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martedì 30 aprile 2024

I NERI E GLI SBIADITI
di Giorgio Riolo


 
Ancora sul caso Scurati. L’antifascismo, condizione necessaria, ma non sufficiente.
 
Molto è stato scritto e molto è stato detto nei vari media e negli immancabili social. Il merito di Antonio Scurati, in primo luogo, e dei solerti servitori, ligi e ottusi censori della Rai è stato quello di aver almeno suscitato un dibattito e un clamore mediatico intorno alla questione del fascismo e dell’antifascismo. Ma qui, in questo breve intervento, ci concediamo di fare altre considerazioni. Un richiamo veloce a che cosa è stato il fascismo e soprattutto un argomentare che non è sufficiente dirsi antifascisti. Sappiamo quanto l’ipocrisia e la turlupinatura siano molto diffuse. Soprattutto in questo tempo di nuova guerra fredda, di guerra guerreggiata e di clima di preparazione, materiale (spese militari) e spirituale (valori occidentali, democratici, europei, i barbari alle porte ecc.), a guerre più robuste e micidiali future. Qualora fascisti e postfascisti al governo dovessero superare l’imbarazzo di dirsi “antifascisti”, rimane l’aspetto estetico e cosmetico ipocrita di autodefinirsi antifascisti e di rimanere tuttavia nella realtà quello che si è. Il rapido riferimento è Giorgia Meloni. In precedenza antisistema, antieuropeista, anti-atlantista ecc. e oggi, al governo, fedele servitrice del sistema, dell’Europa e della guerrafondaia accoppiata Usa-Nato.
 
I
Il campo progressista, più centro che sinistra, è fieramente antifascista. Sfera politica e sfera mediatica. È un bene, va da sé. Tuttavia dobbiamo fare un esercizio di misura e di equilibrio, senza cadere nell’estremismo e nel settarismo. Allora. Il fascismo e il nazismo esistono ancora. Non dimenticando che gli alleati, Usa e britannici, salvarono molti criminali fascisti e nazisti, dopo la Liberazione in Europa, nella visione e nella funzione dell’anticomunismo e della guerra fredda con l’Urss e il campo socialista. Qui in Italia, con la complicità delle classi dominanti, degli apparati dello Stato e della Dc. Creando strutture clandestine come Stay Behind e Gladio. Finanziando gruppi eversivi di estrema destra da utilizzare al momento opportuno. È la triste storia dell’Italia dal dopoguerra a oggi. È la triste storia delle discriminazioni nei confronti dei comunisti, dei socialisti, dei sindacalisti, dei partigiani dopo il fatidico 1948. Nei processi ai partigiani. Con fascisti, torturatori, criminali di guerra a piede libero (Rodolfo Graziani, Mario Roatta, Junio Valerio Borghese ecc.). Con il famoso “armadio della vergogna” occultato, fatto sparire, contenente i fascicoli riguardanti i criminali nazisti delle stragi compiute in Italia. Il campo Nato non doveva essere indebolito con queste cose. Germania e Italia ormai arruolate. Anche e soprattutto perché in Italia esisteva il principale partito comunista d’Occidente. Con importanti figure di partigiani e di comandanti processati e condannati. Con alcuni costretti a riparare all’estero per non subire l’onta del carcere nell’Italia repubblicana, dopo aver scontato molti di loro il carcere fascista e dopo aver combattuto e rischiato la vita nella guerra partigiana.
 
II
Oggi nei circoli dominanti, anche di centrosinistra, il fascismo viene ricordato soprattutto per le leggi razziali del 1938, per i caratteri autoritari e antidemocratici. Al massimo per avere condotto l’Italia alla guerra e all’asservimento alla Germania nazista. Il fascismo, dal 1919 in avanti, è stato antioperaio, antipopolare, con gli assalti alle Camere del Lavoro, alle Leghe contadine, alle sedi dei partiti della classe operaia e dei contadini. Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola, Piero Gobetti, don Minzoni ecc., ma i tanti comunisti e socialisti uccisi o fatti morire in carcere, Antonio Gramsci in primo luogo. Qui ci si divide. La guerra, il neoliberismo, l’umiliazione del lavoro, i morti sul lavoro, il razzismo, occulto o palese, e lo sfruttamento dei migranti (“il proletariato esterno”), la questione ecologico-climatica, la democrazia reale e non rituale, Israele e Palestina, il massacro a Gaza ecc. Le forme nuove delle ingiustizie e delle oppressioni contemporanee.
 
