Cornucopia
ovvero coacervo Quest’eroe
pensava l’esempio il grande vaso d’indole cristallo (ragazzo invece fu in adorazione
anfora fittile su capezzale posta quale chissà amabile compagnia il sonno in
invito) per sua spalancata bocca in sua accoglienza (invariabilmente) quanti
frutti / a ben vedere: albicocca mela pera pesca prugna uva arancia limone
ciliegia mirtillo banana fragola per cui a contare / quanto più ancora / il
sapere profondo ampio ventre : a pensare la panciuta giara (un tempo quanto
olio quanto vino in infanzia i più ricordi là/ altrove / dimora deserto luogo i
soli prati lunghi e larghi per vuoti dintorni solo ed unico casolare) così
quell’eroe credeva l’esempio (il furtivo sguardo su tavolo la cucina la frutta
d’insieme in qualità di cornucopia) adesso su impiantito alla veneziana spalancati
occhi (il senso la aperta bocca sorpreso spettatore per inconsueto evento fuor
d’ordinario) certo per tutta ampia superficie (l’eleganza di pavimento a stile)
osservava / alquanto epperò (questa volta) perplesso / tale ammassamento (l’amico
birichino a dire sciocco coacervo d’interessi) quanti libri sparsi (in perfetto
disordine) dappertutto a vista il simile a ricordo ora méta di frumento ora di
paglia méta pur gagliarda méta di bue) se come d’insostenibile ansia compreso (a
tutto tondo) quest’eroe sapeva l’indagine di sé il presente rammentarsi suo
farsi lettore (studente ancora in imitazione di diffusa luce in ambiente
dottrine ed erudizione) quando / in uso quotidiano / fu l’aperta opera (spalancata
porta a più mondi) il rapido leggere nel mentre a mente (la forma insostenibile
morbosa ossessione) non certo parole scritte bensì tante innumerevoli parole d’altri
libri innumeri quindi a termine di sentimento la massima fretta la frusta
attesa (febbrile il caso quale minaccia una terzana maligna) nuova sbrigativa
avventura (non importa quale narrazione a
mostra eccitante passaggio a pensiero voluto: quella raccolta di tutte erbe in
unico fascio (bambino seppe il villano per necessità suo rapido fascio fare
chissà a difetto di tempo ovvero d’arte e mestiere od ancora perché male in
arnese) già a scanso invece di geniale cernita per intima qualità così d’improvviso
quell’eroe (d’istinto) tornò il capo a vista ora a luce scarlatta (chissà bizzarri
riverberi prossimo sole a mezzodì per questi paraggi) magnifica cornucopia là
dove a meraviglia più frutti e perfino accolse in sé certo alto ligneo robusto
mastello (forse antico largo certo alla bocca le sue bucate orecchie a ricordo
perché no di lamponi pieno) accanto a credenza su mobile all’aspetto nobile.
Perplesso fin dentro angoscia d’attimi e tempi quest’eroe quando guardò vaso a
frutta mastello a lamponi impiantito a libri / come ancora lungamente captivo
in soffocante serra malsana la segreta per condanna d’eterodosso / se a volto
squallido in animo turbato (a pensiero comunque l’intestino in subbuglio) le tremebonde
mani (colui in afferro incapace d’alcunché a fronte d’aria orfana d’oggetti)
tuttora andava lo sguardo di tutta agitazione (si attende insomma il pericolo
in paura per mortale inibizione d’atto) nuovamente dappertutto per cui oramai
esausto quell’eroe d’impulso (a sapere la spinta d’urto la palla di biliardo ad
altra palla il moto allora in buca a smarrire definitivamente suo innato colore)
verosimilmente preso da fretta e furia (accade nel tempo d’inciampo e corsa
sconclusionata poiché disinvolta omissione i più rovi cammin facendo) preso da
inalterabile ira (collera in cerca di sfogo la stura di bile per l’appunto) fece
inizio a colpi i più e continui fin dentro abbattimento prima di cornucopia dappoi
di mastello quindi le più méte i libri a parere tanti per ogni catasta (il
parere quanti cadaveri di storia privi) nel mentre tuttavia (questa volta
risoluto) necessità finalmente tempo di sospensione tale (oramai al fortunale
il posto alla calma) per cui (lo sguardo infelice cascami d’erbe frutti libri)
in intima ansia eppur audace raccoglieva (certo delicatamente) / nel fare d’un
quesito / ora un’opera qui ora un’opera là ora qui un’opera là altra così seppe
d’aver nullo sovvenimento d’alcuna lettura / seppe consapevolmente capriccioso
coacervo i più scritti i più autori convenuti a convivio di prelibati cibi di
squisite bevande; infatti ebbe chiaro in mente a presente l’immagine di
imbandita larga lunga tavola a pensiero di gustoso pranzo eppur a mostra tra
quante minime portate squisita pietanza deliziosa vivanda ebbene quante massime
portate a piatto vassoio: là dove
giacciono per odori e sapori opulenta carne stantia sovrabbondante rancido
formaggio muffida verdura copiosa / se a motivo di dormiente in pieno crepuscolo
sveglia di soprassalto e lentamente alza da letto (scompigliato da dita
guerriere nel sonno) quell’eroe siede su impiantito alla veneziana la vista
ancora (quanta di nembi densa) la cerca la giusta naturale domanda così a
presente quest’eroe traduce in rivolta suo personale malcontento se in questo
tempo seduto il giorno e la notte trascorrerà in vista le più opere i più libri
in tempo il domani e oltre / l’intento più attento sguardo: se talora sfatto
frutto a portata di mano se a portata di mano acerbo vino se a portata di mano
essiccata erba se ancora convivio di gheriglio scevro, a soli gusci. [Bookcity
2024]