Avvertire il conducente Italiano! Wikipedia
definisce il BRICS “un raggruppamento di economie mondiali emergenti,
formato dai Paesi del precedente BRIC (iniziali di Brasile,
Russia,India e Cina) con l’aggiunta di Sudafrica (2010; con il suo ingresso
si aggiunse la S al nome), Egitto, Etiopia, Iran(2024), Indonesia (2025). E aggiunge: “L’acronimo
originale BRIC fu coniato nel 2001 dall’economista della Goldman Sachs, Jim O’Neill, per
descrivere le economie in rapida crescita che nelle sue previsioni avrebbero
dominato collettivamente l'economia globale entro il 2050”. Il BRICS, a
giudizio di molti osservatori politici starebbe beneficiando di un inatteso
aiuto dalla politica di Donald Trump che, sparando a ventaglio invettive e
minacce contro tutti, accelererebbe la costruzione
di un sistema commerciale e finanziario globale ,attraverso accordi
bilaterali non basati sul dollaro (de-dollarizzazione); in particolare,
ciò potrebbe avvenire con il lancio di una nuova moneta, potenzialmente
condivisa. L’operazione sembra innestarsi in un momento in cui il declino
dell’Occidente, preconizzato da Oswald Spengler e da me individuato nella
rissosità, interna ed esterna, generata da un irrazionalismo cieco, alimentato
da tre utopie religiose e due politiche, sembra apparire evidente allo stesso
Presidente americano che punta in modo inequivoco a dissociare le
sorte degli Stati Uniti dai Paesi della vecchia Europa, da lui considerata, non
a torto, “una turbolenta madre di tutte le più recenti guerre”.
Le condizioni
favorevoli allo sviluppo dell’operazione, a parte gli sbandamenti
quotidiani di Trump, sono nella ricchezza dei Paesi interessati tutti in
crescita economica per l’abbondanza delle relative risorse naturali strategiche,
ma, soprattutto, per la forte crescita del prodotto interno lordo (PIL) e del
peso crescente e solido nel commercio mondiale.A questa organizzazione
intergovernativa, con chiari e inequivocabili obiettivi geoeconomici e
geopolitici, la classe politica di un Paese sempre più, economicamente, in
brache di tela, come si è ridotta a essere l’Italia, se trovasse il coraggio
necessario per sottrarsi ai suoi secolari servaggi, dovrebbe porre più
attenzione di quanto non riesca a fare.Si tratta, ovviamente, di una
speranza vana anche se limitata al semplice interesse di approfondimento
conoscitivo. Da Conte, Ds
Schlein, da Calenda, da Renzi fino a Tajani e alla Meloni la dipendenza
“culturale” (sic!) dagli Stati Uniti è ancora totale. A Ovest non
c’è mai nulla di nuovo!