Come corrispondente regione Marche per “Odissea”
e avendo scritto alcuni libri raccogliendo conversazioni con personalità
del mondo della Cultura, dell’Arte, della Scienza e della Letteratura, potrei
essermi attirata dei nemici o antipatie da persone e personalità di altre
posizioni a prescindere. Da parte mia non considero l’altro un nemico e neppure
sono amica di tutti. Nella mia attività socioculturale per me ci sono persone:
c’è la persona che ha talento in una determinata area del sapere. Nelle
interviste, proposte e accolte, cerco di cogliere l’essenza, ascoltando l’altro
per comprenderne l’anima e la sua scintilla... Ogni persona è ciò che ha “mangiato”
fin dall’infanzia, fra inclinazione individuale e l’ambiente nel quale è stato
educato, attraverso il linguaggio della convivenza, generandone un aspetto
umano spesso discutibile, tra fan e nemici. La parola fan - trita
e ritrita - ha una radice che mi riporta al fan-atismo. Tra l’altro i
fan idolatrano un “dio”, che se cade dall’Olimpo sociale per scarso indice di
ascolto o a seconda della mentalità corrente si ritrova solo. Abbandonato dai
media, confinato nel dimenticatoio, spesso si ammala di depressione. Chi è
dunque l’altro? È lo specchio rovesciato di esseri che nascono, crescono e
muoiono, nati con la camicia o senza. Figli di un dio minore o maggiore, uniti
in un medesimo destino, in una medesima realtà fra due cardini portanti:
cultura e contesto. E dalla percezione diversa di ognuno, per carattere, per
esperienze, per incontri positivi o negativi. Ognuno ha il suo percorso e
perciò non mi arrogo il diritto di giudicare. Per questo motivo davanti a me ho
un intellettuale, uno scrittore, uno scienziato, un artista, un critico d’arte,
ecc. e le domande che pongo sono per conoscere la loro opera e da dove
scaturisce quella dimensione creativa, per esserne illuminata. Attraverso tale
procedura di dialogo cerco di trasmettere a chi legge curiosità, suggestioni, e
stimolo a mettere in gioco il proprio talento o passione come progetto e
interesse personale, partecipando al bene comune. La conversazione, a tal
fine, si focalizza su idee al cui centro emerge la poetica dell’autore, grata
per l’opportunità avuta di poter accedere umilmente nell’Universo dei saperi in
continua evoluzione. Il memento mori, monito di
antica memoria classica, offre occasione di riflessione e di consapevolezza
sulla condizione terrena dell’ateo e del credente per l’ultimo appuntamento con
la coscienza universale. Nessuno è vincente.