Breve storia della
malavita (dico quella nostrana
organizzata) In quel ventennio, “quando
c'era Lui”, che monopolizzava la
violenza e non voleva concorrenze
altrui, vigeva solo la sua
prepotenza. La mala ebbe peraltro
rilevanza nei lavori sporchi dello
Stato, sempre però come
manovalanza. Andò, man mano, poi
prendendo fiato, col languire della
democrazia che, lasciando il sud
abbandonato, le consentì d'averne la
regia, quasi parte integrante
dello Stato. Rimase, fin all'ultimo
Andreotti, in un ruolo però
subordinato. Ciò finché, con attentati
e botti, Il suo potere venne
equiparato. Di tanto ebbe merito
Marcello che troncò la lotta
inopportuna, sposando le due parti
nell'anello che di Berlusca fece la fortuna. Pagava costui la
concessione di far dell'Italia il suo
bordello, lasciandone l'intero
meridione a quei vecchi amici di
Marcello. Tutto quanto filava a
perfezione. Nulla più turbava
l'armonia della nostra squallida
nazione e del suo straccio di democrazia. Ma una volta Silvio
tramontato, senza eredi politici
affidabili capaci d'arginare
l'anti-Stato, una corte restò di
miserabili soggetti, faziosi e
squinternati dei quali i gran
capi-bastone, trovandoli del tutto
inadeguati, decisero di farne un sol
boccone. Era facile egemonizzarli, attesa la modesta
caratura. Si diedero perciò a
catechizzarli con l'impartire questa
dirittura: nessuno potrà mai più
arrestarci, senza previo congruo
avvertimento; se qualcuno prova a
denunciarci non dovrà dubitar, per
un momento, che del suo dire
sapremo l'enunciato, ed ogni altro suo
riferimento; inoltre dovrà essere
indagato chiunque voglia aver
l'ardimento di volerci anche sol
fotografare ovvero, ancor più
audacemente, volerci persino
intercettare. Ed il governo che non sa
far niente, manco una O con un
bicchiere, che ci fa sprofondar
continuamente, sempre prona e ligia col
potere, ha tosto provveduto
ciecamente.