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giovedì 6 febbraio 2025

LA POESIA DI OTTAVIO ROSSANI
di Gisella Blanco
 
Ottavio Rossani

Dalla tradizione all’innovazione, dalla realtà all’immaginazione: l’autobiologia che travasa il senso più intimo dell’esistenza.
  
Una scrittura proteiforme, quella di Ottavio Rossani, fortemente ancorata alla tradizione (dai classici lirici d’amore ai nostri poeti del Novecento): si intravede anche la prosaicità melodica di Franco Fortini nelle sue prove d’impianto più sociale, e la provocazione narrativa, intellettuale di Giovanni Giudici, tendente a quell’autobiologia che crea ponti tra le cose e il senso più intimo dell’esistenza: un quadro culturale ricco a cui la cifra stilistica personale non soggiace ma ne risulta valorizzata, che trae spunto dalle moltissime esperienze di vita e professionali dell’autore.
A volte – non sempre – è possibile rintracciare nell’interezza delle opere di un autore un sottile ma resistente filo argomentativo che rende comunicanti temi diversi, apparentemente separati. Suoni ricorsivi, rime e assonanze non appaiono scollegate dal senso corale ampiamente manifesto non solo a livello intertestuale ma anche intratestuale.


Il verso piano di Rossani, armonioso nel suono ma senza platealismi, parte da frangenti di reale, di vita vissuta e di posti realmente visitati per sondare gli spazi più misteriosi dell’etica, della psicologia, delle relazioni umane e civili.
Le singole opere, lì dove non è direttamente indicato dall’autore, possono apparire come veri e propri poemetti per la loro organicità, per lo svolgimento narrativo-valoriale del discorso poetico, per l’uso del climax e l’andamento significativo delle sezioni interne.
Il tu amoroso, declinato classicamente, è un vero e proprio contraltare dell’io, capace di metterlo a dura prova.

Il lungomare di Soverato

I luoghi dell’infanzia sono un lume sempre acceso nel presente, osservati dall’autore con nostalgia e con tenerezza, con grande sensibilità verso la stagionalità della vita. Ed è proprio rispetto ai luoghi d’infanzia e d’affezione, primo fra tutti Soverato, presente in modo sempre diverso tra le varie opere, che si compie quella peculiarità contenutistica – e non solo estetica – della poesia di Rossani: i posti della giovinezza vengono attualizzati, a differenza di molti scrittori come, ad esempio, il grande poeta ingegnere, il lucano Sinisgalli. Lo sguardo poetico di Rossani li perlustra nel presente, chiamando a raduno non solo la memoria ma anche la possibilità dell’individuo di compiersi nell’hic et nunc, nella verità effettivamente sondabile dall’esperienza corrente.


Una tensione mitologica sembra fare vibrare alcuni testi, assieme all’altra tensione, quella letteraria, che adopera abilmente un citazionismo sotterraneo (un “sogno scespiriano” che è “sintesi di vita”), raduno di Storia e storie, simbologie, accadimenti reali o immaginari ma verosimili.
L’eros, anch’esso dai caratteri almeno in parte neoclassici, convoglia spesso la riflessione civile in quella più prettamente intimistica, richiamando quegli spunti sociali che riguardano la generalità e non solo l’individualità.
La disamina sulla malattia (“L’ignota battaglia” ne è vessillo) diventa un’attenta analisi sociale del modo di stare al mondo dell’uomo contemporaneo, una tensione atavica all’oscurità che può condurre alla rinascita, all’amore, alla visione il più possibile completa.

Alba a Soverato

Essere o sentirsi malati di qualcosa di incurabile è ciò che caratterizza l’uomo dal tardo Ottocento, una nausea d’impronta sartriana che, però, nel caso di Rossani, non spinge all’individualismo e alla solitudine ma si compie come forza aggregante tra le persone. È il conflitto di cui parla Simone Weil, tutto interiore, intimo, puntualmente radicato nell’inconscio. Un inconscio che diventa un vero e proprio luogo fisico da abitare, in cui co-abitare con gli altri.

 
Ottavio Rossani ha pubblicato le raccolte di poesia: Le deformazioni (1976), Falsi confini (1989), Teatrino delle scomparse (1992), Hogueras (1998), L’ignota battaglia (2005), Riti di seduzione (2013), Soverato (2019) e La luna negli occhi (2019; premio Camaiore 2020); i saggi: L’industria dei sequestri (1978), La tragedia italiana da Sossi a Moro (1978), Leonardo Sciascia (1990), Le parole dei pentiti (2000), Stato società e briganti nel Risorgimento italiano (2002); il racconto storico: Servitore vostro humilissimo et devotissimo (1995).

Soverato magica di luce e di mare
 
Gisella Blanco è poetessa, critica letteraria, operatrice culturale. Nata a Palermo  (1984), vive a Roma. Laureata in giurisprudenza, ha pubblicato la raccolta Melodia di porte che cigolano (Eretica, 2021). Collabora con Il Foglio e con altri media e siti web.