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mercoledì 10 settembre 2025

TE LO DICO IN VERSI
di Marcello Campisani


 
Breve storia della malavita 
(dico quella nostrana organizzata)
 
In quel ventennio, “quando c'era Lui”,
che monopolizzava la violenza
e non voleva concorrenze altrui,
vigeva solo la sua prepotenza.
 
La mala ebbe peraltro rilevanza
nei lavori sporchi dello Stato,
sempre però come manovalanza.
Andò, man mano, poi prendendo fiato,
 
col languire della democrazia
che, lasciando il sud abbandonato,
le consentì d'averne la regia,
quasi parte integrante dello Stato.
 
Rimase, fin all'ultimo Andreotti,
in un ruolo però subordinato.
Ciò finché, con attentati e botti,
Il suo potere venne equiparato.
 
Di tanto ebbe merito Marcello
che troncò la lotta inopportuna,
sposando le due parti nell'anello
che di Berlusca fece la fortuna.
 
Pagava costui la concessione
di far dell'Italia il suo bordello,
lasciandone l'intero meridione
a quei vecchi amici di Marcello.
 
Tutto quanto filava a perfezione.
Nulla più turbava l'armonia
della nostra squallida nazione
e del suo straccio di democrazia.
 
Ma una volta Silvio tramontato,
senza eredi politici affidabili
capaci d'arginare l'anti-Stato,
una corte restò di miserabili
 
soggetti, faziosi e squinternati
dei quali i gran capi-bastone,
trovandoli del tutto inadeguati,
decisero di farne un sol boccone.
 
Era facile egemonizzarli,
attesa la modesta caratura.
Si diedero perciò a catechizzarli
con l'impartire questa dirittura:
 
nessuno potrà mai più arrestarci,
senza previo congruo avvertimento;
se qualcuno prova a denunciarci
non dovrà dubitar, per un momento,
 
che del suo dire sapremo l'enunciato,
ed ogni altro suo riferimento;
inoltre dovrà essere indagato
chiunque voglia aver l'ardimento
 
di volerci anche sol fotografare
ovvero, ancor più audacemente,
volerci persino intercettare.
Ed il governo che non sa far niente,
 
manco una O con un bicchiere,
che ci fa sprofondar continuamente,
sempre prona e ligia col potere,
ha tosto provveduto ciecamente.