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venerdì 23 febbraio 2024

UN PARTITO CONTRO LA GUERRA
di Angelo Gaccione
 

Qualche settimana fa abbiamo appreso che un “partito”, o movimento per la pace e contro la guerra, raccoglierà le 150 mila firme per presentarsi alle elezioni europee. La riteniamo una buona notizia. Non tanto perché chi sta vergando questa nota è uno sfegatato disarmista sin da quando era poco più che ragazzo, ma non ha smesso di occuparsi di armi, eserciti, guerre e guerrafondai, mercanti di morte, alleanze militari in maniera militante e scrivendone di continuo, compreso in libri di natura più letteraria e creativa. Chi conosce questo giornale lo sa almeno da 21 anni. Ma anche, e soprattutto, perché pacifisti, disarmisti, opinione pubblica contraria ad ogni guerra, potranno far sentire la loro voce, spiegarne le ragioni e rimettere al centro quello che è, e dovrebbe essere per il dibattito pubblico, l’argomento in assoluto più importante e vitale del nostro tempo, e che è stato scandalosamente censurato dai mezzi di comunicazione ad ogni livello. Finora ha parlato solo la bocca della guerra, si è sentita una sola voce. Dunque ben venga questo partito, ed invitiamo a firmare, a sostenere, a spargere la voce. Mi convince di meno il nome che è stato scelto: Pace, Terra, Dignità. Non perché non sia bello o non contenga nel titolo dei valori importanti e profondi. Conosco questa triade suggerita da tempo dal mio amico “disarmista esigente” Alfonso Navarra (più giovane di me, e attivo quanto me sul tema), e ho fatto una piccola personale indagine fra possibili elettori (gente che come me mai darebbe il voto ad uno dei partiti in circolazione, da quando hanno deciso di soffiare sul fuoco della guerra russo-ucraina mandando solo armi e non muovendo un dito per dispiegare una seria iniziativa diplomatica per fermare massacri e devastazioni); lo ritengono lungo, e sono di questo parere anch’io. Per un simbolo contro la guerra sarebbe più opportuno un nome secco, di impatto immediato e che non ammetta repliche: “Basta guerre”. 



La gente a cui si va a chiedere il voto deve immediatamente sapere questo: che siamo contro la guerra, che ci opporremo all’invio di armi, che vogliamo una trattativa e ci lavoreremo, che vogliamo portare le delegazioni russe e ucraine ad Assisi, Città della Pace, col sostegno del Papa che ha sempre tentato una via diversa dal massacro, ma che non ha trovato udienza nei partiti. E dire poche cose, ma inequivocabili a chi non va più a votare come noi: la guerra ci affama, la guerra distrugge, la guerra crea odio, dalla guerra nasce guerra come sangue dal sangue. Allora meglio una pace ingiusta di una guerra giusta perché non crea né profughi né distruzioni. Meglio un anno di trattative che un giorno di guerra perché nessun bambino sarà mutilato, nessun anziano costretto a fuggire dalla propria terra, nessun affetto diviso, nessuna casa distrutta, nessuna bara tornare con un figlio morto. Che è meglio spendere per la vita, per la salute, l’ambiente, il lavoro, l’istruzione, le pensioni, un salario dignitoso, che per fare arricchire un piccolo gruppo di sciacalli sul nostro sangue, sulla nostra carne. Ecco, un programma di poche parole, ma vero e credibile.