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domenica 23 marzo 2025

GACCIONE E I POETI
di Vincenzo Guarracino


Gaccione
 
Ventinove cavalieri e una dama”, recita il sottotitolo di questa nuova raccolta di testi poetici di Angelo Gaccione, la cui esperienza di scrittura creativa negli anni è andata dipanandosi attraverso linguaggi anche diversi, che vanno dalla poesia in dialetto acrese di Lingua Mater del 2018, dettati da una viva urgenza pulsionale, alla forma epigrammatica di Spore del 2020, pillole di saggezza di una necessità testimoniale, fino all’agudeza aforistica dell’antico Il calamaio di Richelieu del 1989, zibaldone di divagazioni, invettive e paradossi di uno spirito libertario e anticonvenzionale. Questo a voler riassumere i “tria corda” di enniana memoria, che pertengono alla sua prolifica musa, senza considerarne il versante pubblicistico (leggi la rivista online “Odissea”), critico e narrativo (i racconti di Manhattan e de Lincendio di Roccabruna) che lo vede come pochi altri intellettuali impegnato e pugnace sulla scena nazionale. Qui, nel caso specifico, la nuova raccolta chiama in causa Poeti del recente passato, Grandi, Grandissimi e meno noti (penso a Calogero), a far da corona a una Dama, ad Antonia Pozzi, all’ “ombra” dei quali, come è detto nel primo dei testi in antologia, Gaccione si dispone a meditare sulla “vita” (soprattutto propria) e sulla storia, per confermarsi in una consapevolezza amara, molto leopardiana, quella di ritrovarsi in una “giungla” dalla cui paura proteggersi esorcizzandola con l’ausilio dei “versi” dei pochi poeti che resistono nell’immaginario collettivo. Spiriti Guida, dunque, i poeti evocati, che si prestano, ognuno, a specchio, con un verso, a far da pretesto e incentivo per una riflessione, se non su un tempo di più generale povertà civile e morale (su “questo tempo corrotto”), sull’oggi di una grama quotidianità metropolitana, da contrastare, stando “in guardia”, con la “fede” e la fierezza dei propri valori. Si diceva di un’attitudine riflessiva che si rivolge ai casi della propria vita ma non si risparmia nemmeno i più caratteristici empiti civili di denuncia, come nel testo dedicato a Quasimodo, in cui le “ferite” della terra di comune appartenenza e provenienza diventano l’occasione per riconfermare la propria fedeltà e al tempo stesso per deplorare il tradimento di troppi. Pillole di vita e di saggezza, dunque, semi di un modo di percepire la propria esistenza che hanno messo radici e aspettano di rivelarsi e crescere come piante da frutto per le generazioni a venire (commovente è l’evocazione della nipotina dal bel nome beneagurante, Allegra): questo è il “nuovo” Gaccione, che, come un’Araba Fenice capace di rinascere sempre dalle proprie ceneri, crede nella poesia come occasione per ridare alla vita il suo etimologico carattere di “vitalis”, di realtà cioè “degna di essere vissuta”, costi quel che costi.



Angelo Gaccione
Poeti. Ventinove cavalieri e una dama
Di Felice Edizioni 2025
Pagg. 56 euro 10