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venerdì 11 aprile 2025

IL PROVOCATORE 
di Luigi Mazzella



Trump sbertuccia i leader politici europei.
 
È molto probabile  che Donald Trump continui nella sua opera di persistente provocazione e di provocatorio sbertucciamento dei cosiddetti “leader politici europei” di cui chiaramente non ha alcuna stima e che il prossimo passo possa essere quello di concedere a Giorgia Meloni lo “zero a zero” sui dazi. E ciò, mentre  Ursula Von der Leyen ed Emmanuel Macron  dovranno attendere i previsti “novanta” giorni per conoscere, con le loro minacce di “bazooka” sul tavolo e amenità consimili, il destino di “daziati” o di “graziati”. A dispetto della “grancassa”, battuta senza risparmio di ripetuti colpi dai filo-Democratici del sistema mass-mediatico Occidentale (una maggioranza strabordante), l’irridente neo-eletto Presidente americano, pur caduto nel tranello del “Carneade Navarro” (sbugiardato, senza troppa e garbata “diplomazia”, da Elon Musk), è riuscito a dimostrare che il Re (id est: l’Europa) è inesorabilmente “nudo”, anche se non ha perso nessuna delle caratteristiche che ne hanno fatto nei secoli il padre (id est: la madre)  dei più imperterriti e pertinaci guerrafondai del globo, i suoi connazionali statunitensi. Naturalmente, il neo-eletto Presidente Donald ritiene di non avere nulla a che fare con l’America dei Democratici, servi interessati della CIA, del Pentagono e dell’industria della armi oltre che con quelli che ancora la votano (e che, secondo le sue previsioni, saranno sempre meno perché non gli sarà difficile dimostrare per tabulas le connivenze della cricca di potere da lui sconfitta con il mondo del malaffare politico (e non solo). È verosimile che, nel propositum in mente retentum di Trump, il “riarmo” fortemente voluto dalla “pulzella” di Bruxelles, possa essere la  premessa di una ennesima guerra interna al vecchio Continente che, a suo giudizio, con i suoi comportamenti aggressivi e manie di grandeur è all’origine di ogni confusione e corruzione dell’Occidente. Non è da escludere che la sua segreta speranza siasoprattutto che Germania, Francia e Inghilterra possano darsi reciproche e forsennate botte (come suol dirsi “di santa ragione”) dando agli Stati Uniti dei Repubblicani alla Trump l’occasione di assistere alla tenzone fuori dal ring (senza intervenire, quindi) per salvaguardare e continuare  il progetto di “America first”.
Per l’Italia è difficile fare previsione. Nel suo passato, c’è sempre stato, al vertice dei suoi governi, un “sacco di mattoni” (per usare la terminologia di Musk) che ha pensato di “sedersi al tavolo della pace” (per finire, magari, sul lato sbagliato e mollare, come la Storia insegna, qualche ulteriore parte del suo territorio). Il livello culturale dell’attuale classe dirigente, cresciuta ai canti di “Noi vogliam Dio per nostro padre”, “All’armi siam fascisti” e “Bandiera rossa”e l’assenza pressoché totale di gente che ha un pensiero libero e si muove seguendo la ragione non lascia sperare molto. Non manca, ovviamente, chi irrazionalmente sostiene che c’è uno “stellone” che interviene al momento giusto a salvare il “Bel Paese”. Chi non vuole discostarsi dall’uso del raziocinio parla di tendenza incoercibile degli Italiani al “girellismo” più spregiudicato che salva il Paese, come suol dirsi con gergo calcistico, “in corner”. 
Domanda: Chi potrà  essere il “voltagabbana” di turno? Almeno un po’ di coraggio dovrà averlo: non dovrà temere i bazooka messi sul tavolo dalla Von Der Leyen e sapere di dover fare a meno dell’ombrello nucleare di Macron e di Starmer.