Non
si può stare zitti. Ènecessario unire tutte le possibili voci che contrastino questa deriva di
sfruttamento che porta il lavoro ad essere strumento di morte. È stato
giustamente scritto che la tragedia della centrale di Suviana richiama
direttamente quella della ferrovia di Brandizzo, avvenuta qualche mese fa e già
dimenticata. Non si tratta soltanto di legislazione, di limitazione del
fenomeno degli appalti (fattori pur importantissimi) ma di concezione del
lavoro, del suo sfruttamento, del non considerare il fattore umano anzi, il
valutarlo quasi come una variabile indipendente (un “effetto collaterale”) ai
fini dell’accumulazione del profitto. Non possiamo dimostrarci indifferenti e
derubricare tutto questo come “incidente”: serve subito uno scatto in avanti
nella protesta e nella proposta e soprattutto ritrovare il senso di comunità,
di appartenenza, di senso di classe del movimento operaio ormai allargato nei
suoi confini rispetto alla concezione storica del soggetto. Franco
Astengo