Tutto pronto per “Turandot” che
andrà in scena questa sera sabato 5 ottobre al Teatro Politeama. È una
coproduzione del Festival con il Festival Teatri di Pietra. Saranno 150 le persone - tra
Orchestra, Coro, solisti e Coro di voci bianche – che sabato 5 ottobre, saliranno
sul palcoscenico del Teatro Politeama per il ritorno della lirica a Catanzaro
con “Turandot”, l’ultima opera del compositore toscano Giacomo Puccini. Già
questa numerosa presenza in scena la dice tutta sull’imponente allestimento
realizzato dal XXI Festival d’autunno - sostenuto da Regione
Calabria/Calabria Straordinaria, attraverso i fondi Pac 2014/20; dalla Camera
di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, dal Comune di Catanzaro,
oltre che da vari Enti privati -, ideato e
diretto da Antonietta Santacroce, in coproduzione con il Festival Teatri di
Pietra.
«Turandot
conclude il primo weekend di questa edizione del Festival – ha affermato
Santacroce - dedicato a Giacomo Puccini
per i cento anni della morte. Farlo con la sua ultima opera, forse la più
bella, ci è sembrato il modo migliore per celebrarlo: proprio per rispetto nei
confronti del grande compositore, infatti, la versione che andrà in scena sarà
quella originale, fin dove l’aveva scritta Puccini, vale a dire fino alla morte
di Liù». Ambientata “nella
Cina al tempo delle favole”, è la fiaba della principessa Turandot che propone
ai suoi pretendenti enigmi irrisolvibili per evitare il matrimonio, e del
principe Calaf che tra lo stupore generale invece riesce a risolverli, il tutto
tra grandiose scene corali e di ampio coinvolgimento per il pubblico, grazie
alla presenza in scena di due importanti realtà italiane: il Coro Lirico
Siciliano diretto da Francesco Costa e l’Orchestra Filarmonica della Calabria,
già acclamato da pubblico e critica al debutto del 9 agosto nel Teatro greco di
Taormina. Maestro concertatore e direttore dell’Orchestra sarà Filippo Arlia,
considerato dalla critica internazionale uno dei più brillanti e versatili
musicisti italiani della sua generazione, ha diretto alcuni dei musicisti e
cantanti più noti del nostro tempo: Dimitra Theodossiou, Barbara Frittoli,
Sergej Krylov, Michel Camilo, Sergej Nakariakov, Danilo Rea, Giovanni Sollima,
Stefano Bollani.
Nel ruolo della
protagonista Turandot, il soprano italo francese Chrystelle Di Marco, stella acclamata dalla critica europea e
considerata tra le voci drammatiche di maggior spessore al mondo. Il tenore
spagnolo Eduardo Sandoval, elogiato
dalla critica internazionale per la sua estensione vocale, la tecnica e le
interpretazioni drammatiche, darà voce al principe Calaf; mentre nel ruolo di
Liu ci sarà il soprano bulgaro Leonora
Ilieva; Viacheslav Strelkov sarà
Timur; Ping, Pang e Pong saranno rispettivamente intrepretati da David Costa Garcia, Federico Parisi e Davide Benigno. La mise en espace è di Salvo Dolce, giovane autore e regista
palermitano, con alle spalle collaborazioni importanti con registi come Vincent
Schiavelli, Michele Perriera, Vincenzo Pirrotta e Franco Scaldati, tra gli
altri.
La mattinata di
venerdì è stata dedicata agli studenti
degli istituti cittadini Grimaldi,
Siciliani, Chimirri, De Nobili, Vittorio Emanuele II, e gli Istituti
comprensivi Pascoli, Galluppi, Patari
e Sabatini di Borgia che hanno
potuto assistere a una sorta di prova generale, con tanto di indicazioni e
spiegazioni fatte appositamente per loro, oltre che dal direttore artistico
Santacroce, anche dal regista della messa in scena di questa sera, Salvo Dolce: i ragazzi hanno potuto
comprendere le dinamiche, i personaggi, e anche conoscere qualche aspetto del
teatro in generale, che non si vede in scena, comprese le fasi di trucco dei
tanti personaggi sul palco. «I
ragazzi sono stati molto curiosi, hanno scaricato dal QR CODE presente in
teatro il libretto dell’opera – ha commentato Santacroce -, l’hanno seguita tutta e sono stati davvero
esemplari, attenti e curiosi a ciò che succedeva in scena. Uno degli obiettivi
del Festival d’autunno è del resto di avvicinare i più giovani a quella
cultura, come la lirica, che non ascoltano perché non la conoscono. Il
risultato di questa mattina, perciò, non può che farci enormemente piacere».