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lunedì 21 luglio 2025

SCIABOLETTA
di Luigi Mazzella



Il territorio è sempre un elemento dello Stato?
 
 
Anche se resta avvolta nel mistero della notte dei tempi l’identificazione di un territorio della superficie planetaria con l’appartenenza al popolo di una data Nazione avente un’unica lingua e una medesima cultura, storicamente, violare i confini di un Paese diverso dal proprio con atti di forza o con penetrazioni clandestine anche ben nascoste ha sempre causato conflitti bellici e contrasti interni anche feroci. Vittime umane, collettive o individuali, danni materiali e infrastrutturali, nonché violazione dei diritti ne sono stati i corollari. A onor del vero, l’Italia, a parte l’infelice parentesi fascista con un monarca Vittorio Emanuelle III di Savoia (detto Sciaboletta), proclamatosi Re d’Italia e d’Albania, Imperatore di Etiopia e Primo Maresciallo dell’Impero d’Abissinia, si era sempre attenuta alle prescrizioni delle varie programmazioni internazionali di natura spartitoria anche se in applicazione della teoria di Woodrow Wilson del primo dopoguerra mondiale, nel quadro di un riordinamento dei suoi confini, il Sud Tirolo le era stato annesso. A differenza, però, di quanto fatto da Zelensky in Ucraina (che con i metodi nazisti dei battaglioni Azov ha imposto la legge del più forte a russofoni e filorussi) l’accordo De Gasperi-Gruber aveva garantito una buona convivenza tra popolazioni di origini diverse (che tuttora permane). Per il resto, l’Italia ha solo subìto impossessamenti di parti del proprio territorio da parte di Francesi (Nizza, Savoia, Corsica), Jugoslavi (gran parte della Venezia Giulia, Carso, Istria, Quarnaro), Inglesi (Malta). E, come se ciò non bastasse, tuttora navi di organizzazioni non governative di varia provenienza straniera continuano imperterriti a scaricare sul territorio italiano immigrati clandestini nella più piena e incontrollabile illegalità. Prima o poi il Bel Paese non sarà più la terra degli Ausoni anche se continuerà a produrre vino da Enotria trasfigurata.



Il “quadro” è disperato e purtroppo anche serio. Difatti, mentre tutto ciò avviene, la Presidente del Consiglio con il Ministro cuneese Crosetto si appresta a impoverire drasticamente la popolazione imponendo al bilancio dello Stato una quota del 5% per difendersi da pretese mire di invasione territoriale da parte di una Russia che per la verità ha sempre e solo manifestato sentimenti di amicizia per il “Bel Paese”, nonostante l’invasione subita dall’esercito italiano fascista nella Seconda guerra mondiale e la dichiarazione di co-belligeranza con l’Ucraina, avvenuta in aperta violazione di una norma del patto atlantico: e ciò, per ossequio servile a un Presidente americano, ritenuto dai suoi stessi connazionali affetto da demenza senile.
Mentre tutto ciò si verifica, c’è chi teme fortemente che i pubblici ministeri palermitani possano essere indotti, se non ascoltati dalla Corte Suprema, a scendere nelle pubbliche piazze con cartelli e tazebao esaltanti la bene-accetta clandestinità e illegalità dei “nuovi Italiani”.
Domanda: Ha ancora senso parlare di integrità territoriale come indefettibile elemento di diritto pubblico? Si tratta, in altre parole, di un dato storico e culturale o è rimasto solo un mero elemento amministrativo ed economico?