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lunedì 14 ottobre 2024

ALDO CAPITINI
di Velio Abati
 
Ripubblicato Le tecniche della nonviolenza dall’editore Manni con introduzione di Goffredo Fofi, e postfazione di Giuseppe Moscati.
 
In esecuzione degl’interessi dominanti della finanza e del profitto il governo Meloni non può che aggravare le disuguaglianze e la povertà, così, secondo l’ovvia risposta reazionaria di ogni crisi, decreto dopo decreto mette mano a togliere sempre più velocemente i diritti civili e di parola, tanto che l’ultimo, il cosiddetto Decreto sicurezza, è stato opportunamente ribattezzato decreto anti-Gandhi. Una deriva di fascismo moderno che si fa sempre più scura e minacciosa in Europa e negli Usa, frutto e alimento delle guerre coloniali che sterminano popolazioni inermi da quella Russo-Ucraina alla devastazione che il governo israeliano sta compiendo prima contro i palestinesi, ora contro il Libano, domani la Siria, lo Yemen e l’Iran, fino allo sterminio fuori radar nel Sudan. In questo contesto sanguinoso è quanto mai utile la ripubblicazione che Manni editori ha appena portato in libreria di un libretto di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza uscito nel 1967. “Un fine è nobile (la pace) - scrive Giuseppe Moscati nella Postazione - “se e solo se per perseguirlo si scelgono e adottano dei mezzi a loro volta coerentemente nobili (la quotidianità degli atti nonviolenti). Altrimenti la pace, al di là di ogni tecnica possibile e immaginabile, rischia di ridursi ad assenza di guerra, a tregua, a mero intervallo tra una guerra e l’altra. Oppure, ipocritamente, si torna a macchiare la volontà e il desiderio e il bisogno di pace con la preparazione, sotto sotto, della guerra (l’antica quanto odiosa locuzione latina si vis pacem, para bellum)”.
Naturalmente la pace non è separabile dalla giustizia sociale che per Capitini aveva l’orizzonte del socialismo. “La radicalità di un pacifismo che potremmo dire integrale - osserva Goffredo Fofi nell’Introduzione - spaventa anche i pacifisti più convinti e per questo Gandhi, Weil, Capitini ci tornano presenti sconcertandoci con la loro inflessibile, radicale volontà di pace, talvolta fino a proporre l’incontro tra aggressori e aggrediti e questo tanto più quando non si riesce a distinguere fino in fondo gli uni dagli altri e si assiste impotenti ai reciproci massacri”.
Un volumetto da rileggere, meditare, praticare.