Si coglie, persino nel mainstream massmediatico, solitamente fedele all’alleanza tra
la lobby di Wall Street, la CIA(e i servizi deviati dell’Occidente), il Pentagono,
il Partito Democratico transnazionale (che, rubando la metrica del Manzoni, va:
“dall’Arizona all’Alpe, dal Potomac al Reno”),
una sorta di euforia, che appare del tutto inspiegabile per gli orfani
di Biden e i fanatici di Ursula Von der Leyen, l’unica delle “pulzelle” europee
che ha indossato una “corazzatura” adeguata al lutto stretto. C’è chi si chiede
se non si tratti di una folgorazione tanto improvvisa quanto lucida che avrebbe
resa più evidente, agli occhi
esterrefatti dei suoi abitanti, la probabilità di una catastrofe dell’Occident e.
Personalmente, ci credo poco: il detto napoletano “troppa grazia sant’Antonio!”
potrebbe esprimere bene il dubbio dei “razionalisti” puri su una tale repentina
conversione. È più probabile che sia stata la ri comparsa, nel gergo politico,
della parola “negoziato” a galvanizzare gli addetti al sistema
dell’informazione e i cittadini della parte ovest del globo. I secondi, parafrasando
Cartesio, avranno detto, speranzosi: negotiamur, ergo sumus! Boutade a parte, non può negarsi
che il ritorno alla trattativa rappresenti pur sempre un passo avanti sulla
strada del difficile recupero del raziocinio perduto. Certo: nella nostra parte
del mondo dove l’irrazionalità ha preso un marcato sopravvento sul senso logico
(con le sue fumisterie religiose e politiche) è ben difficile che si possa
salutare il ritorno tout court e da un giorno
all’altro della smarrita Ragione.
Pallade-Atena, purtroppo, come nel quadro di Sandro Botticelli, esposto alla
Galleria degli Uffizi di Firenze, deve continuare a fare i conti con una massa
di Centauri di cui è stata stimolata più la parte cavallina (id est: bestiale) che quella
umana (nel senso migliore del termine). Se a ciò si aggiunge che le proposte da
molti ritenute palesemente illogiche che si rincorrono sui giornali, più che disorientare la pulzella italica al termine
del giro completo della sua “piroetta” di collocazione politica, provocano
critiche nella pulzella rossa di acidità meno corrosiva del solito anche i più
pessimisti sulla piega che stava prendendo la lotta politica in Parlamento e
nelle piazze possono tirare un sospiro di sollievo. Esse, in buona sostanza, rendono più “pepata” e
“frizzante” la “negoziazione”, con buona pace delle “prefiche” in busta paga
del sistema mediatico, costrette ormai a immaginare, quanto meno a breve
termine, un futuro senza cadaveri in decomposizione tra macerie di palazzi per
i quali emettere il loro finto e prezzolato pianto. Anche se per questi soli motivi… ben
venga, quindi, l’euforia popolare (oltre che giornalistica) e sia lode a chi la
provoca! Se si scontrano, infatti, proposte non condivisibili e se ne parla con
acidità ridotta al minimo (difficile usare veleni verbali per dimostrare
l’impossibilità di costruire un Negresco o un Carlton sulla Cote d’azur de
Gaza) è pur sempre
meglio che assistere, muti e silenti, al percorso di armi in viaggio verso
Zelensky e Netanyahu.