III
La memoria è importante. Ancor più importante è “il presente come storia”. È la memoria “attiva”. Avversante le ingiustizie e le oppressioni contemporanee di cui sopra, oltre il vecchio fascismo. Avversante le interessate rimozioni occidentali del colonialismo, dell’imperialismo (e il fascismo è stato anche questo), e della decolonizzazione. Avversante le culture e le subculture che negano la dignità di classi sociali, di popoli, di donne e di uomini che aspirano a una vita di pace e di giustizia.
 

 

 

 

 

 

 

 

ANALISI ELETTORALI
di Franco Astengo

 

Ai nastri di partenza del Gran Premio d'Europa il sistema politico italiano appare percorso da una venatura di follia trasversale che si potrebbe definire come di "personalismo populistico": addirittura si pretenderebbe che il "clou" della contesa fosse rappresentato da una sorta di plebiscito imperniato sul nome di battesimo della signora presidente pro-tempore del Consiglio dei Ministri. Sarà bene allora attrezzarci con qualche accorgimento alla lettura dei dati che ci verranno rovesciati addosso nella notte tra il 9 e il 10 giugno prossimo. Una lettura corretta dovrà partire da due elementi:
1) non tenere in conto le percentuali elaborate sui soli voti validi (il 40% di Renzi, il 34% di Salvini: tutte percentuali fasulle e non soltanto per l'eccessiva volatilità elettorale);
2) il tema centrale della prossima tornata europea ( i cui punti di fondo saranno assolutamente dimenticati nei giorni della campagna elettorale per via dell'impegno spasmodico di affermazione personale da parte dei contendenti) sarà quello della partecipazione al voto.
Da quando, nel 1979, si svolte le elezioni per il Parlamento Europeo queste, nel nostro Paese, si sono sempre dimostrate scarsamente attrattive e il numero di elettrici/ elettori presenti alle  urne costantemente al di sotto del numero delle elettrici/elettori partecipanti alle elezioni politiche.
Deve essere chiaro che le sole percentuali che potranno essere prese in considerazione saranno quelle riferite al totale degli aventi diritto: in quel modo si avrà preciso il dato dello scostamento in positivo o in negativo per ogni singola lista.
Inoltre tutti i raffronti dovranno rigorosamente essere eseguiti tra cifre assolute: in questo senso va ricordato come il tetto della maggioranza relativa si sia sempre più abbassato tra elezioni politiche ed elezioni europee partendo dal 2008 (dati riferiti al solo territorio nazionale):
Elezioni politiche 2008, maggioranza relativa PDL 13.629.464 seguito dal PD 12.095.036.
Elezioni europee 2009 maggioranza relativa PDL 10.767.965 seguito da PD 7.980.455
Elezioni politiche 2013 maggioranza relativa M5S 8.691.406 seguito da PD 8.646.034
Elezioni europee 2014 maggioranza relativa PD 11.172.861 seguito da M5S 5.792.865
Elezioni politiche 2018 maggioranza relativa M5S 10.732.066 seguito da PD 6.161.896
Elezioni europee 2019 maggioranza relativa Lega 9.153.168 seguito da PD 6.050.361
Elezioni politiche 2022 maggioranza relativa FdI 7.301.303 seguito da PD 5.348.6876
Queste le relative percentuali calcolate sul totale degli aventi diritto:
Elezioni politiche 2008 PDL 28,97% PD 25,71%
Elezioni europee 2009 PDL 21,91% PD 16,24%
Elezioni politiche 2013 M5S 18,52% PD 18,43%
Elezioni europee 2014 PD 22,68% M5S 11,76%
Elezioni politiche 2018 M5S 23,07% PD 13,24%
Elezioni europee 2019 Lega 18,56% PD 12,27%
Elezioni politiche 2022 FdI 15,86% PD 11,62%
Qualche oscillazione può essere notata anche a causa della differente composizione delle liste degli aventi diritto (inclusive o meno di elettrici/elettori residenti all'estero) ma non è comunque difficile notare come il livello di rappresentatività reale del partito pro-tempore di maggioranza relativa si trovi ormai da qualche tempo in caduta libera, dal 28,97% del PDL alle politiche 2008 fino al 15,86% conseguito da FdI nel 2022: una caduta di saggio che ci fa pensare ad una crescente fragilità del sistema cui si intende dare risposta attraverso il superamento della forma di governo indicata dalla Costituzione per avviarsi verso la strada indicata con il neologismo delle "democrature".
La considerazione conclusiva riguarda lo spazio che lascia una percentuale di rappresentativa così ridotta della forza di maggioranza relativa: ma questo è un problema dei contendenti che dovrebbero porsi l'obiettivo di recuperare almeno una parte proiettata fuori dalla partecipazione politica a seguito del crollo dell'immaginario disegnato nella seconda metà degli anni '10 dall'antipolitica eretta a sistema.

