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mercoledì 12 marzo 2025

CHI HA PAURA DI VIKTOR ORBAN?  
di Luigi Mazzella
 

V. Woolf

Nel dramma di Edward Albee Chi ha paura di Virginia Woolf? la figura della grande scrittrice britannica, secondo molti recensori dell’opera, non avrebbe alcuna attinenza con quanto è rappresentato sulla scena. Il titolo sarebbe un gioco di parole per ricordare la canzoncina Chi ha paura del lupo cattivo? della fiaba dei tre porcellini. In altre parole, secondo il titolo del dramma di Albee, ci sarebbe sempre “un lupo cattivo” cui si possono paragonare i nemici, gli avversari, chi non la pensa come noi, chi si intende condannare al pubblico ludibrio. È nella natura umana - si dice - una tale ineliminabile e invincibile esigenza. Una versione aggiornata di quel dramma, insignito del Premio Pulitzer per la drammaturgia, potrebbe intitolarsi oggi: Chi ha paura di Viktor Orban? 


V. Orban

Perché? Che cosa (ovviamente, per quanto dice e fa) rende Orban il lupo cattivo dei nostri giorni? Che cosa ha potuto indurre la “pulzella” nostrana a non deporre l’ascia di guerra imbracciata per compiacere Joe Biden e a prendere le distanze dall’uomo di cui un tempo condivideva “quasi integralmente” il pensiero politico? La risposta per molti suoi fan è semplice: la moderazione (virtù  acquisita, invece, secondo i suoi detrattori per restare a galla!). 

Allora, per approfondire il discorso, chiediamoci che cosa ha “urtato” il senso di moderazione di Giorgia Meloni a tal punto da indurla a optare per il riarmo dell’Europa contro il voto di Orban, condiviso in Italia persino da Elly Schlein, sua avversaria post-comunista? Cerchiamo di capire. Viktor Orban ha inteso alla lettera il senso della norma che, come l’articolo 11 della nostra Costituzione, usa l’espressione “ripudio della guerra”. Orbene - avrà pensato il leader ungherese - se si vuole ripudiare la guerra, che cosa si fa di fronte a un’esplicita ipotesi di proposta di incrementare l’acquisto di armi? Si vota no e ci si dichiara neutrali.
La “pulzella della Garbatella”, invece, è stata e continua a essere di opinione contraria: ci sono anche, dice con le parole della signora Ursula Von der Leyen, missioni di guerra per portare la pace e in più quelle disposte dalla NATO che servono per sventare azioni offensive contro i Paesi deboli. 



La frase della teutonica Commissaria Europea è drastica e precisa: Riarmiamoci e voi Paesi, riarmati, andate!
Che poi le prime missioni (quelle dette “di pace”) quasi mai raggiungono lo scopo salvifico proclamato e che l’alleanza difensiva contro le aggressioni portate dai Paesi del Patto di Varsavia sia diventata un non-sense ora che quel Patto non c’è più, è circostanza del tutto irrilevante in una parte del Pianeta che da oltre duemila anni si nutre delle più bestiali irrazionalità.


 
Le incongruenze italiche dipendenti dall’essere un Paese dell’Occidente, dove i manicomi sono stati chiusi, nonostante la consapevolezza, almeno di alcuni, della confluenza nella mente umana degli Occidentali di ben cinque irrazionalismi folli, di cui tre religiosi e due politici, non finiscono qui.
La nostra Costituzione, all’articolo 52, parla di “difesa della Patria come sacro dovere del cittadino”.  Ma c’è sempre un “ma”.
A porre, infatti, nel nulla il disposto dell’articolo 52 ci pensa, a tacere d’altri di provenienza esterna, l’ordine giudiziario con il disporre misure di varia rilevanza contro chi pretende di esercitare il sacro dovere previsto in quella norma. I casi: Open arms e Diciotti insegnano. Fin qui la schizofrenia dell’ufficialità pubblica. Poi c’ è quella privata dei partiti politici e della collettività popolare. Anche a tali livelli si ritiene compatibile con il ripudio della guerra l’invito a “riarmarsi” di tutto punto. E soprattutto: guai a pronunciare la parola “neutralità”! Sarebbe come bestemmiare. E difatti non c’è uno “straccio” di politico o di opinionista che si lasci sfuggire mai quel termine dalla bocca o dalla “penna” (per rendersene conto, basta seguire i talk show radio-televisivi o leggere i giornali). Né ad alcuno di essi viene in mente di sentire, sul punto, l’opinione della massa in un Paese in cui il numero dei cittadini che votano per i partiti in lizza alle elezioni è inferiore a quello degli astensionisti. (E ciò, verosimilmente, anche perché molti di essi rifiutano di seguirli nelle vuote e pericolose ciarle che rischiano di condurli a morire di funghi atomici). 



Domanda: Possiamo dire che usare la parola “neutralità” è diventato, in Italia, un tabù?
Sì! Se essa è usata da un individuo che ha sempre menato vanto di essere di sinistra qualcuno gli dirà subito: vuoi la stessa cosa di Orban emblema della Destra? Sei un fascista! E lui, contrito, si affretterebbe a smentire. La cosa, pero, ancora più tragicomica è che la medesima reazione avrebbe un individuo che con uguale e parallelo orgoglio si proclama di Destra. Egli più cautamente (per motivi dichiarati “precauzionali” se investito di funzioni di governo) risponderebbe: sono di Destra si, ma moderata!
Conclusione: Invertiamo il senso del titolo: Chi non ha paura
di Viktor Orban? E la risposta diventa più sempliceChi ha un pensiero libero e ha il coraggio di dichiararsi favorevole alla neutralità, sicuro di sé e della propria intelligenza.