Qualche settimana fa abbiamo appreso che un “partito”,
o movimento per la pace e contro la guerra, raccoglierà le 150 mila firme per
presentarsi alle elezioni europee. La riteniamo una buona notizia. Non tanto
perché chi sta vergando questa nota è uno sfegatato disarmista sin da quando
era poco più che ragazzo, ma non ha smesso di occuparsi di armi, eserciti,
guerre e guerrafondai, mercanti di morte, alleanze militari in maniera
militante e scrivendone di continuo, compreso in libri di natura più letteraria
e creativa. Chi conosce questo giornale lo sa almeno da 21 anni. Ma anche, e
soprattutto, perché pacifisti, disarmisti, opinione pubblica contraria ad ogni
guerra, potranno far sentire la loro voce, spiegarne le ragioni e rimettere al
centro quello che è, e dovrebbe essere per il dibattito pubblico, l’argomento
in assoluto più importante e vitale del nostro tempo, e che è stato
scandalosamente censurato dai mezzi di comunicazione ad ogni livello. Finora ha
parlato solo la bocca della guerra, si è sentita una sola voce. Dunque ben
venga questo partito, ed invitiamo a firmare, a sostenere, a spargere la voce.
Mi convince di meno il nome che è stato scelto: Pace, Terra, Dignità. Non
perché non sia bello o non contenga nel titolo dei valori importanti e
profondi. Conosco questa triade suggerita da tempo dal mio amico “disarmista
esigente” Alfonso Navarra (più giovane di me, e attivo quanto me sul tema), e
ho fatto una piccola personale indagine fra possibili elettori (gente che come me mai darebbe il voto ad uno dei partiti in circolazione, da quando hanno deciso
di soffiare sul fuoco della guerra russo-ucraina mandando solo armi e non
muovendo un dito per dispiegare una seria iniziativa diplomatica per fermare
massacri e devastazioni); lo ritengono lungo, e sono di questo parere anch’io. Per
un simbolo contro la guerra sarebbe più opportuno un nome secco, di impatto
immediato e che non ammetta repliche: “Basta guerre”.
La gente a cui si va a
chiedere il voto deve immediatamente sapere questo: che siamo contro la guerra,
che ci opporremo all’invio di armi, che vogliamo una trattativa e ci
lavoreremo, che vogliamo portare le delegazioni russe e ucraine ad Assisi, Città
della Pace, col sostegno del Papa che ha sempre tentato una via diversa dal
massacro, ma che non ha trovato udienza nei partiti. E dire poche cose, ma
inequivocabili a chi non va più a votare come noi: la guerra ci affama, la
guerra distrugge, la guerra crea odio, dalla guerra nasce guerra come sangue
dal sangue. Allora meglio una pace ingiusta di una guerra giusta perché non
crea né profughi né distruzioni. Meglio un anno di trattative che un giorno di
guerra perché nessun bambino sarà mutilato, nessun anziano costretto a fuggire
dalla propria terra, nessun affetto diviso, nessuna casa distrutta, nessuna
bara tornare con un figlio morto. Che è meglio spendere per la vita, per la
salute, l’ambiente, il lavoro, l’istruzione, le pensioni, un salario dignitoso,
che per fare arricchire un piccolo gruppo di sciacalli sul nostro sangue, sulla
nostra carne. Ecco, un programma di poche parole, ma vero e credibile.