 

lunedì 29 aprile 2024

ISTITUTO GRAMSCI MARCHE

 

Il XXII incontro sull’antologia poetica Piazza Fontana. La strage e Pinelli. La poesia non dimentica, si terrà sabato 4 maggio 2024 a Chiaravalle (Ancona) si terra al Centro Culturale L’Isola di via Giordano Bruno numero 3 alle ore 17,30.


Laura Margherita Volante

Laura Margherita Volante dell’Istituto Gramsci (Marche) converserà con Angelo Gaccione. 



Presenta Rino Diano (Istituto Gramsci Marche).


Rino Diano


IL CIELO SOPRA MILANO 





E DOPO ’L PASTO HA PIÙ FAME CHE PRIA
di Girolamo Dell’Olio


 
Mentre le Autorità del Paese digeriscono i massacri sulle sponde dello stesso mare nostrum e festeggiano il riarmo internazionale accarezzando il sogno di tante belle truppe fresche nazionali da spedire nella sorella Ukraina fra Dniepr e Dniestr in difesa della demokrazia kontinentale, il solito inossidabile testimone monta la guardia alle Istituzioni con la maiuscola che la guerra santa la nutrono di risorse pubbliche e di retorica vacua, e per soprammercato la portano (stessa logica, stesso metodo) fin dentro le viscere della città del Fiore, sotto forma di supertalpa meccanica, chi benedicendo l’impresa (Regione Toscana), chi chiudendo tutti e due gli occhi sulle illegalità persino pacchiane che la accompagnano (Prefettura, Ministero dell’Interno). Regione Toscana. Ministero dell’Interno. Come dire: governo locale e governo centrale… appassionatamente solidali!
Dopo 24 anni di fiaschi, inchieste, fallimenti ed esplosioni di costi pubblici, proprio come si foraggiano le guerre disapplicando l’articolo 11 della Carta si scava allegramente per la TAV sotto la città madre del Rinascimento disapplicando persino le norme della Repubblica. Al punto che la satira di Giuliano, a cui i volontari di Idra sono ancora una volta grati per quest’ultimo sapido dono, suggerisce la via dell’appalto diretto al mondo animale: se proprio si deve scavare, lasciamolo fare a chi è guidato dalle ‘sensate esperienze’ invece che dalla ‘bramosa voglia, e dopo ’l pasto ha più fame che pria’.
 
Dunque, anche stamani, sui due primi portoni di via Cavour, a Firenze, civico 2 e civico 1, l’ennesima garbata denuncia, gli ennesimi civili interrogativi: se salute e sicurezza sono tutti i giorni sulla bocca di tutti gli attori della politica, allora dov’è il governo? dove sono i sindacati? dov’è il sindaco? dov’è la Regione Toscana? dov’è la Prefettura?


‘Siamo sulla buona strada’, scrive l’amico Angelo Gaccione (nomen omen), su ‘Odissea’: ‘Siamo sulla buona strada dell’annientamento finale. Le stesse opinioni pubbliche mondiali mostrano che così deve essere: da una parte l’indifferenza generale, l’ignavia; dall’altra la reazione isterica (uomini o donne non fa differenza) di chi vuole andare fino in fondo, fino all’estinzione generale, totale, definitiva. Costi quel che costi. Muoia Sansone con tutti i filistei. Che morte sia. Così vuole questa parte di opinione pubblica mondiale’.
E aggiunge: ‘Non si tratta solo di gente malvagia, accecata, biliosa. Ovviamente nell’insieme ce ne sarà, ma è formata anche di persone di raffinata cultura e di buone letture; di studiosi sensibili al patrimonio artistico, amanti della musica, del teatro, del paesaggio, della natura, del pensiero. Non farebbero del male a un lucherino e in genere sono miti, moderati, e per nulla estremisti. Purtroppo in tempi calamitosi come questi accade, e la storia ce lo insegna, che anche le menti più lucide finiscono per farsi travolgere dal conformismo generale. Senso critico e dubbio vengono rimossi’.
 



Ecco. Lo stesso paesaggio umano si presenta agli appuntamenti settimanali dell’uomo-sandwich davanti ai Palazzi del potere a Firenze. Davanti ai cartelli scorrono l’ignavia e l’indifferenza. Scorre la rassegnazione e la frustrazione. La fretta e la distrazione. La paura e la depressione. L’inconsapevolezza e la rimozione. L’ignoranza e la disinformazione.
Una macedonia di ingredienti che costruisce l’edificio del conformismo di massa. E permette a coloro a cui sono state sciaguratamente affidate le leve del comando ‘democratico’ di perseguire l’obiettivo dell’estinzione generale, totale, definitiva, del senso critico e del dubbio, costi quel che costi.
 
