LE
SEDUTE SPIRITICHE NELLA POLITICA ITALIANA di Luigi Mazzella
Come
Romano Prodi, che il 2 aprile 1978, in pieno sequestro Moro, interpellò per
avere lumi sul nascondiglio dove i brigatisti nascondevano lo statista del
suo partito, gli spiriti di illustri defunti nella casa di Alberto Clò a
Zappolino, così con buona probabilità Antonio Tajani deve avere evocato le
anime di Silvio Berlusconi e di Alcide De Gasperi per avere un messaggio idoneo
a convincere Giorgia Meloni a votare, sia pure con distinguo e cavilli
vagamente simili a quelli dei legulei che a Napoli un tempo si
chiamavano “pagliette”, in maniera favorevole all’ipotesi di
un “riarmo europeo” proposto dalla teutonica Ursula Von der
Leyen.
È del tutto verosimile che dall’alto dei
cieli, i due personaggi politici italiani, distraendosi per un attimo dalla
loro contemplazione delle beatitudini celesti, abbiano fatto sapere al
Ministro degli Esteri italiano di essere vicini alle posizioni
dell’inflessibile “pulzella”, sorretta, peraltro, anche da un napoleonico
Macron offerente generoso all’Europa dell’ombrello protettivo atomico
francese. Rebus sic stantibus, se non avesse una valenza
filosofica del tutto indipendente dal “melonismo degli stenterelli”
(direbbe Carducci), il mio discorso sulla neutralità sarebbe privo di senso e
completamente inutile. La situazione politica italiana non è
quella dell’Ungheria (unico Paese Europeo a dichiararsi favorevole a una
neutralità assoluta). Va detto che il nostro Ministro degli Esteri non
riceverebbe lumi diversi se invece che alle anime dei defunti si rivolgesse ai
suoi collaboratori ministeriali cresciuti nel clima delle direttive del Nord
America dei Clinton, di Biden e degli Obama.Per puro amore di cronaca, termino
ricordando che in Europa alla “neutralità” sono giunti in vari modi altri Paesi
di illustri tradizioni diplomatiche.
L’Austria, nell’ottobre del 1955, vi è
pervenuta con una dichiarazione del Parlamento avente valore di legge
costituzionale che stabilì la perpetua presa di distanza dello Stato nei
confronti delle dispute internazionali. E ciò a seguito di un
negoziato con l’Unione Sovietica che prevedeva un tale impegno per evitare che
il Paese si unisse alla NATO o semplicemente permettesse l’installazione di
basi militari straniere sul proprio territorio.Per
altra strada, la Svezia ha imposto la sua neutralità, a partire
dalle guerre napoleoniche, senza l’esistenza di alcuna norma
giuridica che lo prevedesse: per effetto di un principio tradizionale
della sua politica estera. La neutralità militare della Svizzera è
la più antica del mondo e risale alla riforma protestante promossa da
Ulrico Zwingli anche se la sua affermazione formale, dopo anni di
autoimposizione fattuale, fu ribadita nel Trattato di Parigi dei primi anni
dell’Ottocento. Et de hoc satis Concludo, parafrasando liberamente Dante
Alighieri: Non c’è maggior dolore che parlare del tempo felice
altrui nella propria miseria.