Apagina
454 del secondo volume del romanzo Resurrezione (Fratelli Treves
Editori, anno 1938, XVI dell’Era Fascista) in mio possesso, e precisamente al
sesto rigo, Leone Tolstòj cita un romanziere americano di cui riporta il senso
di questa frase: “La prigione è l’unico posto che si
convenga a un cittadino onesto in uno stato in cui è legalizzata e tutelata la
schiavitù”. Dico senso perché
Tolstòj non riporta il testo in maniera precisa, ma probabilmente ciò che gli è
rimasto impresso dalla lettura. Che era poi ciò che lo interessava. Sono sicuro
che Tolstòj nel romanzo, e la traduttrice dal russo in italiano, Nina Romanowsky,
abbiano scritto il nome del romanziere americano Henry David Thoreau (è lui
l’autore della frase riportata in corsivo) in maniera precisa. Ma a pagina 454
il lettore di oggi, di questa edizione, e cioè 86 anni dopo, leggendo il nome Toro
al posto di Thoreau, si chiederebbe, come don Abbondio per Carneade: “Chi era
costui?”. Tra le tante manie assurde del Fascismo c’è stata quella di
italianizzare tutti i nomi stranieri fino al punto di arrivare al ridicolo e a
far perdere persino i connotati ad autori celebri come quello di Thoreau di cui
stiamo parlando.
W. Shakespeare
Se il cognome di William Shakespeare
fosse stato italianizzato avremmo dovuto leggere Guglielmo Agitalancia. Shake,
infatti, vuol dire agitare, scrollare; mentre spear vuol dire lancia. Quanti
negano la nascita inglese a Davon del drammaturgo elisabettiano autore di Molto
rumore per nulla o de La tempesta, sostengono che sotto questo
strano nome (tanto suggestivo in lingua inglese e tanto poco aulico in lingua
italiana), altro non si celasse che un italiano di origini siciliane, tale
Michelangelo Florio. Questo Florio, emigrato in Inghilterra, sposato con una
certa Guglielmina Crollalanza, pare fosse assiduo scrittore di drammi.
Inglesizzando per sé nome e cognome della moglie, ne avrebbe ricavato quello
del Bardo di Stratford. La fantasia degli scrittori si sa, è fervida, e chi ha
messo in giro la leggenda lo dimostra. In un libro si fa riferimento
addirittura ad una seduta spiritica. Lo spirito di Crollalanza-Shakespeare si
sarebbe rivelato proprio al tavolino di una di queste sedute.
Ma torniamo a Thoreau. L’adagio italiano:
“Quando nel mondo la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera”
non fa riferimento alla schiavitù, ma durante il fascismo si trovava inciso nelle celle di molti detenuti politici contrari alla dittatura. Come si può
vedere ha molto in comune con la frase dell’autore della Disobbedienza
civile. Ed è tuttora estremamente attuale, viste le canaglie altolocate, i
corrotti influenti che delinquono impunemente e restano sempre a piede libero,
come già rilevava Tolstòj al tempo del suo romanzo Resurrezione, e nulla
ai giorni nostri, sembra essere cambiato.