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sabato 9 agosto 2025

RICORDANDO HERMANN HESSE
di Anna Rutigliano
 


Se con il romanzo Il Lupo della Steppa (Der Steppenwolf”), scritto nel 1927, Hermann Hesse sperimenta il superamento dell’Io scisso, del protagonista Harry Haller, in umanità e asocialità attraverso l’umorismo, definito, in sogno da Goethe e Mozart, quale elemento essenziale dell’immortalità  e di comprensione della contraddittoria realtà e società borghese tedesca degli anni ’20 (“… der Humor als essenzielles Element der Unsterblichkeit ist: Wir Unsterblichen lieben das Ernstnehmen nicht, wir lieben das Spaß”), accostandosi, pur non totalmente, al sentimento del contrario dell’ironia pirandelliana, nello stesso anno Hesse compone, fra le numerose poesie, una lirica la cui tematica si incentra sulla transitorietà della vita, incarnata nell’immagine della piccola farfalla blu. Emblema di fugacità e di cambiamento, la farfalla è, al pari della vita, un’occasione di fortuna, di velocissimo istante per poter brillare almeno un po’; spetta a noi esseri umani saper coglierne consapevolmente la bellezza dell’hic et nunc e viverla con leggerezza e al contempo con profonda etica di responsabilità. In occasione del sessantatreesimo anniversario dalla scomparsa del poeta di Calw, il mio omaggio traduttivo alla sua profonda spiritualità, all’avermi accompagnato durante gli anni adolescenziali col suo Siddharta, di cui custodisco gelosamente la versione in lingua originale acquistata in una spaziosa libreria freiburghese, ai tempi dell’Erasmus, alla sua immortale Weltanschauung, quale istante di Bellezza, nonostante la brutalità, senza fine, dell’essere umano.
 
Una piccola farfalla Blu


Aleggia una piccola farfalla blu
sospinta dal vento,
luccichio d’un brivido madreperlato,
tremolante in volo,
così con l’istantaneità d’un lampo,
così nel soffio fugace,
vidi un cenno di fortuna,
luccicare, tremolare, passare fugacemente.