La
cruenta e feroce guerra tra Netanyahu e il gruppo terroristico di Hamas ha
riportato all’attenzione della nostra opinione pubblica un fenomeno ignorato da
tanta parte della popolazione, pur essendo l’Italia in lotta per il terzo posto
della classifica mondiale (con Austria e Repubblica Ceca) dopo Germania e
Paesi Bassi: quello delle cosiddette “pietre d’inciampo”. E ciò dopo che a
Roma alcune di tali pietre, create su iniziativa dell’artista tedesco Gunter
Demnig e poste a incastro nel selciato stradale (delle maggiori città
europee, davanti alle case delle vittime ebraiche delle deportazioni
naziste nei campi di sterminio), sono state divelte da qualche condomino
particolarmente nervoso e intollerante, sia in via di Santa Maria di Monticelli
sia in via Madonna dei Monti. Quei piccoli blocchi di pietra (della
grandezza dei sampietrini) ricoperti da una piastra di ottone che porta inciso
il nome, l’anno di nascita, la data della deportazione e della morte (se
conosciuta) delle vittime dei nazisti hanno un nome mutuato dalla
Bibbia con il significato di “pietra dello scandalo”, ben diverso, quindi,
da quello strettamente lessicale.Non s’intende, in altre
parole, provocare l’inciampo fisico di qualche malcapitato o passante
claudicante ma si vuole solo invitare ogni cittadino, anche ben stabile
sui propri arti inferiori, a fermarsi per riflettere e meditare sullo
scempio e sulle atrocità dei nazisti.Per mera associazione di idee
e in senso, ca va sans dire, totalmente diverso, vale a dire
lessicale e non biblico, ho sempre considerato alcune norme
della nostra Costituzione idonee a fare “inciampare” (e proprio nel senso
simile a quello fisico della parola) la nostra nascente
democrazia. Le ho indicate in un libro (“Debole di Costituzione”,
edito da Mondadori ma tenuto sempre ben nascosto da “manine misteriose”,
avrebbe detto Craxi, sotto pile di volumi diversi e ingombranti) e a tale
scritto solitamente faccio rimando. Oggi, però, mi rendo conto, che stanno per venire al
pettine alcune di tali norme, quelle che consentono, sotto l’apparenza
abilmente congegnata e sottilmente interpretata di garanzie
costituzionali, un “uso politico della giustizia”, atto a fare
“inciampare” non soltanto i governi in carica (o parte di essi), ma tutti gli
uomini politici scomodi con susseguenti cadute rovinose: e ciò sulla base di
documentazioni “segretamente” e “misteriosamente” compilate con l’ausilio
di hacker di “intelligente” professionalità. Che sarà di
tali norme? E che di chi vorrà porvi mano?L’atmosfera, negli ambulacri
politici, è diventata tesa e imprevedibile. Persino la Presidente ha
dismesso il suo consueto sorriso di “pulzella” ben armata e vincente.
I suoi sogni tranquilli perché tutto resti immutato sono affidati al sostegno,
sul punto di non alterare l’equilibrio tra gli organi “normali”, dei suoi
avversari politici, vicini almeno quanto lei al luogo dove“vuolsi
così colà dove sipuote”.