L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CINESE di
Luigi Mazzella
Sulla stampa quotidiana Occidentale, divisa e al
tempo stesso unita da una miriade di allarmismi, falsi o veri, provocati dal
caos derivante da un conflitto permanente e insanabile a causa, in apparenza,
di posizioni politiche diverse e contrastanti ma in buona sostanza di una lotta
feroce di potere tra un raggruppamento capeggiato dalla lobby finanziaria di
New York e di Londra e composto dai servizi d’intelligence statunitense ed inglese (CIA, MI6), dalle forze
armate di entrambi i Paesi (Pentagonoe
British armed forces) e dalle cricche dirigenti del Partito Democratico
americano (con propaggini transnazionali, per il consenso, anche fuori dai
confini degli Stati Uniti) e di quello Laburista inglese, da un lato, e un
centro costituito dai magnati dell’hi-tech, elettronico e digitale, insofferente
dei limiti posti dal sistema monetario imperniato sul dollaro e sulla sterlina
e fautori delle cripto-valute: è apparso un warning particolare che invita a porre attenzione
all’intelligenza artificiale cinese e a temerne gli effetti. L’avvertimento è,
a mio giudizio, fondato e giustificato, e non per pravità e cattiveria di un
popolo di antica e rispettabile tradizione sapienzale, quanto perché il
razionalismo ateo che predomina in quella parte del pianeta consentirà di
immagazzinare nei computer dati certamente più rispondenti allo scopo di avere
risposte lucide e utili a progredire in un terzo millennio che si prospetta ben
diverso dai due precedenti. Ciò che rende sterile l’allarme è la drammatica, mancata
consapevolezza degli Occidentali che le barbare usanze e i costumi del
bellicoso Medioriente (dilaniato da reciproci massacri non per stabilire chi
debba mandare aeronavi nel Cosmo ma per stabilire quale veramente sia il Dio
unico da essi (tutti insieme) venerato, da noi ereditate dai primi emigranti
nella storia dei Paesi mediterranei e le elucubrazioni politiche teutoniche,
innestate sulle fantasie iperuraniche dell’immaginifico Platone, hanno fatto il
loro tempo e da bagaglio, cosiddetto “culturale” (pure utile a creare opere
d’arte, notoriamente figlie dell’emotività artistica e non del raziocinio) sono
diventate, oggi, una pesante zavorra in un mondo che non ha bisogno di
ingannevoli utopie ma di concretezza e di lucidità intellettiva.