EUROPA: CENTRALITÀ DELLO SPAZIO POLITICO di
Franco Astengo
Mi
permetto di sviluppare ancora un tentativo di apertura di dialogo sul tema
della presentazione a sinistra per le elezioni europee di giugno 2024. Infatti
sembra necessario mettere in rilievo alcuni punti sui quali l’esito elettorale
risulterà decisivo a fornire un’impronta molto significativa sul futuro del
Continente (e non solo) per gli anni a venire. L’occasione per registrare una
presenza significativa a Strasburgo deve essere attentamente valutata da tutti
i protagonisti politici. Al di là della critica all’attuale struttura dell’UE e
alla necessità di reclamare una immediata revisione dei trattati emerge un
punto di fondo attorno al quale è necessario riconoscersi: nel quadro della
difficoltà della globalizzazione e del progressivo riformarsi di
contrapposizioni frontali privilegianti il nazionalismo rispetto a un
multipolarismo competitivamente democratico l'Europa deve essere considerata da
parte delle forze progressiste quale spazio politico di riferimento. All’interno
del quadro generale rappresentato dalla drammaticità della situazione
internazionale sarebbe necessario far emergere una tensione sovranazionale nei
riguardi del tema della pace da considerarsi bene non negoziabile, esistono
alcuni punti specifici legati alla prospettiva politica immediata sui quali
sarebbe bene che i soggetti che si stanno impegnando in vista della scadenza
elettorale fornissero adeguate spiegazioni:
1) Mutamento di senso dell’elezione di rappresentanti
dei diversi paesi in una fase di transizione come quella che stiamo
attraversando dominata dal tema della coincidenza NATO/UE e dal rapporto tra
Governi e Commissione sul PNRR. 2) Incidenza del parlamento europeo nella
formazione della complessiva governance dell’Unione. A questo proposito
mi concentro su di un solo aspetto: Il Parlamento
europeo elegge il Presidente della Commissione. Dopo le elezioni, uno dei primi compiti del nuovo Parlamento è quello
di eleggere il Presidente della Commissione l’organo
esecutivo dell’UE. Gli Stati membri designano un candidato, tenendo però conto
dei risultati delle elezioni europee. Il Parlamento deve poi eleggere il nuovo
Presidente della Commissione a maggioranza assoluta (la metà dei deputati più
uno). Se il candidato non ottiene la maggioranza necessaria, gli Stati membri
hanno un mese di tempo per proporne un altro (il Consiglio europeo delibera a maggioranza
qualificata). In occasione delle elezioni del 2014 il Parlamento ha introdotto
il sistema dei candidati capilista: ciascun partito politico europeo presenta
un candidato alla carica di Presidente della Commissione e il partito che
ottiene il maggior numero di voti può proporre il candidato del Parlamento per
tale carica. 3) Dal punto 2 deriva essenzialmente il dibattito
in corso sulla formazione di una nuova maggioranza a Strasburgo e sulla “formula
Ursula” che presiedette all'elezione di Ursula Von der Layen (avvenuta con il
voto del M5S a sostegno dell'alleanza PPE-Socialisti & Democratici, mentre
adesso si profila, per la stessa candidata, un'alleanza Popolari/Conservatori).
Appare evidente che saranno i risultati elettorali a determinare il quadro di
alleanze: nel concreto non esistono possibilità di prefigurare convergenze che
soltanto possibilità numeriche potranno concretizzare vista la conformazione
dei gruppi nel nuovo Europarlamento; 4) Risiede nel punto relativo all’elezione del
Presidente della Commissione il valore effettivamente sovranazionale del voto
espresso nazionalmente (salvo gli inevitabili riflessi sul quadro politico
interno) perché sarà soltanto l’esito del voto che ci fornirà l’indicazione per
la costruzione delle alleanze: i fondamentali della politica europea, infatti,
ci indicano un quadro diverso da quello presentato nel sistema politico
italiano da un sistema che esige alleanze preventive e punisce chi non riesce a
realizzarle;
5) Questo quadro ci indica come uno spunto di
discussione da svolgere sarà quello riguardante la presentazione in campagna
elettorale, di una proposta di diversità di compiti del Parlamento Europeo sui
gangli decisivi della politica comunitaria (economica, militare, estera,
ambientale) e sul rilancio di una ipotesi di costituzionalizzazione dell’UE
dopo il fallimento degli anni 2003-2007. Ipotesi da presentare intendendola
posta almeno sul piano della formazione di una dialettica intesa come
bilanciamento della ferocia sovranista e militarista che contrassegnerà i
prossimi mesi di scontro politico. Si tratterà così di indicare ancora una
volta con grande precisione l'assoluta proiezione sovranazionale del valore del
voto. 6) La qualità della rappresentanza istituzionale
che, a sinistra, si intenderà realizzare risulterà assolutamente collegata alla
capacità delle diverse forze politiche di esprimere una effettiva
rappresentatività dell'intreccio tra le grandi contraddizioni della modernità e
della post-modernità, inclusa quella riguardante la crisi della democrazia
liberale. Anche l’opzione pacifista come quella ambientalista, quella
rappresentativa della contraddizione di genere, quella dell’innalzamento di
livello dello sfruttamento, delle migrazioni e della crisi verticale del
welfare avranno bisogno di essere incluse in un progetto complessivo e non
presentate semplicemente come tentativi di soddisfazione parziale di
esigenzialità settoriali.