Caro Antonio, invio questa lettera
anche ad Angelo Gaccione, con cui mi hai chiesto di metterti in contatto per
“Odissea”. Come ti ho detto nel corso del nostro colloquio di ieri i miei
articoli on line più che di operatività politica parlano di
filosofia politica. La mia tesi ti è nota: l’Occidente (quindi non solo
l’Italia) non si salva se non si libera dell’irrazionalismo che pervade la sua
vita pubblica e privata, E ciò al fine, importantissimo, di ricominciare a
“pensare”, smettendo di “credere” (che comporta un’implicita rinuncia
a pensare) soltanto per fede o fanatismo. In altre parole: dovrebbe mandare
alle ortiche le sue religioni e le due ideologie filosofiche (fascista e
comunista), intrise, come sono, di credenze utopiche irrealizzabili. Mission
impossible! Mi hai posto, con molta
franchezza, il fatidico: Che fare? E con questa breve nota
vorrei darti una prima, parziale risposta. Non nel tentativo di rendere,
ovviamente, l’Occidente la terra della vera e completa libertà, ma solo
l’Italia un Paese appena più vivibile di quello attuale. Orbene, a
mio giudizio, il primo problema che la classe politica italiana dovrebbe porsi
è di chiedersi perché dopo tanti decenni dalla fine della seconda guerra
mondiale, sull’Italia continua a incombere, in pratica, l’obbligo di non
crescere economicamente impostole, a suo tempo, dal Trattato di pace con
cui gli Anglo-Americani chiudevano la seconda guerra mondiale dopo la resa
incondizionata accettata dal Re e da Badoglio. Ritengo che, a parte le misure
assunte dall’Unione Europea a danno di tutto il vecchio Continente (austerità,
intromissioni consentite con modifiche costituzionali nei bilanci imposte agli
Stati membri, indebitamenti ripetuti in occasioni varie ) e suggerimenti
sotterranei di politiche pauperistiche attuate con denominazioni diverse
(bonus, sussidi, redditi) dai governi sia di sinistra e sia di
destra, una proposta liberale dovrebbe riguardare l’eliminazione dalla
Costituzione del principio di progressività che informa il nostro sistema
tributario con conseguente modifica delle norme che prevedono un numero
plurale di aliquote, sostanzialmente impeditivo dell’applicazione di
quella flat-tax, cui hanno fatto ricorso sia gli Stati Uniti d’America sia
il Regno Unito di Gran Bretagna per risollevare, al tempo di Reagan e
della Thatcher, le loro economie in crisi. Caro Antonio, un partito
liberale degno delle sue tradizioni laiche dovrebbe, poi, chiedere la
cessazione di tutte le norme sull’istruzione pubblica, costituzionali e
concordatarie, per sottrarre le scuole e i luoghi d’istruzione al
dominio di preti e di speculatori privati con il pelo sullo stomaco, dandole un
“rigore” di preparazione culturale tale da garantire la rinascita di una classe
dirigente e di governo adeguata al ruolo di un Paese di prima
grandezza. Sull’uso politico della
giustizia non mi diffondo, augurandomi che vadano a buon fine le
iniziative di Nordio sulla separazione delle carriere, da me sostenuta
pubblicamente fin dal 1982. In materia di libertà del pensiero un movimento
contrario al predominio di accusatori e giornalisti nella vita del Paese
dovrebbe tendere a rendere più chiaro il disposto dell’articolo 21 della
Costituzione, evitando di mantenere in piedi una aberrante giurisprudenza che,
ritenendo non previsto il diritto di cronaca nella norma costituzionale, ha
configurato quello dei cronisti come diritto-dovere sociale di informare i cittadini
per la formazione della loro opinione, a scapito di altri diritti (all’onore,
alla riservatezza…) ritenuti di secondaria rilevanza. In un mio articolo che
riproduceva la tesi della mia laurea ho sostenuto che manifestare il proprio
pensiero non significa soltanto esprimere un’opinione ma anche dare una propria
versione dei fatti di cronaca o storici. Chiederei, infine, per concludere, al
momento, questo mio scritto e non per mancanza di altre istanze, e portando la
questione a tutti i livelli necessari di competenza, che il ripudio
costituzionale della guerra sia, in Italia totale; con il diritto di dissociarsi
anche da iniziative di consessi internazionali se non condivise. Un caro saluto
a entrambi i destinatari della lettera.