò si aggiungono lo scontento della popolazione per il caro vita, la mancanza di sicurezza e l’enorme peso della burocrazia che rallenta l’iter decisionale in molti campi. Ovviamente questa non è una spiegazione esaustiva di tutti i fenomeni, ma serve sicuramente a spiegare l’importanza della parola dell’anno 23, cioè “Krisenmodus”. Non solo gli scioperi dei ferrovieri, dunque, hanno tolto il fiato alla Germania, che non può più venir considerata la locomotiva d’Europa, è tutta la nazione ad essere in crisi. E dove ci sono crisi palesi, il populismo è in agguato. Il partito AfD “Alternativa per la Germania” ne è un esempio evidente. Nonostante l’Ente statale per la salvaguardia della costituzione (Verfassungsschutz) sia costantemente allertato, la scontentezza dovuta alle crisi della compagine governativa, indica chiaramente nei sondaggi una spiccata tendenza verso la destra. Fortunatamente proprio in questo fine settimana ci sono state manifestazioni della popolazione contro le frange estremiste dell’AfD, cosa che fa ben sperare. Nel settembre 2024 infatti, in tre Länder tedeschi ci saranno nuove elezioni. Speriamo quindi che il sorrisetto di Scholz nelle prossime modalità di crisi non debba trasformarsi in un’amara smorfia.