Ho in
uggia molte parole, soprattutto quelle che tutti ripetono a pappagallo e ad
ogni pie’ sospinto. Se dovessi tenere un laboratorio di scrittura, inviterei i
miei allievi a non usare assolutamente parole come solare, resilienza,
distopico, solo perché sono state rese di moda. Tanto più che
altrettanto rapidamente saranno destinate all’oblio, come accade d’abitudine.
Non mi è simpatica nemmeno la parola sogni, soprattutto quando la vedo
usata a sproposito. Sogni d’oro, per esempio, è una locuzione orribile.
Che significa fare sogni d’oro? Una banalità. Abbiamo termini molto più concreti
e precisi a disposizione, se ci occorrono, e la lingua italiana ne è ricca
quant’altre mai: aspirazioni, desideri, finalità, mete da raggiungere,
obiettivi… Porsi degli obiettivi e avere delle aspirazioni sono ottimi
propositi, a patto che non diventino una ossessione e si riconvertano in
patologia. Bisogna mettere in conto anche il fallimento e non considerarlo del
tutto negativo. La saggezza delle massaie ci avverte che si può fare una
pietanza solo con ciò che abbiamo a disposizione, e ci si deve accontentare. Un
amico che ossessionava il proprio figlio (poco più che un bambino) deciso a
farne un corridore velocista sottoponendolo ad allenamenti spropositati, ha
provocato il rigetto in età più adulta nel ragazzo e a sé stesso una forte
delusione. È la forza del carattere e la consapevolezza, che bisogna coltivare,
lasciando che ognuno possa liberamente misurare il perimetro dei propri limiti.
Come ci è fin troppo noto, in ogni persona sono radicate difficoltà che possono
essere di vario tipo: fisiche, psicologiche, attitudinali, di carattere,
relazionali… Ne va tenuto conto sempre e comunque, in maniera che possiamo
correggere le nostre mete e le nostre ambizioni, senza causare dei danni al
nostro amor proprio. Se non ho una voce possente non potrò diventare un tenore,
ma se sono intonato potrò rendermi utile in modo diverso. Se sono troppo bassa
e non mi vogliono al Teatro alla Scala come prima ballerina, nonostante la mia
bravura, posso sempre far parte di un corpo di ballo o aprire una scuola di danza.
Mai perdersi d’animo.