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mercoledì 7 agosto 2024

SPIGOLATURE
di Angelo Gaccione


H. D. Thoreau
 
Povero Thoreau…


A pagina 454 del secondo volume del romanzo Resurrezione (Fratelli Treves Editori, anno 1938, XVI dell’Era Fascista) in mio possesso, e precisamente al sesto rigo, Leone Tolstòj cita un romanziere americano di cui riporta il senso di questa frase: “La prigione è l’unico posto che si convenga a un cittadino onesto in uno stato in cui è legalizzata e tutelata la schiavitù. Dico senso perché Tolstòj non riporta il testo in maniera precisa, ma probabilmente ciò che gli è rimasto impresso dalla lettura. Che era poi ciò che lo interessava. Sono sicuro che Tolstòj nel romanzo, e la traduttrice dal russo in italiano, Nina Romanowsky, abbiano scritto il nome del romanziere americano Henry David Thoreau (è lui l’autore della frase riportata in corsivo) in maniera precisa. Ma a pagina 454 il lettore di oggi, di questa edizione, e cioè 86 anni dopo, leggendo il nome Toro al posto di Thoreau, si chiederebbe, come don Abbondio per Carneade: “Chi era costui?”. Tra le tante manie assurde del Fascismo c’è stata quella di italianizzare tutti i nomi stranieri fino al punto di arrivare al ridicolo e a far perdere persino i connotati ad autori celebri come quello di Thoreau di cui stiamo parlando.


W. Shakespeare
 
Se il cognome di William Shakespeare fosse stato italianizzato avremmo dovuto leggere Guglielmo Agitalancia. Shake, infatti, vuol dire agitare, scrollare; mentre spear vuol dire lancia. Quanti negano la nascita inglese a Davon del drammaturgo elisabettiano autore di Molto rumore per nulla o de La tempesta, sostengono che sotto questo strano nome (tanto suggestivo in lingua inglese e tanto poco aulico in lingua italiana), altro non si celasse che un italiano di origini siciliane, tale Michelangelo Florio. Questo Florio, emigrato in Inghilterra, sposato con una certa Guglielmina Crollalanza, pare fosse assiduo scrittore di drammi. Inglesizzando per sé nome e cognome della moglie, ne avrebbe ricavato quello del Bardo di Stratford. La fantasia degli scrittori si sa, è fervida, e chi ha messo in giro la leggenda lo dimostra. In un libro si fa riferimento addirittura ad una seduta spiritica. Lo spirito di Crollalanza-Shakespeare si sarebbe rivelato proprio al tavolino di una di queste sedute.



Ma torniamo a Thoreau. L’adagio italiano: “Quando nel mondo la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera” non fa riferimento alla schiavitù, ma durante il fascismo si trovava inciso nelle celle di molti detenuti politici contrari alla dittatura. Come si può vedere ha molto in comune con la frase dell’autore della Disobbedienza civile. Ed è tuttora estremamente attuale, viste le canaglie altolocate, i corrotti influenti che delinquono impunemente e restano sempre a piede libero, come già rilevava Tolstòj al tempo del suo romanzo Resurrezione, e nulla ai giorni nostri, sembra essere cambiato.