Pagine

lunedì 24 giugno 2024

UNO STRANO SOGNO
di Carlo Bauer



Una confessione-intervista
                                                  
Pisa, 22 marzo 2024. L'altra notte ho fatto un sogno strano. Invece delle solite immagini di paesaggi, personaggi e vicende spesso un po' inquietanti, che emergono a volte dalle nebbie dell'inconscio, ho sognato un foglio di carta bianco (o meglio, un po' giallina) con una sola parola scritta in alto a sinistra: Gesù: (Gesù due punti). Ho cercato di capire cosa volesse significare e sono giunto alla conclusione (certo un po’ presuntuosa) che fosse una indicazione dall’Alto perché io scrivessi quello che Gesù avrebbe detto a me e agli esseri umani contemporanei in una sorta di confessione-intervista. Ecco quello che mi è venuto di scrivere.
 
Gesù: Mi avete definito “il Figlio di Dio”. In effetti, forse per merito di una Grazia particolare, ho sentito molto profondamente nel mio cuore la presenza di quella potenza amorosa e creatrice che chiamiamo Dio ed è l’origine e il fondamento di tutto. Questa presenza non è stata solo un influsso cosmico, ma si è rivelata anche come una Persona con cui si può comunicare con uno scambio amoroso; per questo l’ho chiamata “Padre” anche se so che voi uomini moderni avete capito che questo termine non è del tutto corretto e forse sarebbe più giusto chiamarla “Madre” (come ha detto un pontefice del novecento); comunque nel mondo della trascendenza sono superate le definizioni valide sulla Terra. Quando ho detto che chi vede me vede il Padre volevate denunciarmi per blasfemia, ma vi ho fatto osservare che anche tutti voi siete “Dei” perché nel più profondo del vostro cuore alberga lo stesso Dio e lo potete sentire solo che rimuoviate da vostro intimo tutti quegli ostacoli che impediscono di attingere nel profondo. A questo proposito voglio ricordare ciò che ha detto Etty Hillesum, una ragazza ebrea olandese deportata nel campo di transito di Ravensbrück (per poi essere uccisa ad Auschwitz): oltre ad esprimere pensieri di misericordia per i suoi aguzzini, diceva di voler rimuovere sassi e sabbia che intasavano il pozzo del suo cuore per poter attingere al suo fondo il Dio di amore che vi albergava. Pensando a tutto questo, si capisce perché quando mi chiedeste quale fosse il più grande comandamento, risposi: ama Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutte le forze. Vi è poi un secondo comandamento simile al primo: ama il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti (che poi non sono comandamenti, ma indicazioni, perché l’amore non si comanda) discendono come corollari la legge, i profeti e tutti i pensieri dei grandi uomini del passato.


Con questi pensieri in mente decisi che sarebbe stato importante per me comunicarli a tutti, perché potevano essere uno strumento valido per risolvere tutti i gravi problemi che da sempre hanno afflitto l’umanità. C’era però qualcosa che ostacolava il realizzarsi di questi pensieri di amore. E così, prima di iniziare la mia attività pubblica per diffondere la “Buona Notizia” mi ritirai per 40 giorni e 40 notti nel deserto per meditare sugli ostacoli da superare. Ne individuai tre: uno, il più banale, il desiderio smodato di beni e piaceri materiali. Un secondo, un po’ più serio, il desiderio di apparire e di avere successo mondano. Però il più grave era il terzo: la brama di comando, per avere nel proprio pugno la vita degli altri e dominarli. La libidine del dominio è di gran lunga superiore al più grande dei piaceri naturali, come lo ha magistralmente definito un capo-mafia siciliano con la frase «Cumannari è megghiu ca futtiri».
Completata così la mia preparazione uscii dal deserto e mi avviai verso il fiume. Il vostro grande poeta Dante Alighieri aveva incarnato i tre ostacoli da me individuati in tre belve che impedivano la sua salita verso l’alto. Senza nessuna malevolenza verso i nostri cari amici animali, che sono un aspetto della magnificenza del creato, le tre breve erano, nell’ordine di cui sopra, una lupa magra e affamata, una lonza (lince) e, soprattutto, un tremendo leone. Arrivato al fiume, ebbi una gradita sorpresa: c’era un uomo che predicava idee simili alle mie e per poter essere libero da imposizioni e censure dal Tiranno e da eventuali sponsor, viveva molto poveramente a costo zero trovando in natura il sostentamento. Alla gente che veniva a sentirlo versava in testa l’acqua del fiume per lavare gli ostacoli (che avevo capito anch’io) al bene dell’amore. Ebbi un moto di simpatia e mi misi anche io in coda per sottopormi allo stesso rito. Fui molto rattristato quando seppi della sua tragica fine e comincia ad avere un po’ paura che sarebbe toccata anche a me una fine simile, se andavo in giro a proclamare queste idee, ma il mio entusiasmo era ormai così forte e la pienezza dell’amore di Dio così traboccante in me che inizia quella “Mission Impossible” di annunciare la “Buona Notizia”.



