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venerdì 16 agosto 2024

CITTADINANZA
di Franco Astengo


 
Il concetto di cittadinanza, oggi sottoposto a dibattito nel sistema politico italiano, fa capo a molteplici tradizioni e noi viviamo in un’epoca nella quale si ravvisa ancora l’origine dalle rivoluzioni borghesi, inglese, americana e francese. Se si riconosce questo punto di partenza deve essere riconosciuto anche lo stretto intreccio tra cittadinanza e democrazia nella sua forma classica “liberale”. Quella forma classica “liberale” oggi in crisi sotto l’assalto delle visioni autocratiche fondate sull’idea dell’eccesso di domanda da ridurre limitandone l’estensione dell’agibilità (da Schimtt a Luhmann). Da questo schema risulta ancora diverso quello che possiamo nuovamente definire “caso italiano” perché l’autocrazia obiettivo della destra di governo si intreccia (oltre all’ovvietà del nazionalismo) a una visione economico-sociale di tipo corporativo. Il tema del riconoscimento della cittadinanza passa allora attraverso la ricerca dell’uguaglianza, intendendo l’appartenenza alla comunità il fattore dinamico della ricerca delle modificazioni sociali. Se infatti l’uguaglianza tra i cittadini deve essere estesa a un numero sempre maggiore di donne e di uomini ciò deve prevedere una definizione formale come membri della comunità. Questo processo di definizione formale si lega direttamente, come sostenuto all’inizio, all’affermazione della democrazia il cui mezzo di estensione rimane il suffragio universale e l’equa risultanza del voto quale effetto della diversità di opinioni e dell’organizzazione di queste diversità. L’affermarsi del multiculturalismo comporta la coesistenza tra un principio di carattere individuale (eguaglianza) e un principio di carattere sovraindividuale che reclama l’organizzazione dei principi e degli interessi divergenti. La negazione del diritto di cittadinanza (diritto ovviamente da regolarsi nelle condizioni storiche) è dunque rifiuto del pluralismo nel suo senso più ampio: da parte nostra affermare questo intreccio tra rifiuto della cittadinanza e rifiuto del pluralismo non è certo condivisione di una banalità. La discussione in corso tra le forze politiche sul diritto di cittadinanza attraverso la nascita o la scuola è quindi parte integrante dello scontro in atto sui temi costituzionali della forma di Stato e di Governo (tra l’altro dovrebbe essere oggetto della discussione in atto quanto la modifica del metodo di elezione al vertice della carica monocratica esecutiva di governo muti la stessa forma di Stato repubblicana). Riconoscere questo elemento fondativo dello scontro politico in atto è riconoscere la qualità della vicenda storica che stiamo attraversando rendendo ragione alla necessità di produrre la formazione di un adeguato schieramento costituzionale, ricordando anche come l’assetto costituzionale italiano rappresenti un punto avanzato rispetto alle stesse origini classiche del costituzionalismo europeo richiamate all’inizio. Nei contenuti espressi dal costituzionalismo italiano è forte l’impatto delle correnti culturali che avevano ispirato le lotte per l’eguaglianza sociale e per la liberazione dalla tirannia, e questo è un punto che va ricordato.
Infine: abbiamo visto come premierato, autonomia differenziata, riconoscimento della cittadinanza sono questioni che non possono essere affrontate in maniera isolata l’una dall’altra ma elementi di una visione d’insieme della convivenza democratica che dobbiamo difendere, affermare, coltivare con cura.