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venerdì 22 novembre 2024

IL RACCONTO
di Cesare Vergati


 
Cornucopia ovvero coacervo
 
Quest’eroe pensava l’esempio il grande vaso d’indole cristallo (ragazzo invece fu in adorazione anfora fittile su capezzale posta quale chissà amabile compagnia il sonno in invito) per sua spalancata bocca in sua accoglienza (invariabilmente) quanti frutti / a ben vedere: albicocca mela pera pesca prugna uva arancia limone ciliegia mirtillo banana fragola per cui a contare / quanto più ancora / il sapere profondo ampio ventre : a pensare la panciuta giara (un tempo quanto olio quanto vino in infanzia i più ricordi là/ altrove / dimora deserto luogo i soli prati lunghi e larghi per vuoti dintorni solo ed unico casolare) così quell’eroe credeva l’esempio (il furtivo sguardo su tavolo la cucina la frutta d’insieme in qualità di cornucopia) adesso su impiantito alla veneziana spalancati occhi (il senso la aperta bocca sorpreso spettatore per inconsueto evento fuor d’ordinario) certo per tutta ampia superficie (l’eleganza di pavimento a stile) osservava / alquanto epperò (questa volta) perplesso / tale ammassamento (l’amico birichino a dire sciocco coacervo d’interessi) quanti libri sparsi (in perfetto disordine) dappertutto a vista il simile a ricordo ora méta di frumento ora di paglia méta pur gagliarda méta di bue) se come d’insostenibile ansia compreso (a tutto tondo) quest’eroe sapeva l’indagine di sé il presente rammentarsi suo farsi lettore (studente ancora in imitazione di diffusa luce in ambiente dottrine ed erudizione) quando / in uso quotidiano / fu l’aperta opera (spalancata porta a più mondi) il rapido leggere nel mentre a mente (la forma insostenibile morbosa ossessione) non certo parole scritte bensì tante innumerevoli parole d’altri libri innumeri quindi a termine di sentimento la massima fretta la frusta attesa (febbrile il caso quale minaccia una terzana maligna) nuova sbrigativa avventura (non importa quale narrazione  a mostra eccitante passaggio a pensiero voluto: quella raccolta di tutte erbe in unico fascio (bambino seppe il villano per necessità suo rapido fascio fare chissà a difetto di tempo ovvero d’arte e mestiere od ancora perché male in arnese) già a scanso invece di geniale cernita per intima qualità così d’improvviso quell’eroe (d’istinto) tornò il capo a vista ora a luce scarlatta (chissà bizzarri riverberi prossimo sole a mezzodì per questi paraggi) magnifica cornucopia là dove a meraviglia più frutti e perfino accolse in sé certo alto ligneo robusto mastello (forse antico largo certo alla bocca le sue bucate orecchie a ricordo perché no di lamponi pieno) accanto a credenza su mobile all’aspetto nobile. Perplesso fin dentro angoscia d’attimi e tempi quest’eroe quando guardò vaso a frutta mastello a lamponi impiantito a libri / come ancora lungamente captivo in soffocante serra malsana la segreta per condanna d’eterodosso / se a volto squallido in animo turbato (a pensiero comunque l’intestino in subbuglio) le tremebonde mani (colui in afferro incapace d’alcunché a fronte d’aria orfana d’oggetti) tuttora andava lo sguardo di tutta agitazione (si attende insomma il pericolo in paura per mortale inibizione d’atto) nuovamente dappertutto per cui oramai esausto quell’eroe d’impulso (a sapere la spinta d’urto la palla di biliardo ad altra palla il moto allora in buca a smarrire definitivamente suo innato colore) verosimilmente preso da fretta e furia (accade nel tempo d’inciampo e corsa sconclusionata poiché disinvolta omissione i più rovi cammin facendo) preso da inalterabile ira (collera in cerca di sfogo la stura di bile per l’appunto) fece inizio a colpi i più e continui fin dentro abbattimento prima di cornucopia dappoi di mastello quindi le più méte i libri a parere tanti per ogni catasta (il parere quanti cadaveri di storia privi) nel mentre tuttavia (questa volta risoluto) necessità finalmente tempo di sospensione tale (oramai al fortunale il posto alla calma) per cui (lo sguardo infelice cascami d’erbe frutti libri) in intima ansia eppur audace raccoglieva (certo delicatamente) / nel fare d’un quesito / ora un’opera qui ora un’opera là ora qui un’opera là altra così seppe d’aver nullo sovvenimento d’alcuna lettura / seppe consapevolmente capriccioso coacervo i più scritti i più autori convenuti a convivio di prelibati cibi di squisite bevande; infatti ebbe chiaro in mente a presente l’immagine di imbandita larga lunga tavola a pensiero di gustoso pranzo eppur a mostra tra quante minime portate squisita pietanza deliziosa vivanda ebbene quante massime portate a piatto vassoio:  là dove giacciono per odori e sapori opulenta carne stantia sovrabbondante rancido formaggio muffida verdura copiosa / se a motivo di dormiente in pieno crepuscolo sveglia di soprassalto e lentamente alza da letto (scompigliato da dita guerriere nel sonno) quell’eroe siede su impiantito alla veneziana la vista ancora (quanta di nembi densa) la cerca la giusta naturale domanda così a presente quest’eroe traduce in rivolta suo personale malcontento se in questo tempo seduto il giorno e la notte trascorrerà in vista le più opere i più libri in tempo il domani e oltre / l’intento più attento sguardo: se talora sfatto frutto a portata di mano se a portata di mano acerbo vino se a portata di mano essiccata erba se ancora convivio di gheriglio scevro, a soli gusci.
 
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