La gente veniva ad ascoltarmi con l'interesse; poi cominciò a succedere che quando qualcuno incrociava il mio sguardo amoroso e mi sfiorava, guariva dei propri mali (a volte un poco a poco). All'inizio ero un po' turbato anch'io da questa forza che sentivo fluire da me, poi mi ricordai che quando ero piccolo e mi capitava che in bottega mi facessi male e cominciavo a strillare, la mia cara Mamma mi prendeva in braccio e diceva: ora ti ci do un bacino e la bua ti passa: e mi passava! Capii così che i mali passavano per la forza dell’Amore. Così, folle sempre più numerose mi seguivano e cominciava a essere difficile gestirle. Allora alcuni giovani volenterosi cominciarono a seguirmi e ad aiutarmi.
Erano però molto grezzi e non capivano a fondo il mio messaggio. Un giorno addirittura li sentii discutere tra loro sulla ripartizione delle cariche importanti nel futuro Regno che avrei costituito, proprio secondo quello che secoli dopo fu chiamato Italia il “Manuale Cencelli”. Mi arrabbiai molto e feci loro una bella lavata di capo spiegando che chi vuole essere Capo e Maestro (come ero io) doveva prima di tutto essere un servitore; e per ficcare bene in quelle teste dure questo concetto fece il gesto teatrale di lavare loro i piedi. Aggiungo poi, se volete metterla in politica, il principio fondamentale enunciato lapidariamente da un grande profeta secoli prima di me: “Guai a quei Pastori che, invece di pascere il gregge, pascono se stessi”. Vi dico che se anche nel Sinedrio o in altre assemblee del genere avessero una maggioranza disposta ad assolverli e riabilitarli, non lo sarebbero agli occhi dei cittadini traditi.
Sarebbe bene ricordare queste cose anche nella vostra epoca dove tutto è rimasto uguale, o peggio, anche dopo secoli di cambiamenti e rivoluzioni. Ma i potenti fanno il male peggiore di tutti gli altri; dopo aver sfruttato al massimo i sudditi non trovano altra soluzione che fare le guerre, che creano per loro nuove opportunità di guadagno e sfoltiscono la massa degli oppressi. È quindi importante che quelli che le guerre le subiscono, col loro carico di distruzioni, morti, sofferenze e atrocità innominabili, si uniscano per scrollarsi di dosso il giogo dei contrapposti potenti, e costruire la pace tra di loro. A questa conclusione sono giunti anche, dopo secoli da me, alcuni pensatori laici come Marx, Engels, Lenin, Rosa Luxemburg e altri con il loro motto «Proletari di tutto il mondo unitevi!». Abbiamo però una profonda divergenza sui metodi per ottenere il risultato. Essi non escludono l’uso della violenza rivoluzionaria. Io, invece, in base ai miei principi di Amore, la escludo categoricamente (salvo un uso limitatissimo per soccorrere qualche innocente che sta subendo un sopruso, come diceva Gandhi).



