KOSOVO MUSEO CIVICO DI MITROVICA di
Gianmarco Pisa
Patrimoni
culturali per la pace e la convivenza La mostra etnografica
“Una vita in gajtan” è stata inaugurata lo scorso 20 dicembre presso il Museo Civico
di Mitrovica (MoM), in Kosovo, raccogliendo, nella regione, curiosità e
destando interesse sul versante della comunicazione del patrimonio culturale ai
fini della pace e della convivenza. L’allestimento rappresenta infatti, negli
spazi espositivi del Museo (uno dei luoghi della cultura più significativi
della regione), il ricco patrimonio culturale materiale espresso attraverso
l’artigianato dei tessuti e la realizzazione degli abiti. Il nucleo della
mostra è costituito da una ricca collezione di abiti tradizionali del XIX e del
XX secolo, tra cui gilet, mintan, xhamadan e dollam, acquisiti nel corso degli
anni alle collezioni del Museo, e realizzati, appunto, in gajtan, vale a dire
nella tecnica tradizionale della tessitura e dell’intreccio dei fili d’oro,
argento o seta, elemento tradizionale di decorazione di origine ottomana e che
quindi ha un’ampia diffusione, in particolare in Albania e Kosovo, ma anche in
Macedonia e altre regioni dei Balcani centro-meridionali, rappresentando, di
conseguenza, un patrimonio comune, un’eredità condivisa, dotata del potenziale di
ispirare comprensione reciproca, rispetto e convergenza. Diverse, come si
diceva, le fatture e le tipologie. Ad esempio, il mintan è un soprabito con
maniche lunghe e strette, tradizionalmente indossato sia da uomini sia da donne
e presente anche nei costumi dei bambini. Gli uomini indossavano camicie di
cotone e, sopra la camicia, mintan abbottonati fino al collo. Le donne
indossavano mintan sopra la camicia, solitamente realizzata in seta. Nel caso
dei bambini, i mintan erano generalmente realizzati in tessuto colorato
abbottonato al collo, maniche attillate, anch'esse abbottonate. Lo xhamadan è invece
un capo tradizionale maschile di lana, cui talvolta ci si riferisce come “gilet
albanese”; è anch’esso finemente ricamato, talvolta in oro, e tradizionalmente
la qualità del tessuto e del ricamo indicava il rango della persona. Originario
delle province nord-orientali dell'Albania, è in realtà un patrimonio diffuso;
generalmente chiuso sul lato sinistro, ha due tasche, esterna e interna, ed è finemente
decorato. Elementi distintivi possono essere associati anche alla provenienza:
tipico degli albanesi del nord era lo xhamadan di velluto rosso, ricamato in
seta nera o in oro; tipico invece degli albanesi del sud era lo xhamadan di
colore crema o blu scuro.
Sono diversi i
contenuti della mostra che richiamano l’attenzione: la bellezza in sé dei beni
patrimoniali esposti; il significato rappresentativo della cultura materiale
del luogo; il carattere trans-etnico e “regionale” della manifestazione; vi si
rappresentano, cioè, elementi diversi che provengono da diversi momenti della
storia della regione e che manifestano, in maniera assai significativa, le
relazioni sociali e culturali tra le diverse comunità. Così, ad esempio,
diversi studi hanno messo in evidenza che in questi patrimoni materiali è
possibile riconoscere processi sia di contaminazione tra le culture, sia
di stratificazione delle diverse influenze culturali. Ci sono elementi che
ricordano l'abbigliamento medievale, ad esempio con influenze bizantine; altri
che risalgono a tempi ancora più remoti, talvolta perfino elementi che
potrebbero essere collegati alle culture illiriche; altri ancora, invece, di
derivazione più recente. È un fenomeno che si può riconoscere nelle forme
dell’abbigliamento tradizionale, ma che è possibile riscontrare in diversi contesti
di patrimonio culturale tangibile e intangibile. Nel corso del suo sviluppo,
l'abbigliamento tradizionale ha acquisito una serie di caratteristiche, che
contraddistinguono abiti, ricami e decorazioni dei diversi popoli.
Si tratta, al
tempo stesso, di un’eminente funzione sociale e culturale del patrimonio. Come
ricordano le Convenzioni internazionali in materia, infatti, il patrimonio materiale,
tangibile, rappresenta l’insieme dei beni storici, artistici e culturali,
prodotto dalla creatività e dall’ingegno umano, variamente configurato nel
corso della storia, in relazione ai contesti sociali e culturali di
riferimento, espresso attraverso oggetti fisicamente esperibili: edifici
storici, monumenti e memoriali, siti archeologici, opere d'arte e oggetti
storici e culturali. Il patrimonio immateriale, intangibile, è invece
l’insieme dei beni culturali o, per meglio dire, delle espressioni culturali
che, pur non essendo “oggetti” fisicamente esperibili rappresentano, tuttavia, un
contenuto culturale decisivo, vitale per le comunità di riferimento.
Ricadono al suo
interno, ad esempio, le pratiche culturali, le rappresentazioni, le espressioni,
le manifestazioni, i saperi, come pure gli strumenti, gli artefatti, gli oggetti,
e gli spazi culturali ad essi associati, che le comunità riconoscono come parte
integrante del loro patrimonio. Essi danno forma a un vero e proprio “complesso
culturale”, dal momento che il loro valore precipuo non risiede tanto (solo) nella
specifica manifestazione culturale in sé, bensì nell’insieme delle conoscenze e
delle pratiche trasmesse di generazione in generazione e continuamente ricreate
dalle comunità, in maniera vitale, in risposta al loro ambiente,
all’interazione con la natura e le persone, e alla loro storia. Per questo, il patrimonio
immateriale veicola un senso di identità e di continuità ed incoraggia il
rispetto per la diversità e la creatività, e, in generale, il reciproco dialogo
tra le comunità e i soggetti direttamente coinvolti. Nella mostra del
Museo di Mitrovica, dunque, questi tessuti, trame, fili dell’intreccio, raccontano
anche gli intrecci della storia, delle influenze e delle popolazioni
dell’intera regione, la vastissima ricchezza storica e culturale dei Balcani, e
si offrono quindi come un potente strumento di convergenza e di dialogo. Si
offrono cioè come un vero e proprio patrimonio culturale al servizio della pace
e alimentano di senso le traiettorie della “pace positiva”, pace, insieme, con
democrazia, diritti umani e diritti culturali, giustizia sociale.
Sia permesso
rimandare a Gianmarco Pisa, Le porte dell'arte. I musei come luoghi della
cultura tra educazione basata negli spazi e costruzione della pace - Art doors.
Museums as places of culture between place-based education and peace building,
Multimage, Firenze 2024: https://multimage.org/libri/le-porte-dell-arte-art-doors