Non è una novità. Ne abbiamo avuto prove truci e crude nella stagione della cosiddetta pandemia. Un esperimento di ingegneria sociale che ha fatto scuola. Oggi per esempio, tornato a casa, mi è toccato dover leggere l’annuncio di un’iniziativa per il 25 Aprile arrivato per posta elettronica da uno gruppo di resistenti No TAV del Piemonte che, dopo un ‘ciao a tutt*’ invita a ‘celebrare il 25 aprile da semplici cittadin*’, e si firma Cittadine e cittadini antifascist*’!
Ahi, ahi! Temo che il virus dell’omologazione sia penetrato in profondità. E non mi sembra assomigliare a quello del Covid: piuttosto, all’RNA messaggero. O meglio, alle conseguenze della sua inoculazione mentale di massa, prima ancora che fisica. Del resto, si sa, anche nel mondo dell’informatica si sospetta che virus e antivirus viaggino nelle stesse mani…


 
Non ho potuto trattenermi dal rispondere.
‘Attenzione, amici, a non cascare nel ‘fascismo’ occulto, subdolo, digitale, genderaro. Quell’asterisco dopo ‘tutt’ non ci sembra un bel segnale.
È anche lui - forse - figlio della stagione del ‘green pass’: quando tutte le belle difese - che oggi tornano in auge - del pensiero critico, del diritto al dissenso, de ‘il corpo e mio e lo gestisco io’, crollarono una dopo l’altra nel silenzio dell’obbedienza alla $cienza, nel terrore del distanziamento sociale coatto, nella notte della ragione...
O no?
Ognuno, certo, ha diritto a pensare a modo suo. Voi sapete se e quanto noi di Idra siamo o no vostri fratelli e sorelle nella battaglia allo scempio TAV. Proprio per questo, però, nel rispetto delle vostre scelte, umilmente vi chiediamo una piccola cortesia. Asterischi e schwa a noi fanno male al cuore, credeteci! Se ci volete bene e pensate di non poterne fare a meno... quella volta, evitate di scriverci.
Grazie! Un abbraccio a tutte e tutti da Firenze!’



Spero che questo spunto di riflessione possa servire. In un altro caso, a Firenze, ha avuto successo. E del resto, affido sempre all’interlocuzione gli esiti dell’agire. Anche per strada, dove sei costretto a prendere atto di un paesaggio umano abbastanza devastato, ogni volantino di informazione corretta, di invito al pensiero, arrivato a destinazione, ogni sguardo che si appoggia sul tuo cartello, voglio pensare e sperare che è un seme.

 

domenica 28 aprile 2024

PENSIERI SPARSI
di Vittorio Melandri


 
Se 500 mila morti vi sembran pochi… e meno del 50% degli elettori ai seggi vi sembran tanti…


Guerra Ucraina-Russia: Mosca stima che siano stati “eliminati quasi mezzo milione di soldati ucraini”. Zelensky annuncia: “Con Biden concordata fornitura di missili Atacms”. Seguono alcuni pensieri sparsi e datati, anche se molto attuali. “(…) Questo non è e non sarà mai più la Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Onorevole Presidente, lo Stato non è Lei! E dopo di Lei non c’è il diluvio! Le chiedo con quali diritti Lei batta i pugni sul tavolo dichiarando la sua insostituibilità? Con quali diritti Lei pretenda di interpretare personalmente la Costituzione tuttora in atto? Onorevole presidente (Berlusconi), Lei non è l’uomo della provvidenza, tutt’altro! (…) la Lega onorevole presidente, toglie la fiducia al suo Governo! (…)” (Umberto Bossi 21 Dicembre 1994). Si è consolidata la convinzione che, in Italia, le donne siano «entrate» nella scena politica con le elezioni del 2 giugno 1946. In realtà, le donne italiane votano per la prima volta per la prima tornata delle elezioni amministrative, tra il 17 marzo ed il 7 aprile del 1946 (grazie al) decreto legge De Gasperi-Togliatti che estende il diritto di voto alle donne che abbiano compiuto il ventunesimo anno di età al 31 dicembre 1944. Al momento della sua approvazione, il decreto legge De Gasperi-Togliatti, sembra passare completamente sotto silenzio. Anzi, nell’Italia occupata, “Il resto del Carlino” di quei giorni titola sarcasticamente: Mentre si muore di fame ci si preoccupa del voto alle donne (Nicoletta Fasano Dicembre 2005). “Io non so con quali armi verrà combattuta la III guerra mondiale, ma la IV verrà combattuta con pietre e clave”. Il pensiero è di Albert Einstein e mi permetto di chiosarlo così. A mia volta io non so chi combatterà la III e nemmeno la IV guerra mondiale, so con certezza che “non” le combatteranno gli “stronzi” che le avranno volute, è sempre stato così, da sempre chi decide e vuole le guerre, manda poi gli altri a combatterle. (Vittorio Melandri 7 Giugno 2010).