La escludo anche per un semplice motivo pratico, che non è quasi mai efficace nell'ottenere un risultato duraturo e, nei pochissimi casi in cui è riuscita (Francia, Russia) in brevissimo tempo ha prodotto nuovi potentati, nuove “nomenklature”, nuove guerre. Invece, il metodo più coerente al mio messaggio è quello delineato nei secoli da tanti pensatori illuminati, da Buddha in poi, che è quello della nonviolenza, che non è un subire passivamente, ma anzi richiede un impegno pericoloso e quasi eroico. Questo metodo consiste nella resistenza passiva, nella disobbedienza, nell'obiezione di coscienza, nel boicottaggio, nel sabotaggio, dell'ostruzionismo, nella diserzione, nel promuovere scioperi e cortei pacifici di massa, nel costruire strutture alternative governate con contributo di tutti (omnicrazia), nel promuovere in tutte le maniere la cultura popolare contro l’oscurantismo dei potenti.
Questo metodo ha dato risultati migliori di quello violento (India, Sudafrica, Danimarca, gli ex satelliti sovietici), e in più neutralizza l'ultima arma violenta in mano ai padroni, quella della Provocazione.
I potenti, infatti, si avvalgono di violenze vere o presunte attribuite agli oppressi per inasprire enormemente la morsa del loro dominio. A volte non hanno neppure bisogno di pagare dei sicari per compiere queste provocazioni perché spesso tra gli oppressi ci sono degli “utili idioti” che credono di aver successo con la violenza (campo in cui chi comanda è enormemente superiore) e compiono azioni violente e terroristiche. Possono essere etero diretti da fanatici o anche agire in buona fede, e a chi governa basta lasciar fare indisturbati questi atti terroristici, senza fare uso dei loro occhiuti servizi segreti e dei loro potenti apparati repressivi così pronti a intervenire immediatamente per reprimere qualunque dissenso (a parte è l’esempio classico dell’incendio del Reichstag fatto dai nazisti per attribuirlo ai comunisti).



Vi sono due esempi eclatanti di tutto questo negli ultimi anni: uno, nella mia terra (ricordatevi che è un Ebreo che vi sta parlando), quello del massacro del “7 ottobre” accompagnato da atrocità innominabili, fatto dai terroristi insediati a Gaza le cui vittime erano perlopiù pacifici agricoltori, alcuni anche pacifisti e amici dei vicini palestinesi. Il Governo li ha lasciati agire liberamente per poi scatenare la distruzione di Gaza, il massacro e la deportazione dei poveri palestinesi. Il massacro sta diventando quasi un genocidio perché nei campi di deportazione improvvisati dove sono ammassati a migliaia, con la fame e con la morte ogni giorno, non c’è più sesso (di cui si parla solo per gli stupri) e non nascerà nessun bambino. I bambini sopravvissuti a questa strage saranno segnati per sempre da questo trauma. Questo lo sa bene lo “scriba” di queste righe che attraversò da bambino il fronte di guerra nel 1943 vivendo con l'occupazione straniera, sotto le bombe e le cannonate, in mezzo alle macerie con le schegge e con le mine, con le mitragliate degli aerei, con la paura e la fame ogni giorno.
L'altro esempio eclatante è quello del massacro a Mosca del marzo 2024. I terroristi fecero indisturbati il massacro in un teatro con le uscite di sicurezza sbarrate e tranquillamente uscirono, salirono in macchina e si allontanarono. Ancora una volta il governo sfruttò sotto tutto questo, firmando immediatamente il reclutamento militare di migliaia di giovani da mandare al massacro nella guerra fratricida in Ucraina, voluta dal Tiranno e dagli oligarchi russi, a cui hanno risposto ben volentieri i magnati del complesso militar-industriale dell’Occidente pensando a lauti guadagni, realizzati a spese del taglio definitivo del welfare dei propri cittadini.



