LO STATO DI DIRITTO SOTTO I PIEDI di
Luigi Mazzella
Il
comportamento dell’Europa lo ha dimostrato chiaramente con il conflitto
russo-ucraino. La
cosiddetta “cultura” che è venuta fuori, in Occidente, dalla sovrapposizione
pacifica degli irrazionalismi religiosi Mediorientali e di
quelli filosofici di Platone rispetto all’empirismo, allo
sperimentalismo e al razionalismo dei Sofisti e Presocratici si è
cimentata, attraverso i suoi rappresentanti, a elaborare, nei secoli, slogan
di indubbia efficacia (Vera e unica Democrazia al mondo, Stato di diritto,
Tutela dei dirittiumani) che solo ora, nel Terzo
Millennio, stanno dimostrando appieno la loro falsità tipicamente
propagandistica. Della “Democrazia” abbiamo (plurale majestatis)
già scritto più volte: sullo “Stato di diritto” anche; ma dopo il chiaro e
lucido articolo di Elena Basile su “il Fatto Quotidiano” non è male ritornare
sul tema per ribadire i concetti. La guerra russo ucraina ha,
infatti, determinato il crollo nella nostra Italia (ma anche
altrove in Occidente) del mito dello “Stato di Diritto”,
locuzione che esprime la necessità che tutti, non
esclusi i poteri dello Stato, compreso il Governo, agiscano
per l’osservanza del dovere di agire sempre entro i limiti fissati dalla
legge. Ciò significa che nessuno, neppure le più alte autorità
statali, i sommi rappresentanti dei tre poteri pubblici, i funzionari di grado
gerarchico più elevato, oltre ai comuni cittadini, sono al di sopra delle
leggi che devono essere sempre applicate e rispettate.
Vediamo,
allora, le norme che disciplinano l’entrata in guerra del nostro Paese. L’articolo
11 della nostra Carta Fondamentale recita: “L’Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli (mentre la guerra a difesa
della Patria è fatta salva dal successivo articolo 52 che la definisce “sacro
dovere del cittadino”) e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali”. A Napoli (ma forse anche altrove) si dice: “fatta la legge, si
trova l’inganno” (in altre parole, c’è sempre un “paglietta” che dice il
contrario). E difatti, v’è chi ha rilevato che: a) Nello stesso articolo
11 si consentono esplicitamente (le misure necessarie: id est le
limitazioni di sovranità) per un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia
fra le Nazioni (leggasi: installazione sul proprio territorio di missili, armi
distruttive e quant’altro) e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte
a tale scopo (leggasi: O.N.U. ma anche NATO); b)
Nell’articolo 117 della Costituzione, comma 1 si sancisce che lo Stato italiano
è soggetto al rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento
comunitario e dagli obblighi internazionali. Ciò detto, c’è da
chiedersi se gli argomenti portati dai guerrafondai che trovano sempre
legulei disposti a giustificare i loro istinti bellici
per supportare l’invio di armi a Zelensky siano meritevoli di
considerazione. A mio giudizio non lo sono.
1)
Non è certamente un valido elemento di elusione del ripudio della guerra
sancito dall’art.11 il successivo art. 78 Cost. che prevede
l’istituto della dichiarazione dello stato di guerra da parte delle Camere
perché esso si può ben rapportare all’ipotesi della necessità di una
guerra difensiva e non, quindi, necessariamente offensiva. 2)
Non rappresentano una adeguata motivazione di co-belligeranza le norme NATO di
cui ho già scritto su questo giornale e non mi ripeto. 3)
Meno che mai ha senso riportarsi alle norme sull’ ONU, considerato che il
Consiglio di Sicurezza non ha mai fatto alcun cenno alla Russia come
aggressore dell’Ucraina né ad altre consimili considerazioni di responsabilità
dello scontro bellico, limitandosi solo a chiedere la rapida fine della
guerra. Il precedente, anteriore alla costituzione dell’ONU, degli aiuti
americani forniti all’Inghilterra nella Seconda guerra mondiale in violazione
dell’obbligo di neutralità, motivata da alcuni sedicenti esperti con la
rottura del patto Briand-Kellog, sarebbe nel caso in esame un boomerang perché
è stato proprio Zelensky a violare gli accordi di Minsk 1 e 2. Conclusione: Se in Italia la gente
non va a votare è perché tutta intera (o quasi) la sua classe politica si è
dimostrata guerrafondaia e non rispettosa delle norme interne e internazionali
sulla guerra (altro che Stato di Diritto!); e ciò in aperto contrasto con
la volontà pacifista del popolo chiamato a votare.