LA MIA GOCCIA



Il mare, si sa, è fatto di gocce. In più, la goccia ha un’altra proprietà importante: a lungo andare, paziente, scava la roccia. E allora, oggi, ecco una goccia, se vorrai aggiungerle la tua. Questi simpatici regimi si fanno la guerra per potersi riempire - col nostro sudore - di nuovi arsenali di armi.
Il sudore dei popoli finisce sotto forma di tributi nella casse degli Stati, per i ‘servizi pubblici’, che dovrebbero servire ad aggiungere qualità alla vita delle comunità. Ma se gli Stati son regimi - come capita alle moderne democrazie senza ‘demo’ e con tanta ‘crazia’ - capaci di mangiarsi anche le proprie Costituzioni, allora diventano ‘servizi pubblici’ prioritari, per l’appunto, gli armamenti. E non c’è neppure più il pudore di entrare di nascosto nei governi o nei salotti televisivi o nei rettorati universitari dalla porta girevole dell’industria militare. Ce la esibiscono, la loro militanza, come una medaglia al valore. Allora, la mia goccia oggi, qui, è un piccolo gesto di obiezione fiscale concreta quotidiana: tutte le volte che ci troviamo a dover acquistare qualcosa, beni o servizi. Molti di noi hanno già smesso da un pezzo di frequentare la grande distribuzione: preferiamo sostenere il commercio di vicinato, le attività di prossimità, le ultime isole di relazioni umane. Ebbene, forse è possibile - con garbo, con discrezione - unire un nuovo tassello alla solidarietà col fruttivendolo, col fornaio, col professionista, col tecnico, con l’artigiano: scontrino? no grazie! Spiegando perché, naturalmente. Non lo si fa per racimolare uno sconto (anzi, sarebbe preferibile non chiederlo). Men che meno, per ‘fregare’ lo Stato: al contrario, visto in che stato è lo Stato, proprio per non essere - da esso - fregati. Insegnare educazione civica nella scuola pubblica, fino a qualche anno fa, poteva voler dire anche educare al diritto-dovere all’obbedienza fiscale. In nome della comunità. Predicarlo oggi non sarebbe forse un atto di diseducazione civica? A quale comunità si dà linfa e consenso ubbidendo alle leggi di questi regimi? Poi, certo, non basta. Ci sarà tutto il resto da ricostruire. Ma forse si può evitare intanto di aggiungere risorse alle guerre.
 
Girolamo Dell’Olio
Firenze, 22 aprile 2024

25 APRILE, 1° MAGGIO, 2 GIUGNO
di Franco Astengo


 
25 aprile Ricorrenza della Liberazione, 1° maggio Festa dei lavoratori, 2 giugno il giorno della Repubblica.