Manifestando tutte queste mie idee e gli scenari anche futuri in cui avrebbero potuto operare, era inevitabile che io cadessi nel mirino delle autorità religiose e politiche. Infatti fui arrestato e processato. Le folle furono aizzate contro di me. La tirannide, da sempre, si mantiene anche lavando il cervello dei sudditi, tenendoli nell’ignoranza e imbottendoli di falsi miti e falsi “valori”. Mi deferirono al Governatore della potenza occupante, un torinese peraltro abbastanza intelligente, e lo convinsero che ero molto più pericoloso di un capo-partigiano che aveva arrestato. Lui tentennò ma poi mi condannò a morte e mi consegnò al plotone di esecuzione, che avveniva con quella orrenda modalità in uso nell’Impero che portava a una lunga e atroce agonia.
Mi condussero al luogo dell’esecuzione. Il Centurione che comandava il plotone d’esecuzione mi porse della droga per alleviare le mie sofferenze, ma non volli berla per esser cosciente fino alla fine. Ma questo mi costò una sofferenza aggiuntiva: quando ormai ero all'estremo ebbi la sensazione che il mio cuore fosse vuoto perché la presenza di Dio era svanita come se Lui mi avesse abbandonato: fu per me un'esperienza spaventosa perché fin dalla più tenera adolescenza avevo sentito fortissima questa presenza in me e mi aveva accompagnato in tutta la mia vita e ispirato durante la mia missione. Cacciai allora un urlo disperato chiedendoGli perché mi aveva abbandonato e così esaurite le mie ultime forze spirai. L'indomani era la festa del Sabato e così, in fretta, mi deposero, mi ricomposero e portarono la mia salma rigida e fredda al Sepolcro. I miei circuiti cerebrali erano ormai inattivi e le sinapsi bloccate. Non so come fu, non so quando, ma cominciai a sentire una voce lontana, ma sempre più forte che mi chiamava, mentre il mio cuore ricominciava a battere e si riempiva fino a traboccare della presenza di Dio. Le membra si scaldarono e provavo una sensazione di benessere mai sentita così: era Lui che mi chiamava e mi ridonava la vita. Quasi si scusava per avermi per un po’ abbandonato; d’altronde mi ero offerto di bere fino in fondo il calice della sofferenza. Mi sentivo strano, un po' diverso; le mie ferite si vedevano sempre ma erano come anestetizzate; mi stiracchiai e mi alzai ancora un po' intontito. Andavo a sbattere contro gli ostacoli, ma mi accorsi che con un impercettibile movimento del mio nuovo fisico diventavano come trasparenti e passavo aldilà di essi. I vostri scienziati hanno capito nei secoli successivi che oltre al nostro universo a tre dimensioni sono concepibili altre dimensioni e altri universi dotati di queste, descritti dalle matematiche di Hilbert. Forse percepivo la quarta dimensione!
Preso da una grande euforia mi precipitai fuori per cercare i miei discepoli. Ero un po' irriconoscibile, tanto che una donna che stava venendo al sepolcro mi scambiò per l'ortolano che, presto, dopo la festa, veniva a lavorare nei giardini accanto ai sepolcri. I miei discepoli si erano barricati nel Cenacolo per paura di essere arrestati e di fare la mia fine. Picchiai forte alla porta dicendo di aprire, ma loro, temendo un tranello, ammutolirono. Mi ricordai allora di quella nuova proprietà che era venuto a dotare il mio fisico e con un piccolissimo adatto movimento attraversai la porta e giunsi in mezzo a loro invocando su di loro la pace. Furono sbalorditi e si abbandonarono poi all'entusiasmo tempestandomi di domande. In seguito girai parecchio incontrando tante persone. Molti mi riconoscevano solo quando parlavo della mia dottrina e ardeva loro il cuore, oppure quando facevo dei gesti, rimasti poi nella storia, come spezzare il pane: successe così a Emmaus.


