SCIABOLETTA
di Luigi
Mazzella
Il territorio è sempre un elemento dello Stato?
Anche se resta avvolta nel mistero della
notte dei tempi l’identificazione di un territorio della superficie
planetaria con l’appartenenza al popolo di una data Nazione avente un’unica
lingua e una medesima cultura, storicamente, violare i confini di un Paese
diverso dal proprio con atti di forza o con penetrazioni clandestine anche ben
nascoste ha sempre causato conflitti bellici e contrasti interni anche feroci. Vittime umane, collettive o individuali, danni
materiali e infrastrutturali, nonché violazione dei diritti ne sono stati i
corollari. A onor del vero, l’Italia, a parte
l’infelice parentesi fascista con un monarca Vittorio Emanuelle III di
Savoia (detto Sciaboletta), proclamatosi Re d’Italia e d’Albania,
Imperatore di Etiopia e Primo Maresciallo dell’Impero d’Abissinia, si era
sempre attenuta alle prescrizioni delle varie programmazioni internazionali di
natura spartitoria anche se in applicazione della teoria di Woodrow Wilson del
primo dopoguerra mondiale, nel quadro di un riordinamento dei suoi
confini, il Sud Tirolo le era stato annesso. A differenza,
però, di quanto fatto da Zelensky in Ucraina (che con i metodi nazisti dei
battaglioni Azov ha imposto la legge del più forte a russofoni e filorussi)
l’accordo De Gasperi-Gruber aveva garantito una buona convivenza tra
popolazioni di origini diverse (che tuttora permane). Per il resto, l’Italia ha solo subìto impossessamenti
di parti del proprio territorio da parte di Francesi (Nizza, Savoia, Corsica),
Jugoslavi (gran parte della Venezia Giulia, Carso, Istria, Quarnaro), Inglesi
(Malta). E, come se ciò non bastasse, tuttora
navi di organizzazioni non governative di varia provenienza straniera
continuano imperterriti a scaricare sul territorio italiano immigrati
clandestini nella più piena e incontrollabile illegalità. Prima o poi il Bel Paese non sarà più la terra degli
Ausoni anche se continuerà a produrre vino da Enotria trasfigurata.
Il “quadro” è disperato e purtroppo anche serio. Difatti, mentre tutto ciò avviene, la Presidente del Consiglio
con il Ministro cuneese Crosetto si appresta a impoverire drasticamente la
popolazione imponendo al bilancio dello Stato una quota del 5% per
difendersi da pretese mire di invasione territoriale da parte di una Russia che
per la verità ha sempre e solo manifestato sentimenti di amicizia per il “Bel
Paese”, nonostante l’invasione subita dall’esercito italiano fascista nella Seconda
guerra mondiale e la dichiarazione di co-belligeranza con l’Ucraina, avvenuta
in aperta violazione di una norma del patto atlantico: e ciò, per ossequio
servile a un Presidente americano, ritenuto dai suoi stessi connazionali
affetto da demenza senile.
Mentre tutto ciò si verifica, c’è chi
teme fortemente che i pubblici ministeri palermitani possano essere
indotti, se non ascoltati dalla Corte Suprema, a scendere nelle pubbliche
piazze con cartelli e tazebao esaltanti la bene-accetta clandestinità
e illegalità dei “nuovi Italiani”.
Domanda:
Ha ancora senso parlare di integrità territoriale come indefettibile elemento
di diritto pubblico? Si tratta, in altre parole, di un dato storico e culturale
o è rimasto solo un mero elemento amministrativo ed economico?