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giovedì 2 gennaio 2025

KOSOVO MUSEO CIVICO DI MITROVICA
di Gianmarco Pisa
 


Patrimoni culturali per la pace e la convivenza     
 
La mostra etnografica “Una vita in gajtan” è stata inaugurata lo scorso 20 dicembre presso il Museo Civico di Mitrovica (MoM), in Kosovo, raccogliendo, nella regione, curiosità e destando interesse sul versante della comunicazione del patrimonio culturale ai fini della pace e della convivenza. L’allestimento rappresenta infatti, negli spazi espositivi del Museo (uno dei luoghi della cultura più significativi della regione), il ricco patrimonio culturale materiale espresso attraverso l’artigianato dei tessuti e la realizzazione degli abiti.
Il nucleo della mostra è costituito da una ricca collezione di abiti tradizionali del XIX e del XX secolo, tra cui gilet, mintan, xhamadan e dollam, acquisiti nel corso degli anni alle collezioni del Museo, e realizzati, appunto, in gajtan, vale a dire nella tecnica tradizionale della tessitura e dell’intreccio dei fili d’oro, argento o seta, elemento tradizionale di decorazione di origine ottomana e che quindi ha un’ampia diffusione, in particolare in Albania e Kosovo, ma anche in Macedonia e altre regioni dei Balcani centro-meridionali, rappresentando, di conseguenza, un patrimonio comune, un’eredità condivisa, dotata del potenziale di ispirare comprensione reciproca, rispetto e convergenza.
Diverse, come si diceva, le fatture e le tipologie. Ad esempio, il mintan è un soprabito con maniche lunghe e strette, tradizionalmente indossato sia da uomini sia da donne e presente anche nei costumi dei bambini. Gli uomini indossavano camicie di cotone e, sopra la camicia, mintan abbottonati fino al collo. Le donne indossavano mintan sopra la camicia, solitamente realizzata in seta. Nel caso dei bambini, i mintan erano generalmente realizzati in tessuto colorato abbottonato al collo, maniche attillate, anch'esse abbottonate.
Lo xhamadan è invece un capo tradizionale maschile di lana, cui talvolta ci si riferisce come “gilet albanese”; è anch’esso finemente ricamato, talvolta in oro, e tradizionalmente la qualità del tessuto e del ricamo indicava il rango della persona. Originario delle province nord-orientali dell'Albania, è in realtà un patrimonio diffuso; generalmente chiuso sul lato sinistro, ha due tasche, esterna e interna, ed è finemente decorato. Elementi distintivi possono essere associati anche alla provenienza: tipico degli albanesi del nord era lo xhamadan di velluto rosso, ricamato in seta nera o in oro; tipico invece degli albanesi del sud era lo xhamadan di colore crema o blu scuro.  



Sono diversi i contenuti della mostra che richiamano l’attenzione: la bellezza in sé dei beni patrimoniali esposti; il significato rappresentativo della cultura materiale del luogo; il carattere trans-etnico e “regionale” della manifestazione; vi si rappresentano, cioè, elementi diversi che provengono da diversi momenti della storia della regione e che manifestano, in maniera assai significativa, le relazioni sociali e culturali tra le diverse comunità.
Così, ad esempio, diversi studi hanno messo in evidenza che in questi patrimoni materiali è possibile riconoscere processi sia di contaminazione tra le culture, sia di stratificazione delle diverse influenze culturali. Ci sono elementi che ricordano l'abbigliamento medievale, ad esempio con influenze bizantine; altri che risalgono a tempi ancora più remoti, talvolta perfino elementi che potrebbero essere collegati alle culture illiriche; altri ancora, invece, di derivazione più recente. È un fenomeno che si può riconoscere nelle forme dell’abbigliamento tradizionale, ma che è possibile riscontrare in diversi contesti di patrimonio culturale tangibile e intangibile. Nel corso del suo sviluppo, l'abbigliamento tradizionale ha acquisito una serie di caratteristiche, che contraddistinguono abiti, ricami e decorazioni dei diversi popoli.



Si tratta, al tempo stesso, di un’eminente funzione sociale e culturale del patrimonio. Come ricordano le Convenzioni internazionali in materia, infatti, il patrimonio materiale, tangibile, rappresenta l’insieme dei beni storici, artistici e culturali, prodotto dalla creatività e dall’ingegno umano, variamente configurato nel corso della storia, in relazione ai contesti sociali e culturali di riferimento, espresso attraverso oggetti fisicamente esperibili: edifici storici, monumenti e memoriali, siti archeologici, opere d'arte e oggetti storici e culturali. Il patrimonio immateriale, intangibile, è invece l’insieme dei beni culturali o, per meglio dire, delle espressioni culturali che, pur non essendo “oggetti” fisicamente esperibili rappresentano, tuttavia, un contenuto culturale decisivo, vitale per le comunità di riferimento.



Ricadono al suo interno, ad esempio, le pratiche culturali, le rappresentazioni, le espressioni, le manifestazioni, i saperi, come pure gli strumenti, gli artefatti, gli oggetti, e gli spazi culturali ad essi associati, che le comunità riconoscono come parte integrante del loro patrimonio. Essi danno forma a un vero e proprio “complesso culturale”, dal momento che il loro valore precipuo non risiede tanto (solo) nella specifica manifestazione culturale in sé, bensì nell’insieme delle conoscenze e delle pratiche trasmesse di generazione in generazione e continuamente ricreate dalle comunità, in maniera vitale, in risposta al loro ambiente, all’interazione con la natura e le persone, e alla loro storia. Per questo, il patrimonio immateriale veicola un senso di identità e di continuità ed incoraggia il rispetto per la diversità e la creatività, e, in generale, il reciproco dialogo tra le comunità e i soggetti direttamente coinvolti.
Nella mostra del Museo di Mitrovica, dunque, questi tessuti, trame, fili dell’intreccio, raccontano anche gli intrecci della storia, delle influenze e delle popolazioni dell’intera regione, la vastissima ricchezza storica e culturale dei Balcani, e si offrono quindi come un potente strumento di convergenza e di dialogo. Si offrono cioè come un vero e proprio patrimonio culturale al servizio della pace e alimentano di senso le traiettorie della “pace positiva”, pace, insieme, con democrazia, diritti umani e diritti culturali, giustizia sociale.



Riferimenti:

Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale (1972): https://unesco.cultura.gov.it/la-convenzione-sul-patrimonio-mondiale

Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (2003): https://unesco.cultura.gov.it/convenzione-2003

Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società - Convenzione di Faro (2005): https://www.coe.int/it/web/venice/faro-convention

The ethnological exhibition "A life in gajtan" opens in the Museum of Mitrovica: https://telegrafi.com/en/the-ethnological-exhibition-a-life-in-Gajtan-opens-in-the-museum-of-Mitrovica

Sia permesso rimandare a Gianmarco Pisa, Le porte dell'arte. I musei come luoghi della cultura tra educazione basata negli spazi e costruzione della pace - Art doors. Museums as places of culture between place-based education and peace building, Multimage, Firenze 2024: https://multimage.org/libri/le-porte-dell-arte-art-doors