TAV, collaudo negato allo
‘Scavalco’ di Firenze: dinanzi all’ARPAT la testimonianza del presidente della
Commissione tecnico-amministrativa Per Idra solo il primo passo, mentre altre sorprese affiorano dalle
attività istituzionali dell’Agenzia ambientale. Terzo incontro di Idra, in questa nuova stagione di lavori
TAV, con l’Agenzia per la protezione ambientale della Toscana, presenti il direttore
generale Pietro Rubellini e i referenti per il monitoraggio del progetto Antongiulio
Barbaro e Luca Ranfagni, dopo i colloqui di aprile e maggio 2023. Ospite l’ing. Luigi
Francesco Montanari, presidente della Commissione di collaudo
tecnico-amministrativo in corso d’opera, che dopo aver ringraziato i
presenti per l’invito, li ha informati di aver ricoperto il ruolo di presidente
della Commissione a seguito di gara pubblica indetta da Rfi alla quale, per gli
elevati requisiti richiesti, parteciparono due soli concorrenti. “La gara
pubblica - ha sottolineato - è
a tutela dell’indipendenza della Commissione nel certificare la corretta
esecuzione tecnico-amministrativa dell’opera eseguita”. “Oggetto del collaudo – ha aggiunto - erano in sintesi la progettazione
esecutiva, l’attività di Direzione Lavori, le opere del sottoattraversamento. La
normativa prevede che l’incarico di collaudo in corso d’opera sia assegnato
entro tre mesi dalla consegna dei lavori. Al contrario, l’incarico alla
Commissione fu affidato alla fine del 2014, quando il Lotto 1- Scavalco era già
stato dichiarato ultimato con relativo Verbale nel 2012, e la progettazione
esecutiva era stata conclusa e pagata. Dai controlli della Commissione
la progettazione esecutiva, compensata con un importo prossimo ai 10 milioni di
euro, risultò carente ed incompleta, per cui è presumibile che l’elevato
importo speso per l’aggiornamento del progetto (la cosiddetta ‘project review’)
sia stato destinato, in parte, a colmare le carenze del progetto originario. Le prime visite in corso
d’opera furono riservate al Lotto 1. Lo Scavalco si presentava pesantemente
infiltrato e, nonostante ciò, era contabilizzato a prezzo pieno malgrado
l’evidenza di una tale non conformità. A lasciare interdetta la
Commissione fu che lo Scavalco, essendo costituito da gallerie artificiali costruite
a cielo aperto, presentava la situazione ideale per realizzare, come dovuto,
una perfetta impermeabilizzazione a tenuta stagna. Dall’esame della
progettazione esecutiva emerse alla Commissione un evidente errore progettuale.
La guaina di impermeabilizzazione lasciava infatti scoperto il punto d’appoggio
del traverso sul piedritto, senza neppure l’inserimento di un cordone
bentonitico, in presenza del livello massimo della falda che risulta più alto. Ne
conseguiva il trafilamento, da tale punto, dell’acqua di falda all’interno
della galleria e la sua penetrazione tra guaina di impermeabilizzazione e
paramento esterno del piedritto, con la conseguente distribuzione lungo lo Scavalco
e l’infiltrazione all’interno attraverso i giunti dei getti e le crepe da
ritiro”- Montanari ha inoltre precisato:
“In seguito al fallimento di
Condotte, tra Rfi e i Commissari di Condotte venne sottoscritto un Accordo
Quadro che comprende anche la controllata Nodavia. Al riguardo, l’Accordo Quadro
stabiliva tra l’altro le condizioni tecnico-economiche in base alle quali la
Commissione di collaudo avrebbe dovuto emettere il Verbale di Accertamento [che
attesta la situazione al momento della risoluzione contrattuale], e fissava al
più presto il collaudo delle opere eseguite da Nodavia, disponendo la
