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domenica 3 agosto 2025

CINEMA E CONSAPEVOLEZZA 
di Luigi Mazzella



Humane, opera prima di Caitlin Cronenberg.
 
Non è di certo un’umanità bella e felice quella che viene fuori da Humane, il film di esordio alla regia di Caitlin Cronenberg, figlia del famoso regista canadese David, autore di pellicole di forte impatto psicologico (detti dalla critica di Body horror per la loro attenzione ai mutamenti del corpo umano).
Caitlin sposta il fulcro della sua attenzione indagatrice dal singolosoggetto alla collettività umana, rappresentando il mondo di oggi, giunto, a suo dire, a un livello tale di sovraffollamento da rendere il clima irrespirabile e sostanzialmente impossibile per la sopravvivenza della specie umana. 
La narratrice non ci ricorda ciò che gli etologi hanno dimostrato essere esiziale per i ratti; nulla ci dice, infatti, degli esperimenti scientifici che hanno dimostrato che i topi immessi in uno spazio circoscritto, quando il loro numero aumenta, si dilaniano reciprocamente senza freni. 
Né l’autrice aggiunge che in Occidente (in quella parte di mondo dove i monoteismi religiosi e i fanatismi politici hanno seminato odio a piene mani tra gli abitanti) l’autodistruzione collettiva è cominciata già prima del sovraffollamento del Pianeta. Nel racconto fantasioso della giovane regista, la situazione determinatasi per l’insipienza umana costringe i governi di tutto il Pianeta a imporre l’eutanasia come mezzo di controllo demografico: in altre parole si vede nella scomparsa di viventi del tutto innocenti l’’unica possibile soluzione del problema. Ciò, posso aggiungere, in coerenza con l’idea della morte che aleggia e domina non solo i monoteismi mediorientali ma anche le elucubrazioni dell’idealismo tedesco post-platonico di destra e di sinistra.
L’autrice omette di ricordarci che fuori dell’Occidente, in Cina, in assenza della predicazione religiosa sulla “procreazione a gogò”, sul divieto di misure anticoncezionali (i profilattici sono stati esclusi, in alto loco, anche per i malati africani di AIDS) costantemente propagandata come dettato divino   da Alti Prelati ecclesiastici, preoccupati di ingrossare l’esercito dei propri seguaci per combattere  gli infedeli, da ignoranti parroci di campagna e da beghine e bigotti di scarsa perspicacia intellettuale, la proliferazione delle nascite era stata impedita incidendo sulla natalità e non sulla morte.
Caitlin Cronenberg non manca di individuare nella “sacra” istituzione della “famiglia” e nelle relazioni che in essa si intessono la fonte di una insana competizione individuale, di invidie interpersonali, di rancori a lungo covati. Il finale grandguignolesco del film mostra con la sua ecatombe di congiunti questo secondo assunto della regista.



Prima Domanda: È possibile desumere che la giovane Cronenberg ritenga impossibile riportare l’Occidente al pensiero libero e razionale (e, magari, anche migliore, dati i millenni trascorsi e i progressi che la cultura scientifica, nonostante gli ostacoli religiosi o ideologici, è riuscita comunque a compiere) della civiltà greco-romana? 



Seconda domanda: È corretto pensare che il ritorno a una vita personale e collettiva ispirata all’uso del raziocinio e all’esorcismo delle credenze fantasiose non è tanto impedito e ostacolato dalla massa (che presto, per la sua natura,  si adegua a tutto) quanto dai cosiddetti “intellettuali” che avendo costruito i cadreghini del loro potere su una  moltitudine di concetti farlocchi e taroccati (espressi con dovizia di espressioni erudite e ricercate) incontrano difficoltà ad abbandonare il loro comodo (e spesso ben remunerativo) angolino di “false certezze” da “insegnare” agli altri?