Si avvicinano le date che, nel corso dell’anno, scandiscono il momento delle celebrazioni più importanti per la democrazia e il mondo del lavoro,
A questo punto, nel tempo dell’emergenza epidemica, non siamo in grado di prevedere come potrà essere possibile svolgere le tante iniziative che tradizionalmente sono in programma proprio in quei giorni. Non si tratta di un particolare secondario, di un momento che può passare in un modo o nell’altro: bisognerà pensarci per tempo perché mai come in questo momento i valori che queste date esprimono sono di grande attualità. Un filo rosso tiene assieme il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno, date collegate dall’espressione del valore comune dell’affermazione della libertà, dell’uguaglianza, del riscatto sociale.
Alle origini del 1° maggio i padroni mandavano la polizia che sparava sugli operai quando si radunavano per celebrare la festa del loro riscatto e della loro dignità umana, poi il fascismo la vietò completamente.
Ma arrivò il momento di liberarsi di quelle catene e fu l’ora della Resistenza attraverso la quale si realizzò la Liberazione, con la classe operaia assoluta protagonista e dalla Liberazione il 2 giugno nacque la Repubblica e come conseguenza immediata la Costituzione.
La Costituzione deve essere ripresa in mano riaffermandone i principi di fondo: nella relazione tra prima e seconda parte, nella necessità di modificare alcune storture che vi sono state introdotte con modifiche improprie come nel caso del titolo V e dell’articolo 81, nell’uscire dal momento di oblio in cui è stata relegata centralità del parlamento , nella riaffermazione del predominio del pubblico sul privato, del collettivo sull’individuale.
La centralità del Parlamento è stata proditoriamente messa in mora nel corso di questi anni, com’è apparso evidente in questi giorni di emergenza affrontata in modi e forme assolutamente ai limiti della legalità repubblicana.
Pensiamoci per tempo al 25 aprile, al 1° maggio, al 2 giugno in tempo d’emergenza, non facciamoci cogliere impreparati: quale sia la situazione nelle quale verremo a trovarci queste tre date dovranno essere ricordate con grande forza anche se si verificasse un caso deprecabile di impossibilità di trovarci in piazza. Soprattutto le tre date andranno ricordate riflettendo su di un necessario collegamento ideale da sviluppare nel nome della Democrazia Repubblicana, un principio che non può essere abbandonato nemmeno nei momenti più difficili. Tutto ciò chiama in causa l’esistenza di una sinistra politica capace di vedere il nuovo stando collegata alla grande tradizione del movimento operaio italiano: un discorso che ci porterebbe lontano in questa occasione ma che necessariamente dovrà essere ripreso alla svelta.

LA POESIA
di Laura Margherita Volante 


 
Un gessetto
 
Era il tempo 
dell’innocenza e 
dei giochi
Un salto di qua e 
uno di là 
Era il tempo 
dello stare 
insieme su un
fazzoletto di 
cortile
Era il tempo e...
ogni istante la
vita.

 

sabato 27 aprile 2024

SEMPRE 25 APRILE








Anpi Lucca


A Bergamo


A Bergamo


LA PRIMAVERA DELLA LIBERAZIONE     
di Giuseppe Natale


 
Si veste di giallo splendente
la giovane forsizia ridente:
annuncia nuova Primavera.
 
Dolce e femminile
frizzante e virile
brezza giovanile
spira la speranza
scaccia l’indifferenza
alimenta l’impegno.
 
Veloce viene il vento della Resurrezione:
scatta in piedi e si riscatta il popolo
sorge dal fango dell’oppressione
si libera delle catene della nazifascista prigione.
Resuscitano anche i lazzari
il cammino riprendono per la strada maestra.
 
Forte infuria la bufera dell’Insurrezione
nella prima stagione
d’aprile il venticinque:
è l’ultimo scontro col fascista traditore
è la cacciata del nazista invasore
è la vittoria della tenace Resistenza
è la vittoria della lotta partigiana.
 
Gioioso soffia il vento della Liberazione
e si respira aria purificata.
Sono fiumi in piena
le strade colme in movimento
di felice popolo festante.
Si corre si balla e si canta
scarpe rotte eppur bisogna andar …
Oh partigiano portami via
Oh bella ciao oh bella ciao…
Si grida Libertà e Uguaglianza
Democrazia e Fratellanza.
 
Alita il vento del Cambiamento
il popolo sovrano
la monarchia condanna
la Repubblica osanna
democratica pacifica antifascista
nella giovane stagione
il due di giugno
ancora e sempre Primavera
ancora e sempre Resistenza.
 
[Milano, 25 aprile 2024]

QUALE LIBERAZIONE?

 

25 Aprile: chi ha titolo per parlare di liberazione e antifascismo? La TAV sotto l’Appennino fa rima con Resistenza?
 
La sua condotta è stata definita dalla Corte dei Conti della Toscana “gravemente colposa” perché “agendo con censurabile superficialità, insolita pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza, - pur avendo un’adeguata conoscenza dell’opera e delle conseguenze che avrebbe causato alle risorse idriche, in virtù della consistente mole di informazioni pervenute nella fase istruttoria e volutamente trascurate o non adeguatamente veicolate, - procedette all’approvazione dei progetti” di sottoattraversamento TAV dell’Appennino tosco-emiliano. Per il danno erariale e ambientale, con sentenza n. 273 del 31 maggio 2012 è stato prosciolto ma solo per intervenuta prescrizione, che non risulta peraltro essere stata impugnata.