presentazione della Polizza Decennale Postuma del Lotto 1 [che copre soli i danni eventualmente
emergenti successivamente all’emissione del certificato di collaudo] in quanto
già ultimato nel 2012. La Commissione ha redatto quindi il Verbale di
Accertamento elencando e valorizzando tutti i gravi difetti sia tecnici che amministrativi
riscontrati, e dichiarando che lo Scavalco
in quelle condizioni non possedeva i requisiti di collaudabilità”. Al riguardo per inciso Montanari
ha osservato: “Per
raggiungere tali requisiti non basteranno semplici iniezioni dall’interno, in
quanto i tentativi fatti hanno dato risultati inadeguati”. “Una volta rassegnato
il Verbale di Accertamento al Committente Rfi”, ha concluso il presidente della Commissione,“lo
stesso, con Pec, ha informato la Commissione che, con la risoluzione della
Convenzione Nodavia/ Rfi, l’incarico era concluso. In definitiva trattando la Commissione,
i cui componenti sono pubblici ufficiali, alla stregua di un subappaltatore di
Nodavia e lasciando lo Scavalco, dopo 12 anni dall’ultimazione, senza collaudo
ed in un intollerabile stato di degrado. L’Ordine degli ingegneri ha contestato
con proprio parere motivato la correttezza del comportamento di Rfi”. Si comprende dunque,
commenta Idra, come la Corte dei
Conti della Toscana abbia annunciato l’apertura di un fascicolo, stando a
quantoriportato dalla stampa. Nel Verbale di
Accertamento, a cui per due volte Idra ha
vanamente chiesto accesso a RFI, è indicata anche una precisa raccomandazione
lasciata in eredità al committente: predisporre
il piano di emergenza, sin dalla fase di progettazione! Lo prevede la norma. A
maggior ragione in una Firenze che è soggetta ad inondazioni. La stessa
stazione, per esempio, può essere inondata. È necessario sapere quali sono le
opere che saranno eseguite ad evitare che l’acqua entri: non può bastare
discuterne a opera conclusa. E fa specie che chi gestisce il territorio (il
Comune, la Regione), o comanda il piano di emergenza (la Prefettura) appaia
indifferente. Il progetto non è irrilevante rispetto al piano di emergenza: se
entra l’acqua nella stazione, saltano tutte le tecnologie! E pensare che sono
recenti le inondazioni che hanno causato nel territorio anche prossimo a
Firenze gravi danni e morti pur trattandosi di opere in superficie. Le
conseguenze per opere in sotterraneo di quella dimensione sarebbero di un altro
ordine di grandezza!
La conversazione con
l’ing. Montanari, seguita con attenzione dai presenti all’incontro, ha permesso
di mettere a fuoco altri particolari interessanti, e circostanze concrete e
attuali di indubbio interesse. In primo luogo, la particolare qualità del
percolato che bagna le pareti e i marciapiedi della galleria dello scavalco.
Non si tratta di semplice acqua di falda. Le prime analisi realizzate dall’ARPAT
dopo la denuncia all’Osservatorio ambientale di cui si è fatta latrice Idra attestano la presenza di
colibacilli fecali (Escherichia coli). La costruzione della prima ‘grande
opera’ TAV a Firenze ha dunque impattato non solo con la falda, ma anche con le
fognature! Un altro risultato della
campagna di accertamenti che l’ARPAT aveva annunciato, e che risponde anche alle
sollecitazioni di Idra in occasione
dell’audizione dello scorso ottobre ha fatto rilevare nei pozzi a Castello una
presenza di idrocarburi. Ancora del tutto sconosciuta la provenienza, che verosimilmente
niente a che vedere con i lavori TAV. Ma pur sempre una presenza incresciosa! L’ing.
