Ancora sul caso
Scurati. L’antifascismo, condizione necessaria, ma non sufficiente. Molto è stato scritto e molto è stato detto
nei vari media e negli immancabili social. Il merito di Antonio Scurati, in
primo luogo, e dei solerti servitori, ligi e ottusi censori della Rai è stato
quello di aver almeno suscitato un dibattito e un clamore mediatico intorno
alla questione del fascismo e dell’antifascismo. Ma qui, in questo breve
intervento, ci concediamo di fare altre considerazioni. Un richiamo veloce a
che cosa è stato il fascismo e soprattutto un argomentare che non è sufficiente
dirsi antifascisti. Sappiamo quanto l’ipocrisia e la turlupinatura siano molto
diffuse. Soprattutto in questo tempo di nuova guerra fredda, di guerra
guerreggiata e di clima di preparazione, materiale (spese militari) e
spirituale (valori occidentali, democratici, europei, i barbari alle porte
ecc.), a guerre più robuste e micidiali future. Qualora fascisti e postfascisti
al governo dovessero superare l’imbarazzo di dirsi “antifascisti”, rimane
l’aspetto estetico e cosmetico ipocrita di autodefinirsi antifascisti e di
rimanere tuttavia nella realtà quello che si è. Il rapido riferimento è Giorgia
Meloni. In precedenza antisistema, antieuropeista, anti-atlantista ecc. e oggi,
al governo, fedele servitrice del sistema, dell’Europa e della guerrafondaia
accoppiata Usa-Nato. I Il campo
progressista, più centro che sinistra, è fieramente antifascista. Sfera
politica e sfera mediatica. È un bene, va da sé. Tuttavia dobbiamo fare un
esercizio di misura e di equilibrio, senza cadere nell’estremismo e nel settarismo.
Allora. Il fascismo e il nazismo esistono ancora. Non dimenticando che gli
alleati, Usa e britannici, salvarono molti criminali fascisti e nazisti, dopo
la Liberazione in Europa, nella visione e nella funzione dell’anticomunismo e
della guerra fredda con l’Urss e il campo socialista. Qui in Italia, con la
complicità delle classi dominanti, degli apparati dello Stato e della Dc. Creando
strutture clandestine come Stay Behind e Gladio. Finanziando gruppi eversivi di
estrema destra da utilizzare al momento opportuno. È la triste storia
dell’Italia dal dopoguerra a oggi. È la triste storia delle discriminazioni nei
confronti dei comunisti, dei socialisti, dei sindacalisti, dei partigiani dopo
il fatidico 1948. Nei processi ai partigiani. Con fascisti, torturatori,
criminali di guerra a piede libero (Rodolfo Graziani, Mario Roatta, Junio
Valerio Borghese ecc.). Con il famoso “armadio della vergogna” occultato, fatto
sparire, contenente i fascicoli riguardanti i criminali nazisti delle stragi
compiute in Italia. Il campo Nato non doveva essere indebolito con queste cose.
Germania e Italia ormai arruolate. Anche e soprattutto perché in Italia esisteva
il principale partito comunista d’Occidente. Con importanti figure di
partigiani e di comandanti processati e condannati. Con alcuni costretti a
riparare all’estero per non subire l’onta del carcere nell’Italia repubblicana,
dopo aver scontato molti di loro il carcere fascista e dopo aver combattuto e
rischiato la vita nella guerra partigiana. II Oggi nei circoli
dominanti, anche di centrosinistra, il fascismo viene ricordato soprattutto per
le leggi razziali del 1938, per i caratteri autoritari e antidemocratici. Al
massimo per avere condotto l’Italia alla guerra e all’asservimento alla
Germania nazista. Il fascismo, dal 1919 in avanti, è stato antioperaio,
antipopolare, con gli assalti alle Camere del Lavoro, alle Leghe contadine,
alle sedi dei partiti della classe operaia e dei contadini. Giacomo Matteotti,
Giovanni Amendola, Piero Gobetti, don Minzoni ecc., ma i tanti comunisti e
socialisti uccisi o fatti morire in carcere, Antonio Gramsci in primo luogo. Qui
ci si divide. La guerra, il neoliberismo, l’umiliazione del lavoro, i morti sul
lavoro, il razzismo, occulto o palese, e lo sfruttamento dei migranti (“il
proletariato esterno”), la questione ecologico-climatica, la democrazia reale e
non rituale, Israele e Palestina, il massacro a Gaza ecc. Le forme nuove delle
ingiustizie e delle oppressioni contemporanee. III La memoria è
importante. Ancor più importante è “il presente come storia”. È la memoria
“attiva”. Avversante le ingiustizie e le oppressioni contemporanee di cui
sopra, oltre il vecchio fascismo. Avversante le interessate rimozioni
occidentali del colonialismo, dell’imperialismo (e il fascismo è stato anche
questo), e della decolonizzazione. Avversante le culture e le subculture che
negano la dignità di classi sociali, di popoli, di donne e di uomini che
aspirano a una vita di pace e di giustizia.