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giovedì 26 giugno 2025

LA COMMEDIA DELLA GUERRA 
di Franco Astengo


 
La guerra e di conseguenza le armi come contraddizione della modernità: è questo il passo avanti della storia nell’intreccio dominante tra tecnocrazia e autoritarismo?
 
Sarà facile identificare l’altalena di questi giorni come La commedia della guerra con unici perdenti i popoli vessati e bastonati dal gioco a scacchi dei potenti.
Però è emersa chiara la contesa che è quella del riarmo, dell’inseguimento a bombe sempre più potenti, missili ultrasonici, ecc, ecc.: il riarmo che va finanziato per favorire i profitti e per tenere alta la tensione in un quadro di militarizzazione complessiva in un quadro che non garantisce neppure l’equilbrio del terrore di memoria della guerra fredda.
Militarizzazione destinata a ridurre ancora di più la complessità della politica a schema binario, con il gran ritorno della diarchia (almeno apparente) amico/nemico.
È tornato di moda Le Bon e la sua psicologia delle masse (del resto indispensabile per esaltare il nazionalismo, la difesa della propria “civiltà” e far accettare come indispensabile la regressione democratica) e torna di moda Carlo Schimtt attraverso l’estensione del cui pensiero si pensa di militarizzare lo scontro politico.
Obiettivo: non corrispondere più alle esigenze e ai bisogni di massa in termini di welfare e di equilibrio economico per favorire al massimo disuguaglianza e povertà intese come nuove frontiere sulle quali reggere regimi della paura.