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martedì 12 novembre 2024

LIBRI
di Federico Migliorati


 
Reticenze: 70 microracconti di Mauro Germani
 
Se c’è un genere letterario che in Italia gode di discreta fortuna è il racconto, ideale per stimolare riflessioni muovendo da vicende reali o d’invenzione. In Reticenze (Fallone Editore, 182 pagine) lo scrittore milanese Mauro Germani, deposta ormai la pur felice penna poetica, immette nelle sue 70 narrazioni brevi un caleidoscopio di situazioni, talvolta ai limiti del surreale, che ne fanno un’opera degna di attenzione, ariosa e suggestiva insieme, con accenti buzzatiani (dell’autore bellunese, del resto, lui stesso ha curato in passato un’opera). A dominare nelle pagine sono le ombre, la vita ammantata di oscurità e di nostalgia per qualcosa o qualcuno ormai lontano, le visioni oniriche che fungono da linfa dell’inconscio, le premonizioni fatali, i falliti tentativi e i desideri abortiti, l’ipocrisia imperante, il destino che si diverte a scombinare le carte, un universo intellettuale mefitico e ampolloso e ancora i conflitti che corrodono l’umanità intera o la verità concepita come un macigno insuperabile. Dotato di una scrittura elegante che non cede a manierismi, Germani mette tutti davanti all’evidenza di una “maglia rotta nella rete”, di uno scarto del caso che non è colmabile, tra paure, disillusioni, tic, perversioni, vendette, ingenuità: i personaggi protagonisti, che spesso narrano in prima persona le proprie disavventure, sono figli di reticenze, di indisponibilità a vivere appieno il loro tempo, incapaci a cogliere il pertugio per uscire dalla claustrofobica loro condizione. Germani penetra anche nei gangli scoperti dello Stato, dalle stragi senza mandanti al gioco che obnubila le coscienze fino ad alimentare la povertà, ai fenomeni sociali odierni come il bullismo o la violenza che apparentemente non offrono motivi di speranza. Eppure, anche laddove le nubi oscurano la terra, c’è un bene che non muore, alimentato da figure discoste e schive quali esempi da imitare fino a raggiungere la soglia dell’Eterno.