Il Regno di Dio cominciava a realizzarsi? Spesso si era parlato di questo argomento con i miei amici. Si parlava di “Regno” ma credo che nella vostra epoca questa forma di governo è ormai superata e io intendevo una forma di convivenza guidata dall’Amore di Dio. Gli rispondeva allora che il Regno di Dio è già in mezzo a voi quando non accumulate tesori sulla Terra ma in Cielo dove la tignola e la ruggine non consumano e dove ladri non scassinano e rubano. E questi tesori sono tutte le azioni che avete fatto guidati dall’Amore e di cui vi ho tanto parlato ed è stato in parte scritto nei resoconti della mia “Buona Notizia”.
E nel futuro come è stato, e come sarà? A poco a poco il “Regno” ha cominciato a farsi strada in mezzo a tante contraddizioni e contrasti, sono state raggiunte mete un tempo impensabili sui diritti umani e sociali, ma nel contempo si è intensificata la violenza dei Potenti per mantenere e accrescere la loro posizione e il loro sfruttamento dei sottomessi. Hanno usato sempre più l'arma della Guerra, che ha raggiunto un massimo nel Novecento con due guerre totali e centinaia di altre collaterali con milioni e milioni di morti e la comparsa di armi sempre più micidiali (aerei a reazione, missili, bombe atomiche). Nel Duemila questa “escalation” si intensifica sempre più e siamo alle soglie di una guerra totale ancora più terrificante. Se mi chiedete quale sarà il futuro devo purtroppo dirvi che sarà ancora più brutto con l'uso di armi sempre più micidiali e potenti accompagnate da terribili pandemie che tenderanno a rendere la Terra una landa deserta desolata e tossica come è stato descritto da un mio caro discepolo. Per fortuna tutto questo avrà fine. Anche gli scienziati pensano che questo nostro mondo avrà una fine. Lo spazio-tempo (cronotopo) sì squarcerà e finalmente vedremo al di là Dio com’è. Nella sua memoria prodigiosa di Giga di Giga di Giga di Tera, di Tera, di Tera- byte sono rimasti impressi i “Tesori in Cielo” accumulati dagli uomini di buona volontà di tutti i tempi e la Sua potenza creatrice di Amore farà rivivere tutti come ha fatto con me e sarà realizzato il Regno da me annunziato con l’unione di tutti in una indescrivibile gioia. È quello che il grande apostolo italiano della nonviolenza Aldo Capitini nel suo aspetto religioso aveva chiamato l’«Uno-Tutti». Aldo aveva capito anche la mia vera natura al di là di tutte le Gerarchie e i Potentati, di me che ho potuto annunziarmi questa “pienezza finale”.
 

 
Profilo dell’autore
Carlo Bauer è nato a Taranto il 23-1-1936, figlio di un ingegnere navale genovese discendente da un tecnico navale tedesco venuto a lavorare alla Ansaldo di Sampierdarena nell’Ottocento e radicatosi a Genova. Come dice la data di nascita ha vissuto i primi otto anni della vita in mezzo alla guerra, prima sotto i bombardamenti a Taranto e poi, sfollato a Ortona in Abruzzo, attraversando il fronte di guerra, fermatosi a lungo proprio in questo paese, che fu chiamato la “piccola Stalingrado”, vivendo in uno scenario simile a quello che stiamo vedendo oggi a Gaza e in Ucraina.
Nel 1954 ha vinto un posto alla Normale di Pisa, dove si è formato anche incontrando studiosi famosi, ma soprattutto Aldo Capitini, allora segretario della scuola, che lo ha iniziato alla teoria e pratica della nonviolenza. Si è così radicato a Pisa, perfezionando la sua preparazione religiosa e politica col volontariato cattolico e con la presenza attenta ai grandi eventi degli anni 60, sfociata in una partecipazione personale alla politica attiva nel 1972, guidando la sezione pisana del Movimento Politico dei Lavoratori (MPL) fondato dal segretario delle Acli Livio Labor, evolutosi poi in PDUP, Democrazia Proletaria e, infine, Rifondazione Comunista. Divenuto professore associato di biochimica presso la Facoltà di scienze dell’Università di Pisa, ha continuato nel suo impegno fino alla pensione nel 2006 e ancora adesso al tempo della vecchiaia e dell’invalidità. È abbonato dal 1964, ad “Azione nonviolenta” la rivista fondata da Aldo Capitini, e da allora è iscritto al movimento nonviolento, partecipando a diverse iniziative locali con le tecniche nonviolente, anche in collaborazione col gruppo di Francuccio Gesualdi, l’allievo di Don Milani fondatore del Centro nuovo modello di sviluppo di Vecchiano. Ha praticato per molti anni l’obiezione fiscale alle spese militari. In breve il suo ritratto ideologico è così riassumibile: in religione di definisce un credente cristiano e cattolico eretico (un po’ meno con Papa Francesco) e in politica di estrema sinistra nonviolenta.