Chris McCallion dà un nome alla non-politica NATO: teoria del
domino. Essa era in voga sessant’anni fa per giustificare l’aggressione al
Vietnam del Nord, ed era formulata così: se non fermato in Vietnam, il
comunismo dilagherà in tutta l’Asia orientale. Come si sa, le cose sono andate
molto diversamente, nonostante la sconfitta americana. Oggi la formula è simile
e altrettanto inverosimile: se non fermata in Ucraina, l’aggressione russa si
estenderà a tutta l’Europa orientale. Questo concetto lo si trova nei documenti
ufficiali NATO, da ultimo nella Dichiarazione emessa a conclusione del vertice
di Washington, in particolare nei paragrafi dal 15 al 20. Il militarismo, la
dottrina ufficiale NATO, è la negazione della politica, ma può essere anche
definito l’estensione al campo della politica del non-pensiero, avendo questo
la sua espressione più autentica nel manicheismo, nella divisione del mondo in
buoni e cattivi, in alleati e nemici. Il nemico ieri era
il comunismo, oggi è la Russia (più Cina e Iran).
Il compromesso con il
nemico viene definito “appeasement”, il termine per bollare l’arrendevolezza
del primo ministro britannico Chamberlain nei confronti di Hitler. Tuttavia,
come viene inteso oggi, l’ “appeasement” falsifica la realtà: Chamberlain
infatti non era motivato soltanto dalla consapevolezza dell’impreparazione
delle proprie forze armate - un’impreparazione certificata a Dunkerque - ma
dalla condivisione con Hitler dell’avversione all’Unione Sovietica, verso la
quale egli intendeva spingere le armate tedesche. La politica dell’ “appeasement”
fu condivisa negli anni Trenta da tutto l’establishment britannico - dal
guerrafondaio Churchill all’illuminato Keynes - suscitando l’orrore
dell’impolitico Thomas Mann. Conclusione: essendo il baluardo del non-pensiero,
la NATO va sciolta, prima che combini guai irreparabili.