La sentenza della Corte dei Conti

Negli anni Novanta del secolo scorso, quando furono approvati a dispetto delle proteste delle popolazioni quei progetti sciagurati, forieri dell’ingente impoverimento idrogeologico accertato poi dalla Corte a Monte Morello, in Mugello e in Alto Mugello, aveva coperto il ruolo di presidente della giunta regionale della Toscana, prima di Claudio Martini, Enrico Rossi e Eugenio Giani. Oggi Vannino Chiti è presidente dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana. Da quella tribuna può celebrare il 25 Aprile e ricordare a tutti noi che “la Resistenza, e i valori dell’antifascismo, se vogliamo sentirli come attuali come sono dentro la Costituzione, bisogna che siano una memoria viva, non assegnata a qualche rigo sul libro di testo di storia”.

Enio Sardelli

Peccato che la memoria viva degli abitanti di Firenzuola, Borgo San Lorenzo, Scarperia, San Piero a Sieve, Vaglia e Sesto Fiorentino sia fatta di qualcos’altro: danni, oltraggi e umiliazioni che poco sembrano avere a che fare coi valori della Resistenza e della Costituzione! Provate a chiedere ai sindaci del Mugello dell’epoca in che conto furono tenute da quel presidente le ragionevoli obiezioni delle popolazioni e degli amministratori pubblici al progetto, e le argomentazioni tecniche della squadra di studiosi chiamata ad effettuare un’opera approfondita, interdisciplinare, di analisi e di proposizione di scenari alternativi. Chiedete loro, o a qualsiasi cittadino del Mugello, o leggete su qualunque cronaca del tempo, a quali condizioni furono alla fine costretti tutti a piegarsi: venne chiarito che il progetto sarebbe stato approvato comunque, per decreto, e che i Comuni recalcitranti non avrebbero ricevuto le ‘compensazioni’ con cui si puntava a comprare il consenso delle comunità. Possiamo definire questo un processo decisionale ispirato a una cultura democratica? Quanto alla ricorrenza del 25 Aprile, non sarebbe poi del tutto inappropriato interrogarsi su cosa è accaduto, in quel 1945, anche in altre regioni e popolazioni presto dimenticate. Provate a chiedere a Trieste e in Venezia Giulia cosa è capitato ai combattenti per la liberazione, passati dalla lotta all’occupazione nazi-fascista al lungo incubo della ‘liberazione’ titina!






Un gruppo di insegnanti fiorentini ha compiuto sulle fonti e nei luoghi di quella pagina tragica, assieme a più classi di studenti dell’ITI-IPIA ‘Leonardo da Vinci’ e con l’aiuto degli esuli istriani, giuliani, fiumani e dalmati in Toscana, un’opera di recupero della verità storica (a proposito di retorica dell’ ‘antifascismo’) che solo l’ANPI d’Oltrarno, nella persona del suo presidente, il partigiano ‘Foco’ Enio Sardelli, ha saputo subito apprezzare a valorizzare. Fino al punto di incontrarsi e abbracciarsi con la responsabile fiorentina dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Myriam Andreatini. Correva l’anno 2007. Qualche anno prima ‘Foco’ aveva voluto premiare con un’iscrizione ad honorem all’ANPI uno degli insegnanti che avevano accompagnato la scuola alla scoperta della storia ‘in diretta’.
 
Associazione di volontariato Idra

 

È ORA DI DIRE BASTA!


 
Il fascismo, apparentemente sconfitto dall’insurrezione armata della Resistenza, non ha mai smesso di operare, sotto varie vesti, dall’immediato dopoguerra ad oggi, a volte come semplice supporto alla destra politica ed economica, a volte come elemento di punta dell'offensiva reazionaria e conservatrice: lo testimonia la lunga scia di sangue e di violenza che ha attraversato questo paese (come non ricordare le stragi di P.zza Fontana, di Brescia, ai treni, alla stazione di Bologna.).
Oggi poi, grazie al diffondersi di un clima generale di intolleranza, razzismo e sessismo - che ha modificato i rapporti sociali, i comportamenti collettivi e le dimensioni individuali, basato com'è sul disprezzo e l’odio per le presunte ‘diversità’ - si ripropone come sbocco ‘naturale’ di una mentalità autoritaria e di una strutturazione gerarchica della vita sociale. Le politiche suicide della sinistra hanno fatto il resto con la precarizzazione del lavoro, l’adesione al neo liberismo, l’attacco alle conquiste sociali del ciclo di lotta precedente, l’ossessione per la legalità dimenticando che la legge è sempre frutto dei rapporti di forza sociali. Il risultato lo vediamo con Meloni e la sua cricca al potere. Ciò che deve preoccupare oggi è il rafforzamento di una vasta rete di alleanze di fatto, che va dalle destre istituzionali alla criminalità organizzata e ad ampi settori dell’apparato statale, fino ai gruppuscoli dell’estremismo più becero. Infatti, al di là dei linguaggi, i loro obiettivi sono identici (migranti, realtà anarchiche e comuniste, centri sociali, sindacati di base, comportamenti giovanili, etc.) e fatti propri anche da quei sedicenti ‘moderati’ che vorrebbero più polizia e più repressione, rafforzando quell’apparato statale che, tramite magistratura e polizia, arresta, denuncia e persegue penalmente l’attivismo antifascista, criminalizzando le manifestazioni di piazza con il principio della responsabilità collettiva e dilatando l’applicazione degli articoli sull’associazione sovversiva.  Quello stesso apparato che, tra le file delle forze di repressione interna ed esterna, dell’esercito, arruola e mantiene in servizio individui dichiaratamente fascisti.
 
