Caro Angelo, invio alla tua
attenzione questa mia nota. Grosseto. Dice il
direttore del gabinetto Viesseux Michele Rossi: “Si pubblicano tanti libri
perché non esistono veri editori, che un tempo procedevano a una selezione
molto accurata ed erano garanzia della qualità dello scrittore. Ci sono
addirittura persone che si auto-pubblicano. Questa non è democrazia, è uno
svilimento della letteratura.” Parole schiette, che fanno
riflettere per molti versi. Intanto mi sento chiamato in causa e dispiace
contrariare il prof. Rossi, ma in questi giorni è disponibile, per chi lo
voglia leggere, “addirittura” il mio nuovo libro “Tre gocce di lattedi
luna”, “addirittura” auto-pubblicato con YCP. E ora che faccio? Lo brucio?
Mi straccio le vesti per essermi scoperto antidemocratico? Mi batto con il
cilicio colpevole di svilire la letteratura? No, faccio quello che può fare lo
scrittore di un testo che aspira a farlo leggere a altri: lo pubblico, fuori
dal sistema editoriale che anche a me non piace. Gli esiti li daranno i
lettori, pur consapevole che fuori dal sistema c’è una vita difficile. La mia storia credo sia simile a
quella di molti altri. Un senzatetto. Ma con dignità. Dopo aver dato alle
stampe sette libri con vari editori non a pagamento ho detto basta. Ho avuto la
nausea dei meccanismi in cui naviga l’editoria contemporanea ridotta a
stamperia e mi sono tirato indietro. Scelta opinabile? Dal mio punto di vista
obbligata.
Dal 2016 ho deciso di auto-pubblicarmi
proprio perché -e qui concordo pienamente con il prof Rossi- ritengo non
esistano veri editori (che leggono l’opera, la editano, la promuovono…). In ogni
caso non credo di disturbare gli editori/stampatori e neanche il loro banchetto
commerciale annesso: non partecipo a premi, concorsi, non angustio nessuno con
pubblicità ossessiva su giornali o riviste o in rete, comunico l’uscita solo
sulle mie pagine social, faccio presentazioni dove mi invitano, chi mi vuol
leggere sa come fare per procurarsi il libro. Siamo proprio sicuri che sia la
mia autopubblicazione a “svilire la letteratura”? O bella! La letteratura,
secondo me, la sviliscono i “grandi scrittori” che, proprio come sostiene anche
il prof. Rossi, grazie all’“amichettismo” generalizzato vengono portati
sulla cresta dell’onda immeritatamente da critici compiacenti con risultati
pessimi. Insomma, è come dare la colpa all’usciere se la fabbrica non funziona. Cari saluti Graziano