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sabato 8 marzo 2025

LE SEDUTE SPIRITICHE NELLA POLITICA ITALIANA
di Luigi Mazzella



Come Romano Prodi, che il 2 aprile 1978, in pieno sequestro Moro, interpellò per avere lumi sul nascondiglio dove i brigatisti nascondevano lo statista del suo partito, gli spiriti di illustri defunti nella casa di Alberto Clò a Zappolino, così con buona probabilità Antonio Tajani deve avere evocato le anime di Silvio Berlusconi e di Alcide De Gasperi per avere un messaggio idoneo a convincere Giorgia Meloni a votare, sia pure con distinguo e cavilli vagamente  simili a quelli dei legulei che a Napoli un tempo si chiamavano “pagliette”, in maniera favorevole all’ipotesi di un  “riarmo europeo” proposto dalla teutonica Ursula Von der Leyen. 


È del tutto verosimile che dall’alto dei cieli, i due personaggi politici italiani, distraendosi per un attimo dalla loro contemplazione delle beatitudini celesti, abbiano fatto sapere al Ministro degli Esteri italiano di essere vicini alle posizioni dell’inflessibile “pulzella”, sorretta, peraltro, anche da un napoleonico Macron offerente generoso all’Europa dell’ombrello protettivo atomico francese. Rebus sic stantibus, se non avesse una valenza filosofica del tutto indipendente dal “melonismo degli stenterelli” (direbbe Carducci), il mio discorso sulla neutralità sarebbe privo di senso e completamente inutile. 
La situazione politica italiana non è quella dell’Ungheria (unico Paese Europeo a dichiararsi favorevole a una neutralità assoluta). Va detto che il nostro Ministro degli Esteri non riceverebbe lumi diversi se invece che alle anime dei defunti si rivolgesse ai suoi collaboratori ministeriali cresciuti nel clima delle direttive del Nord America dei Clinton, di Biden e degli Obama. Per puro amore di cronaca, termino ricordando che in Europa alla “neutralità” sono giunti in vari modi altri Paesi di illustri tradizioni diplomatiche.



L’Austria, nell’ottobre del 1955, vi è pervenuta con una dichiarazione del Parlamento avente valore di legge costituzionale che stabilì la perpetua presa di distanza dello Stato nei confronti delle dispute internazionali.  E ciò a seguito di un negoziato con l’Unione Sovietica che prevedeva un tale impegno per evitare che il Paese si unisse alla NATO o semplicemente permettesse l’installazione di basi militari straniere sul proprio territorio. Per altra strada, la Svezia ha imposto la sua neutralità, a partire dalle guerre napoleoniche, senza l’esistenza di alcuna norma giuridica che lo prevedesse: per effetto di un principio tradizionale della sua politica estera. La neutralità militare della Svizzera è la più antica del mondo e risale alla riforma protestante promossa da Ulrico Zwingli anche se la sua affermazione formale, dopo anni di autoimposizione fattuale, fu ribadita nel Trattato di Parigi dei primi anni dell’Ottocento. Et de hoc satis
Concludo, parafrasando liberamente Dante Alighieri: Non c’è maggior dolore che parlare del tempo felice altrui nella propria miseria.