Vantaggi elettorali e supplenza della magistratura. L’intreccio tra il "caso Toti" e quello
"Salvini" (pur ben diversi tra loro) rappresenta ancora una volta il
ruolo di supplenza che la magistratura esercita ormai da molto tempo sul
fragile sistema politico italiano. Al riguardo del tema degli equilibri e dei rapporti di forza il
punto rimane quello degli effetti sulla partecipazione al voto in costante
discesa ed è prevedibile che il fenomeno si ripeterà, nonostante l'attenzione
dei media, anche nelle prossime elezioni regionali in Liguria. Il fenomeno della “supplenza” che la magistratura ha esercitato,
in Italia, nei confronti della politica risale ormai a quarant'anni fa ben in
anticipo di rispetto a "Tangentopoli": se pensiamo, ad esempio, al
“caso Teardo” scoppiato in Liguria nel 1983 (diverso fu il caso, contemporaneo,
di Torino, perché in quel frangente fu il sindaco Diego Novelli ad attivare il
percorso giudiziario, e quindi fu la politica a “investire” la magistratura). Guai a chi pensa di trarne vantaggi elettorali! Un ruolo di “supplenza” che non è stato esercitato soltanto nei
confronti del classico rapporto tra “questione morale” e “questione politica”,
quella delle tangenti tanto per intenderci (nel frattempo mutata di segno, come
hanno dimostrato i casi più recenti) ma sull’insieme delle contraddizioni
sociali più rilevanti, pensiamo, tanto per fare un esempio al conflitto (un
orrore chiamarlo così e mi scuso di usare un termine meramente giornalistico)
tra ambiente e lavoro, nel caso
dell’Ilva di Taranto e dei migranti. Nel frattempo che la magistratura svolgeva questo compito,
deperivano, via, via, i soggetti politici ridotti a espressione di mera
“geografia elettorale” (tanto per sintetizzare con una sola battuta) del tutto
subalterni, anche a sinistra, ai meccanismi della personalizzazione e alle
sirene del movimentismo. A Sinistra la questione non è stata affrontata dal punto di vista
riguardante le “fratture” sulle quali agire politicamente prospettando
un’alternativa che non sia di “governo”, ma di società e di sistema, ma
soltanto sotto l'aspetto della ricerca di artifizi che consentissero la
"governabilità" in un quadro di successivo aggravarsi del fenomeno
della "fragilità del sistema".