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venerdì 18 ottobre 2024

LA “BEOZIA” E L’OCCIDENTE
di Luigi Mazzella



Nella società contemporanea e di avanzata tecnologia gli aggiornamenti lessicali, terminologici e concettuali richiedono una tempestività diversa da quella in uso nei tempi andati. Non si può, ad esempio, parlare di “impero” solo riferendosi all’esistenza di un’entità statale costituita da un esteso insieme di territori e/o di popoli diversi (per lingua, religione, origine etnica, usi e costumi) a volte anche molti lontani ma sottoposti ad un’unica autorità rappresentata da una persona fisica detta “imperatore”, È roba d’altri tempi e puzza di stantio. Oggi, nello Stato più importante e potente di una vasta aggregazione di Paesi (l’Occidente), gli Stati Uniti d’America avviene che:
1) il Presidente “democraticamente eletto” non sia in grado di ordinare alle truppe del proprio Stato di rientrare in patria da un territorio occupato perché gli pone il veto il “Pentagono” e cioè l’ufficio dei suoi dipendenti militari; 
2) il medesimo, quale che sia il partito che lo esprima, debba stare con due piedi in una scarpa quando tenta di toccare i vertici della CIA e dell’FBI, entità da lui formalmente dipendenti ma sostanzialmente e strettamente collegate in vario e complesso modo con la lobby finanziaria di Wall Street;
3) i rapporti internazionali un tempo affidati alle feluche ed al loro “eloquio” tanto formalmente forbito ed elegantemente burocratico quanto sostanzialmente innocuo sono gestiti da spie e militari che hanno “deviato”, asservendoli, tutti i servizi di intelligence e di sicurezza dei Paesi “coloniali”; 

4) i “viceré” del tempo remoto sono stati sostituiti dai Commissari dell’Unione Europea che raccoglie (togliendo radicalmente autonomia e indipendenza) il maggior numero delle “colonie”;
5) dopo il crollo dell’Unione Sovietica e l’appoggio dato ai neonazisti in recenti occasioni belliche tutto il fronte dei partiti degli Stati coloniali, da sinistra e destra, passando per il centro, è controllato dagli Anglo-americani ed è fedele alle linee imposte da Washington “perinde ac cadaver”.
Tutto ciò altro non significa che attribuire all’impero americano la stessa terminologia e le stesse idee valide per gli Imperi del passato è del tutto privo di senso. Eppure nel mondo cosiddetto “Occidentale” anche le persone dotate di una certa intelligenza fanno ancora fatica ad abbandonare vecchi schemi e idee obsolete, insediatisi nelle loro menti nel corso degli anni. Come individui si sentono “incartati” in quegli involucri di false verità, sedimentatesi nelle loro coscienze, e non riescono a pensare liberamente pure avendo tutta la voglia di farlo. In altre parole subiscono ancora gli effetti deleteri dell’ invenzione e della narrazione di fiabe (religiose o politiche) e hanno l’impudenza di farsi vanto della propria staticità di pensiero, autoproclamandosi “benpensanti” (nella chiara consapevolezza di non pensare affatto). 



Ad avvantaggiarsi della fortuna di raggiungere l’ inattaccabilità a causa del sonno protratto della ragione in individui di scarso coraggio e di nulla iniziativa taluni “luoghi comuni” abilmente “propagandati” dal sistema mass-mediatico delle potenze egemoni nel Nuovo e nel Vecchio Continente e divenuti refrain ricorrenti nelle considerazioni dei “quisque de populo” che si cimentano in discussioni politiche. Uno di essi è che nell’Occidente, pure ammettendosi che la sua cultura sia influenzata dalla presenza dagli stessi assolutismi e astrattismi delle religioni e delle ideologie dominanti e che, quindi, le tre religioni mediorientali, fascismo e comunismo  abbiano trovato in esso, ovunque, accoglienti sedi politiche, gli Stati Uniti debbano essere guardati con occhio benevolo perché interverrebbero nelle vicende europee non per fare i loro interessi  ma per sbrogliare le ingarbugliate matasse che intessono gli abitanti del vecchio continente. Sarebbe stato così nella prima guerra mondiale e ancor più nella seconda in cui i nordamericani si sarebbero guadagnati addirittura  i galloni di “liberatori”.
C’è allora da chiedersi: sono ragioni ugualmente benevoli quelle che inducono gli Statunitensi a “omogeneizzare” tutti i partiti di tutti i Paesi Europei sino al punto di renderli acriticamente e totalmente filo americani (e, quindi, in un certo senso “fedelmente colonizzati”) e ad adottare misure legislative atte a soddisfare il popolo-bue con sussidi e bonus comunemente ritenuti impeditivi, per altro verso, di una vera crescita economica delle “colonie” soprattutto europee, vietata da una clausola del Trattato di pace successivo alla seconda guerra mondiale? E non è ipotizzabile, invece, che quelle misure costrittive e impeditive di sviluppo economico abbiano reso inevitabile e necessaria la Brexit per evitare che fosse trattata alla stregua delle altre colonie raggruppate nell’Unione Europea anche l’Inghilterra, Paese, storicamente, colonizzatore dell’America del Nord?