Arte MONTICHIARI CELEBRA IL PITTORE FERRETTI di Fabrizio Migliorati
Ferretti nel suo studio
Vernissage sabato 10 febbraio alle 11 al Museo Lechi. Apoco più di un anno dalla scomparsa, il Museo Lechi omaggia la
figura di Giuseppe Ferretti con una mostra retrospettiva che ne ripercorre i
quarant’anni di ininterrotta attività artistica, per la curatela di Fabrizio
Migliorati. Dal 10 febbraio al 7 aprile, le sale del museo monteclarense
evocheranno, attraverso una quarantina di dipinti, il multiforme e radicale
percorso di un artista discreto, autore di una ricerca affascinante
costantemente attraversata dall’interrogazione del rapporto tra autore e opera.Nato nel 1941 a Montichiari, Ferretti si
forma all’arte negli anni Settanta, misurandosi tanto con la pittura che con la
scultura. Il suo autodidattismo, accompagnato in seguito da un intenso dialogo
con l’amico Guido Tedoldi, è nutrito da un indefesso studio delle grandi figure
della storia dell’arte, da Masaccio fino alla propria contemporaneità. Alla
fine del decennio, dopo una prima fase formativa, Ferretti rompe gli indugi e
inizia ad esporre le proprie creazioni, imponendosi rapidamente in numerosi
premi e concorsi nazionali.Gli esordi
sono marcati da un linguaggio che mescola Realismo, Post-Impressionismo ed
Espressionismo in grado di tradurre la propria realtà attraverso una
sensibilità immediatamente comprensibile. Nel 1988 Ferretti incontra Richard
Pagán, artista portoricano che lo introduce all’Informale: negli anni
successivi questo linguaggio scatena la sua visione tormentata della materia.
Se la figura tende progressivamente a scomparire nelle sue opere pittoriche,
quello che emerge appare essere il corpo a corpo con il mezzo artistico.
L’Espressionismo Astratto offre a Ferretti gli strumenti per un’interrogazione
ineffabile con il segreto nascosto nell’epitelio superficiale: un materico che
non si lascia cogliere o definire. La tela o la tavola divengono così
contemporaneamente campo di battaglia e sindone di un’invisibilità sempre sul
punto di rivelarsi. Le hautes pâtes di Fautrier, le bruciature di Burri, gli
stracci di Tàpies, le aperture di Fontana si incontrano sulle sue opere alimentando
l’interrogazione sulla condizione umana, sulla finitudine e sull’ecologia.
L’artista ingaggia in questo modo una lotta a mani nude con il materico
producendo opere sofferte in grado di custodire, malgrado tutto, una speranza.La graduale diminuzione dell’entusiasmo
espositivo che interviene all’inizio del nuovo millennio si giustifica con
volontà di dedicarsi al grande ciclo degli Untitled, sinfonia misteriosa e
coerente, che occupa interamente la seconda parte della mostra. In dodici anni
Ferretti esplora un universo dominato dal bianco e popolato da forme
biologiche, scritture asemiche, brecce enigmatiche, convocando occasionalmente
giardini edenici non convenzionali: frammenti di un intestardirsi inquieto.
L’opera ultima tenta una ricapitolazione del suo polimorfo percorso,
congiurando la fine con un autocitazionismo commovente, interrotto solamente
dalla scomparsa dell’artista, avvenuta nell’agosto del 2022.Profondamente legato alla sua terra e conscio
dell’importanza del collettivo, Ferretti fu all’origine di numerosi incontri e
sodalizi culturali, il più importante dei quali fu senza dubbio “Il Cenacolo
degli Artisti” che per diversi anni coltivò il legame tra ricerca e
convivialità nel cuore del borgo antico di Montichiari, a due passi dal Museo
che oggi lo celebra.
Museo Lechi corso Martiri della Libertà, 33 Montichiari
(Brescia) orari di apertura: mercoledì-sabato 10-13 e 14.30-18 domenica 15-19 (chiuso domenica 31 marzo) info: tel. 030 9650455- info@montichiarimusei.it www.montichiarimusei.it