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mercoledì 18 giugno 2025

LE PAROLE
di Vinicio Verzieri


 
Le parole o i termini, i vocaboli, sono nati senza una data precisa e nemmeno si sa chi sono i creatori. Hanno una sonorità che dovrebbero accostarsi alla forma della cosa definita o, nel caso del suono, al verso di un animale o di un rumore. Esse non seguono queste regole sempre a causa delle diverse lingue, quindi una parola viene scritta o detta in modo diverso. Gli scrittori vanno alla ricerca di quelle per meglio esprimersi e dare un valore letterario, per meravigliare e in alcuni casi le inventa. In altri ambiti tecnici fanno la catena delle derivazioni come dal greco, poi dal latino e infine all’italiano. Ci sono le appropriazioni da altre lingue, quelle che imbarbariscono fino a scomparire, possono essere lunghe o breve, fare commuovere, ridere, riflettere, zittire, entusiasmare, creare emozioni, fare innamorare e molto altro. Le parole non sono flessibili, eppure molti le interpretano a piacimento, sono inequivocabili, ma un sì diventa una negazione e viceversa. A voce si modellano con toni diversi, cambiano volto e si perdono. Quando scrivo non sempre rincorro un termine giusto, è esso che si presenta e scivola sul foglio con un seguito che molti dicono sia frutto di un momento creativo o ispirazione. Ti do la mia parola, ma ci si può fidare? Non sempre. Nel dormiveglia a volte creo pensieri scaturiti da una parola insolita e mi dico che non ho la forza di scriverli, lo farò domani, tanto è facile da ricordare. Invece non sempre ci riesco e mi rimprovero per non essermi svegliato. Che io sia ignorante è ovvio, non conosco tutte le parole del dizionario e anche quelle tecniche che non vi sono e nascono di continuo. Molte parole sono definite erroneamente, altre ambigue, non tutte di una valenza. Comunque, quelle che vorrei, non ci sono per descrivere quelle sensazioni emozioni e sentimenti che sono nel mondo delle astrazioni. Il silenzio a volte è più eloquente e sincero delle parole. Per esprimermi e comunicare percorro strade parallele con il disegno, la pittura e la scultura. Dove trovare l’archetipo che descrive l’interiore? Nella bellezza? Nella poesia? Ma esse sono astrazioni, e allora? Non trovo risposte, solamente interrogativi e dubbi. In tal caso mi chiedo come possono essere soddisfatti e appagati con presunzione gli scrittori? Tacere sempre non si può. Allora la vita è legata alla parola? Come hanno fatto i nostri progenitori e come fanno gli animali, le piante e le cose a intendersi? Ho letto delle risposte e certamente contribuisce l’intuito.