Montanari ha segnalato in proposito che Firenze farebbe bene a tener conto
dell’esperienza degli errori commessi nel sottoattraversamento di Bologna (un
invito che, a suo dire, non è mai stato raccolto da RFI) non solo sul piano
della prevenzione degli impatti idrogeologici ma anche su quello – più di
stretta competenza dell’Agenzia – della depurazione delle acque inquinate: “I
vostri colleghi di Bologna, dove le acque a monte della stazione sono inquinate,
hanno preteso che transitino attraverso dei culligan che la depurano: è
un’occasione che non vi dovreste far scappare…”. Nel
corso del colloquio è stato possibile appurare che persino intorno all
cosiddetto ‘inconveniente’ dei piccoli geyser di fango spuntati sul ponte al
Pino lo scorso 12 dicembre, durante il passaggio della fresa poco sotto il
manto stradale, si è costruita una (innocente?) inesattezza informativa. Inutilmente
Idra aveva tentato di ottenere lumi presso
RFI e il cosiddetto ‘Comitato di garanzia’, dal quale si attendono ancora le
risposte ai quesiti di carattere
generale e di dettaglio sui lavori TAV trasmessi il 25 marzo. Diversamente da quel che ha comunicato, e
successivamente riconfermato, l’Infopoint di RFI (“l’evento occorso il 12/12 u.s. in corrispondenza del Ponte al
Pino, ha visto la fuoriuscita di materiale condizionato in superficie a causa
di un vecchio carotaggio intercettato durante le operazioni di scavo”), i
riscontri dell’ARPAT sono più precisi, rispetto a come tutti i media hanno pedissequamente raccontato. “L’abbiamo
capito, e abbiamo anche le foto”, ha risposto il direttore
Rubellini a precisa domanda al riguardo. “Hanno intercettato quello che pare più un
vecchio pozzo. La fresa l’ha “strappato”, era un tubo d’acciaio fenestrato [i tubi fenestrati sono tipici della realizzazione di
pozzi e piezometri: si tratta di tubi con fessure che consentono l’ingresso
dell’acqua nel pozzo e la sua successiva estrazione da parte della pompa], l’abbiamo potuto vedere una volta estratto dalla fresa…”. Certo, come hanno commentato il
dott. Barbaro e il dott. Ranfagni, “che fosse un sondaggio, o un vecchio pozzo,
è roba di cui si era perso traccia; ed è quasi matematico che in un’area urbana
come Firenze il censimento dei pozzi realizzati storicamente possa essere
incompleto”. Tutto
condivisibile. Ma resta che potrebbe risuccedere, come ha confermato lo stesso direttore
Rubellini. E ad avviso di Idra è
giusto e doveroso che l’opinione pubblica ne sia onestamente informata: “Per
piccina che essa sia, anche questa è una bugia. C’è da fidarsi di chi dice le
bugie?”. In ogni caso, gli ospiti
hanno voluto ringraziare l’ing. Montanari per il contributo di informazioni, e
– siamo certi – di riflessioni offerto. In più di un’occasione hanno inteso segnalare
tuttavia la propria ‘non competenza’ sui temi proposti dal presidente della
Commissione di collaudo. Ma, nell’esprimere riconoscenza per la preziosa (e fin
qui unica) disponibilità all’ascolto accordata, la delegazione di Idra (Marco Mordini e Girolamo Dell’Olio)
ha voluto rimarcare invece quanto sia di stretta pertinenza della protezione
ambientale, e dunque di chi se ne fa carico, il diritto/dovere alla piena
conoscenza dei dati che il documento prodotto dalla Commissione di collaudo
risulterebbe contenere: “Se da questa conversazione risulta che
esiste un documento, il Verbale di accertamento, redatto da un pubblico
ufficiale,dal quale si ricavano
oggettivamente dati, condizioni e circostanze che attestano e spiegano le interferenze
ambientali dovute a una progettazione errata, a noi sembra che voi dovreste
esserne istituzionalmente non curiosi: curiosissimi! Se poi la presenza di uno
sgrondo fisso di colibacilli in una ‘grande opera’ chiamata a raccordarsi con
gli altri 7 km di tunnel progettati da Campo di Marte non è un tema ambientale…!”. Nel frattempo Idra ha inviato all’ARPAT richiesta di
accesso agli atti menzionati nel corso dell’incontro del 25 marzo scorso, e provvederà
a darne notizia pubblica appena acquisiti: a) la documentazione
fotografica dell’impatto della talpa a dicembre al ponte al Pino; b) le analisi delle acque
inquinate da colibacilli all’interno della galleria e da idrocarburi nei pozzi
di Castello; c) il carteggio attivato al
riguardo da ARPAT coi soggetti interessati, Publiacqua e Comune di Firenze; d) i risultati degli
accertamenti sul decadimento a Cavriglia degli additivi chimici alle terre di
scavo che da qualche settimana hanno iniziato a essere trasferite in provincia
di Arezzo; e) i risultati delle
verifiche condotte meritoriamente dall’ARPAT in collaborazione con l’ARPA Lazio
nel campo-prove di Pomezia. Nuovo appuntamento fra Idra e ARPAT tra un mese. Associazione di volontariato Idra