Viviamo in un clima internazionale dominato dalle grandi manovre degli imperialismi, che per ridisegnare le varie zone d'influenza e di dominio hanno scatenato guerre atroci, ridando fiato ai totalitarismi etnici e religiosi, con il massacro e il genocidio di popolazioni inermi.
Viviamo in una pseudo-democrazia che ci fa credere di essere individui liberi solo perché ci chiama periodicamente alle urne negandoci, l’indomani, il diritto alla partecipazione e alle decisioni che riguardano la nostra vita individuale e collettiva.
Viviamo in città che lasciano sfilare impunemente i neo-fascisti con tanto di saluto romano e vessilli nazisti e incarcera chi vi si oppone.
Viviamo sotto il continuo attacco politico-clericale all’autonomia scolastica, alle libertà individuali e collettive, all’autodeterminazione e al diritto di scelta per le donne, alla libera sessualità, per garantire il privilegio patriarcale e l'imposizione di un modello unico di relazioni interpersonali fino alla sopraffazione e alla violenza.
Viviamo sotto il ricatto dell'accettazione passiva di un lavoro salariato malpagato, sempre più precario, a rischio d’infortuni e di morte, sottoposto alle speculazioni antiumane della ricerca del profitto ad ogni costo.
Viviamo in territori sempre più inquinati, dominati dalla speculazione - che ci nega il diritto alla casa - e dalla devastazione ambientale (Grandi Opere, TAV, Ponte sullo stretto, ecc.).
Viviamo in città sempre meno socializzanti, militarizzate e più “impaurite”, condizionate dall'offensiva mediatica dei mezzi di disinformazione di massa.


 
È ora di invertire la tendenza!
Ora più che mai vi è la necessità di affermare la nostra più ferma opposizione a questo sistema di oppressione e di sfruttamento, ai tentativi di aumentare il nostro coinvolgimento in guerra, ai nuovi tentativi sempre più autoritari che si delineano all’orizzonte con le ‘riforme’ istituzionali del premier solo al comando.
Abbandoniamo ogni illusione parlamentaristica e diamo vita ad organizzazioni di base senza gerarchie, senza funzionariato di partito e di apparato, per il rilancio dell’azione diretta collettiva, la gestione in prima persona della lotta, il rifiuto della delega come garanzie di un percorso autogestionario che non si limiti agli “aggiustamenti”, alle “compatibilità” interne all’organizzazione capitalistica del lavoro e della società, ma ponga all’ordine del giorno la trasformazione radicale dei rapporti sociali, per un mondo di libere ed uguali.
Dobbiamo sostenere lo sforzo di quanti nel mondo, dal Rojava, al Chiapas, alla Palestina, lottano per conquistare la libertà e la propria organizzazione sociale.
Per rispettare la memoria storica, per ricordare che la lotta antifascista è nata nel 1919 e non è finita il 25 Aprile di settantanove anni fa, per onorare i compagni e le compagne cadute, l’antifascismo deve tornare ad intrecciarsi alla critica radicale dell’esistente ed alla prospettiva rivoluzionaria di una società senza gerarchie né sfruttatori, sconfiggendo sul terreno della pratica sociale - autogestionaria, solidale, anticapitalista, antirazzista, antisessista - ogni tentativo di criminalizzazione delle nostre vite e di attacco alle libertà individuali e collettive.
 
CONTRO TUTTE LE GUERRE DEGLI STATI!
LIBERTÀ PER LE ANTIFASCISTE E GLI ANTIFASCISTI!
LIBERTÀ PER TUTTE LE PRIGIONIERE E I PRIGIONIERI POLITICI!
 
FEDERAZIONE ANARCHICA - MILANO
Viale Monza 255 - faimilano@inventati.org

A MILANO
Circolo Familiare