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mercoledì 20 marzo 2024

I BIMBI, I NOSTRI BIMBI
di Girolamo Dell’Olio
 
Max Hamlet Sauvage
Boss al telefono (2024)

Poco da raccontare, oggi, con questo tempuccio pioviscoloso e queste orde di turisti che imperversano nelle strade del centro storico (svuotato) di Firenze. Assenti. Impermeabili. Alieni. Gli asiatici inutili, perfettamente inutili, non uno sguardo su di te, incuffiati ad ascoltare il capobranco che gli racconta una qualche Firenze immaginaria (la Firenze là fuori, qualunque essa sia non li tange). Le giovani americane che svolazzano e blaterano con quell’andatura da puledre viziate e annoiate, chiuse anche loro nel piccolo film dove Michelozzo ha disegnato il fondale. Firenze, merce pura.
E poi ci domandiamo com’è che la città sclera e pullula di violenza, se solo esci del ‘triangolo d’oro’ Duomo-Signoria-Pontevecchio. E poi ci domandiamo come può succedere che la ‘gente’ sta semplicemente a guardare un’aggressione e l’aggressore se ne va via tranquillo, come ieri accanto alla stazione di Santa Maria Novella. Perché Firenze, fuori dal giro speculativo turistico, è ormai tutta una grande periferia. Dove la ‘gente’, non c’è più: ma solo un coacervo di passanti. E intanto l’ultimo della serie di sindaci che hanno promosso o avallato la sua desertificazione chiede aiuto al ministro dell’Interno!



Mamma mia, però, che umor nero, oggi, cronista! Rimediamo subito. Tre episodi che alleviano.
Esce da Palazzo Medici Riccardi questo giovane in divisa. Ho appena appoggiato i cartelli su una delle colonnine a lato del portone.
‘Lei non può…’
‘Sì, sì, lo so: li ho appoggiati un attimo per poter sistemare qui sulla panca di via lo zainetto, e prendere i volantini, e me li metto subito addosso…’
‘Sì, ma è autorizzato?’
‘Certo. Dall’una alle due. Vuol vedere?’
‘Sì, grazie’.
E gli porgo la stampa della lettera elettronica alla Digos. La prende, fa per rientrare, poi si riaffaccia: ‘E’ lei Girolamo?’
‘Sì, è naturale’.
Poco dopo: ‘Guardi, che questa è una comunicazione, non è un’autorizzazione!’
Come faccio a dover ripetere ancora una volta che una vale l’altra? Ma ci riprovo, col miglior sorriso che mi viene: ‘Mi creda: è sempre così. È la centottantesima volta. Basta dare un colpo di telefono alla Questura e glielo confermeranno’.
È un ragazzo dai modi dolci, affabile. Rientra e alla fine: ‘Tutto a posto! Ma quante altre volte è venuto qui a manifestare?’
Devono averglielo detto anche là dentro, immagini, che appunto non è davvero la prima volta. E in lui si dev’essere accesa una lampadina.
‘Sapesse!’, gli faccio. ‘E il bello è proprio questo. Che su questo cartello, vede? c’è scritto grande e grosso che chi comanda, in questo Palazzo, non cura l’osservanza della legge, pur rappresentando niente meno che il ministero dell’Interno! C’è un punto di domanda, in fondo, ma c’è anche e soprattutto la prova: questo documento firmato dai responsabili della sicurezza’.
‘Lei di cosa si occupa?’
‘Di ambiente. Di arte dell’urbanistica. Di trasporti. Lo prenda, lo tenga. È istruttivo: si rende conto di chi comanda, chi ci comanda’.
‘Buona giornata!’
‘Altrettanto’.
Fa piacere pensare che all’interno del corpo delle forze dell’ordine ci si possa fare delle domande, e si possa garbatamente proporre un po’ di sana informazione. Un po’ mi ricorda quando, qualche anno fa, si leggeva che anche lì, fra le forze dell’ordine, quelle che venivano schierate nelle piazze magari in tenuta antisommossa, c’era chi civilmente contestava, Costituzione alla mano, - quella su cui avevano giurato - obblighi come il cosiddetto green pass, che più di black sapeva che di green se proprio dobbiamo parlare snob.



Il secondo si fa assai prima a raccontarlo.
Esce dal portone della Prefettura, portamento eretto, mi squadra ben bene, e mi fa: ‘Contro Israele?’
‘Contro il governo di Israele, messere!’
‘Quindi, contro i sionisti?’
Dove vuole andare a parare? Non so. Non vorrei che tutto scadesse in un improvviso improduttivo litigio.
‘Amico mio, non mi intendo di ‘ismi’ e di ‘isti’ preferisco i nomi comuni. Preferisco i popoli. La libera ed equa convivenza. La cooperazione. Quel bene comune che, volendo, si chiama pace!’
Finalmente un sorriso di conforto: la pace gli piace!
E allora rilancia:
‘E sulla cosa in Ucraina nulla?’
‘È la stessa storia, mi pare, no? Lo stesso racconto, quello che ci fanno. C’è quello cattivo, anzi cattivissimo, e noi buoni! molto buoni!’
‘Buoni? Eh, sì’, chiude ridendo, ‘ manco pe’ ffàre i’ bbrodo!’



Infine questo giovane insegnante, lo chiamerò Patrizio. Lavora in una scuola importante, ed è anche consigliere comunale qui nella cintura fiorentina. Ecco, chissà se gli verrà voglia di andare a spulciare fra i contatti in fondo ai volantini che gli ho dato. Chissà se arriverà a leggere questo racconto. Mi piacerebbe che succedesse, perché il pianeta-scuola ha bisogno proprio di gente come lui: giovane, col cervello acceso, che possa e sappia aiutare a salvare i ragazzi dall’inebetimento digitale e dalla depressione che le ‘magnifiche sorti e progressive’ del Nuovo Ordine Mondiale promettono, e già sciaguratamente mantengono.  Mi sbaglierò, ma ho colto nelle sue parole e nel suo sguardo la consapevolezza e l’ottimismo che occorrono.
Anzi, a questo proposito, una piccola anticipazione. Vorrei dire che abbiamo cominciato ad aprire, in Idra, un nuovo cantiere di allegra alternativa, e l’abbiamo presentato alla biblioteca centrale di Firenze, le Oblate, chiedendo che si diffonda - attraverso le biblioteche di quartiere - in tutta la città, e magari anche in provincia. Cosa stanno preparando ai nostri bimbi? Gli scenari sono inquietanti, e già il presente dovrebbe farci rizzare le antenne. Chiunque ha voglia di dare una mano, anche da lontano, ben venga!