Eugenio
Montale nasce a Genova nel 1896, il 12 ottobre. Genova era una città ricca e
industriosa, con un porto e un'attività commerciale di spicco tra le
conurbazioni del Sud Europa. Anche la famiglia Montale appartiene alla
borghesia cittadina ed era una famiglia di agiati commercianti di vernici
(specie sottomarine) e solventi chimici. Il padre Domenico, detto Domingo per
essere stato più di dieci anni emigrante in America Latina,era un uomo
pragmatico e attivo. I Montale dunque vivevano a Genova; erano però originari
di Monterosso, la prima delle "Cinque Terre", almeno venendo dal
capouogo ligure; qui la famiglia Montale nel 1905 aveva costruito una propria
casa delle vacanze, una villa dove si trascorrevano, tutti insieme, le estati e
le principali festività dell'anno. Eugenio era l'ultimo di cinque fratelli; gli
studi furono irregolari, per motivi di salute cagionevole che lo costrinsero
anche a studiare privatamente. Si concluseronel 1915 con il diploma di ragioniere di cui poi non saprà mai cosa
fare. Dirà molti anni più tardi: " I miei fratelli andavano in ufficio,
l'unica mia sorella frequentava l'Università, per me, ultimo di sei figli, non
eranemmeno il caso di parlarne". Negli anni tra il 1915 e il 1917
però Montale si scopre melomane appassionatissimo, e si mette a studiare canto
andando a lezione di musicadal baritono
Ernesto Sivori. Insieme alla sorella Marianna, iscritta a Lettere e Filosofia,
inizia a studiare i filosofi (Boutroux e Bergson e il russo Sestov) e
naturalmente poeti, in particolare Dante Alighieri, e gli allora quasi
contemporanei Carducci e Pascoli, e Gabriele D'Annunzio.
Le sue letture
divennero imponenti, mentre cominciò a collaborare alle riviste, la prima delle
quali fu "La Riviera Ligure", una pubblicazione finanziata da
commercianti di olio di oliva, che raccoglieva firme letterarie come Giovanni
Boine e l'allora giovane poeta Camillo Sbarbaro. Nel 1917, sottotenente di
fanteria (158° reggimento Brigata Liguria) partecipa alla prima guerra mondiale
in Trentino, sul fronte della Vallarsa (scriverà la poesia
"Valmorbia"). La sua prima pubblicazione poetica appare nel 1922,
sulla rivista "Primo Tempo". Ma già nel 1916, a soli 20 anni, aveva
scritto "Meriggiare pallido e assorto". Il testo ci porta alla prima
celebre raccolta del nostro, quegli Ossi di seppia che usciranno nel
1925 per le edizioni di Piero Gobetti. Montale, negli anni che vanno dal 1915
al 1925, approfondisce anche la cultura europea del "negativo"
(poetica del "male di vivere") portandosi dietro la sensazione dirà
"di vivere sotto una campana di vetro". In questi anni che poi
sfoceranno in Ossi di seppia, Montale si interessa alla poesiache cerca di uscire dai limiti della
realtà e del linguaggio già dato.
La poesia francese (allora) moderna, a
partire da Baudelaire, ma anche a quella di poeti anglosassoni come Robert Browning
(1812 - 1889) sino ai contemporanei Eliot ed Ezra Pound. Date queste premesse
teoretiche non stupirà notare come Montale, in Ossi di seppia si muova
alla ricerca di un varco che metta in comunicazione il piano immutabile dell'essere
con quello precipitoso ed implacabile del tempo. Prende forma e sostanza
proprio in Ossi di seppia quella forma eretica e peculiare di
"esistenzialismo montaliano" dove il varco, "l'anello che non
tiene" [...talora ci si aspetta/ di scoprire uno sbaglio di Natura,/ il
punto morto del mondo, l'anello che non tiene,/... 'I limoni'] la
"maglia rotta", sono irruzione di una possibile libertà dall'ordine
precostituito delle cose. Dirà
Montale stesso, nella Intervista Immaginaria, pubblicata nella rivista
"La rassegna letteraria", numero 1, gennaio 1946 "forse negli
anni in cui composi Ossi di seppia (tra il 20 e il 25) agì in me la 'filosofia
dei contingentisti francesi', del Boutroux. Il 'miracolo' era per me evidente
come la necessità, ubbidii ad un bisogno di espressione musicale. Volevo che la
mia parola fosse più aderente di quella degli altri poeti che avevo conosciuto
[...]".
Montale innerva la propria poesia della polarità
necessità-libertà-contingente e per lui poesia sarà logos-musica-mnème, un
impasto cioè di pensiero e musica, memoria, l'unità di suono e significato, non
solo quella di suono e di senso. La poesia di Montale sarà dunque raffinata a
livello metrico-stilistico e timbrico; però giocata sul piano della
quotidianità e sul miscelare parole "alte" e parole comuni. Compare
in Ossi di seppia il famoso "tu" montaliano, i versi si
rivolgono in modo colloquiale a un tu che resta indeterminato, se si vuole, o
invece, se lo si desidera, può indicare Montale stesso, se non direttamente il
lettore, cioè noi.